Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Morto Del Barone, uno dei «traditori» di Lauro
In Consiglio comunale determinò l’avvento della Dc e fu definito «puttano». Guidò l’Ordine dei medici
NAPOLI Giuseppe Del Barone, la vecchia quercia della destra napoletana legata visceralmente al mitico Comandante Achille Lauro e, successivamente, per mero calcolo di opportunità, alla Democrazia Cristiana, si è abbattuta ieri mentre i medici del Cardarelli, suoi colleghi, tentavano senza riuscirvi di fermare la crisi respiratoria che lo aveva colto nel sonno.
Del Barone aveva alle spalle novantadue primavere e negli anni di mezzo del secolo scorso è stato uno dei protagonisti della turbolenta scena politica napoletana. Sempre in cerca di un padrone o, com’è più giusto dire, del Masaniello di turno. Lui, al contrario, non abbandonò mai la professione di medico e raccolse grandissimi consensi in campo sindacale arrivando ad occupare anche la poltrona prestigiosa di presidente dell’Ordine dei medici. Qui, però, interessa la parabola politica che è segnata da uno scivolone clamoroso. Il medico prestato alle beghe della politica amministrativa fu prima assessore e, successivamente deputato e, infine, «traditore». Quest’ultima disavventura ha indelebilmente macchiato il suo operoso curriculum politico: Del Barone, infatti, è stato uno dei «7 puttani» che voltarono le spalle al vecchio bucaniere della Flotta più potente del Mediterraneo – poi sbriciolatasi come neve al sole – per andare in soccorso dei dirigenti della Dc nazionale e locale che tentavano disperatamente di scardinare la resistenza dello squadrone monarchico-fascista poi confluito sotto la sigla di comodo del Partito democratico di unità monarchica (Pdium) inventata dal leader di Piano di Sorrento per tenere a distanza l’ex alleato Alfredo Covelli, l’altro dioscuro della destra superpopulista – si direbbe ora - calato a Napoli da Bonito, un paesino della provincia irpina.
La manovra, come si sa, riuscì grazie al contributo determinante del voto della costola separatista e la Dc riuscì finalmente a conquistare Palazzo San Giacomo.
La regia dell’operazione fu, manco a dirlo, di Silvio e Antonio Gava che, intanto, avevano messo a frutto la vittoria amministrativa per fare il vuoto intorno a loro.
Lauro accusò il colpo e il direttore del «Roma» , il suo giornale, pubblicò un articolo di fondo memorabile bollando di infamia i «7 puttani» alla vigilia del riunione decisiva del Consiglio comunale. L’articolo apparve il 13 settembre del 1961 e il giornalista, noto come uno dei più feroci polemisti, utilizzò per l’occasione un linguaggio durissimo, al limite dell’ingiuria. Eccone un brevissimo stralcio: «…fame di posti e ambizione di cariche sono alla base di queste troppo facili crisi di coscienza, sono gli assessori squillo, i consiglieri squillo che si offrono sulla pubblica piazza al miglior offerente».
Giuseppe Del Barone venne travolto dall’ondata di fango anche se nel suo caso c’è da dire che Lauro non infierì contro di lui. Come fece con gli altri «traditori». Del Barone, che era anche suo medico, gli era simpatico, aveva il carattere gioviale che piaceva al Comandante che voleva scudieri proni ai suoi comandi ma in grado anche di farsi ascoltare. Del Barone era uno di questi come l’onorevole Foschini e Giuseppe Muscariello, protagonista delle notti della Napoli mondana e accanita al tavolo verde.
Ultimo capitolo di una vita intensamente vissuta è la sua straordinaria attività sindacale in favore dei medici. È stato - come detto - presidente dell’Ordine e, soprattutto, ha diretto l’Enpam, la ricca cassa di previdenza della categoria. Era ancora presidente onorario dello SMI (Sindacato dei medici italiani) e, nonostante l’età avanzata, fin quando ha potuto si è prodigato per i colleghi più giovani e per i precari. L’onta degli anni sessanta, però, rimane e oscura tutto.