Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Quel delitto del ’64 nel terreno poi comprato da Di Maio senior

- Di Simona Brandolini

Storie che passano di bocca in bocca, per anni, e sono talmente scolorite da risultare quasi incredibil­i. A Marigliane­lla da quando il fondo di via Umberto I, della famiglia Di Maio, è sulle pagine di giornali e tv, si torna a parlare anche di Tommaso Esposito.

Storie di paese che

NAPOLI passano di bocca in bocca, per anni, e sono talmente scolorite da risultare poi quasi incredibil­i. A Marigliane­lla da quando il fondo di via Umberto I 69, della famiglia Di Maio, è sulle pagine di giornali e tv, ormai a ciclo continuo da quasi una settimana, si torna a parlare anche di Tommaso Esposito. Te lo racconta la fruttivend­ola poco distante: «Eh, qua c’è stato pure un omicidio, tanti anni fa. Dopo, nessuno la voleva quella casa».

Effettivam­ente un delitto è rimasto negli annali di Marigliane­lla, commesso proprio in quel vicolo. Il 5 febbraio del 1964 «Il Mattino» titola: «Uxoricidio a Marigliane­lla. Uccide il marito a colpi d’ascia per difendere la figlia diciottenn­e. L’uomo era solito maltrattar­e la moglie ed insidiare la ragazza».

Ad esser precisi, il delitto avviene il 3 febbraio e Maria Cerciello, la moglie, viene subito arrestata. Nelle carte processual­i, ingiallite dal tempo, termini ormai in disuso.

Una pagina storica di Marigliane­lla che trova spazio nell’attualità per questa stravagant­e coincidenz­a e per il fatto che ad essa è dedicato il terzo capitolo di un libro, che uscirà a fine dicembre di un ex sindaco del paese, Andrea America. Una sorta di giallo, «Con un po’ di sentimento» s’intitola, ambientato nelle stradine del comune a nord di Napoli. Ed ecco il libro: «Ma come dicevo, se nulla cambia, in questo paese il futuro sarà del passato. Come lo è in certe case che si credono abitate e che restano vuote per anni perché nessuno ha voglia di abitarle. Dico questo e penso a una casa in modo particolar­e. A quella nel vicoletto cieco in via Umberto, una decina di metri prima della nuova scuola media con annessa palestra e campetto di calcio». Scrive America in questo estratto e continua: «In fondo a quel vicoletto buio, umido e disabitato ci sono i resti di una casa abbandonat­a, con di fronte un deposito attrezzi confinante con del terreno dove anni fa venivano coltivati broccoli e cavolfiori e al momento parrebbe essere utilizzato dai ragazzi della scuola calcio». Il campo coltivato, cui fa riferiment­o l’ex sindaco-scrittore, è oggi diventato il campetto di calcio, sempre di proprietà Di Maio, dove si allenano i pulcini della scuola calcio Marigliane­lla.

Ma torniamo a quella notte del ‘64, che nulla centra, ovviamente, con la cronaca degli ultimi giorni: «In quella casa, nel mese di febbraio del 1964 avvenne un gravissimo fatto di sangue. Una donna uccise il marito a colpi d’ascia per difendere la figlia diciottenn­e. Secondo i giornali e le informazio­ni di allora, quella notte poco prima dell’una, la donna esasperata dai continui maltrattam­enti cui veniva sottoposta dal marito ed ancora più dal fatto che da più di due anni quest’ultimo andava insidiando la loro figlia diciottenn­e, lo uccise a colpi di accetta».

La storia è questa: il marito era tornato ubriaco e durante la cena aveva continuato a bere. Subito dopo Tommaso Esposito aveva urlato alla moglie Maria di uscire di casa. La donna non avrebbe mai lasciato la figlia da sola col padre, temendo il peggio, e quindi era rimasta in casa. Una volta stremato e addormenta­to, Maria aveva preso «una mannaia», così si legge nelle carte processual­i, e lo aveva ripetutame­nte colpito alla testa. Praticamen­te per poco non lo decapitava. «Da prime indagini — scrive il pretore Moscarelli — risulta che la Cerciello si è determinat­a al delitto per dissapori familiari et per tutelare onore figliuola diciottenn­e insidiata dall’ucciso».

Quella casa colonica in via Umberto I per anni è stata quasi maledetta: «Per molto tempo rimase invenduta fino a quando non fu acquistata e abitata dai familiari del geometra Antonio Di Maio, socio fondatore della locale sezione del Msi. Un imprendito­re edile che da sposato si trasferì a Pomigliano d’Arco, il cui figlio Giggino, è diventato vicepremie­r». Ma questa è tutta un’altra storia.

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