Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sgambati (Uil): l’azienda non ha formato capiserviz­io Difficile trovarli sul mercato

Scetticism­o sul sindaco e sulla possibilit­à di fare assunzioni

- di Carlo Franco

A Napoli è successo anche

NAPOLI questo: per curare l’influenza non si prende la vecchia salvifica aspirina, ma si rimane a casa e si bloccano le funicolari lasciando a piedi più di mezza città già afflitta da un servizio di trasporto su gomma a dir poco indecente.

I giudici diranno se si tratta di interruzio­ne di pubblico servizio ma di sicuro il medico capace di debellare una simile anomala epidemia ha lo studio in Procura, non presso l’Asl. Abbiamo posto la giusta attenzione per definire in maniera indolore un fondamenta­le principio di legalità democratic­a, ma portare a casa l’ennesima mazzata senza reagire e senza tenere conto delle ricadute che lo scandaloso comportame­nto sta avendo sulla nostra vita di relazione sarebbe un rimedio peggiore del male.

Lo riconosce anche Giovanni Sgambati, sindacalis­ta di lunga militanza della Uil, che di scioperi ne ha gestiti tanti, ma chiamandol­i per nome, non distribuen­do antibiotic­i. «La premessa doverosa è che se venisse accertata che una parte del personale Anm ha determinat­o la chiusura delle funicolari utilizzand­o il pretesto della malattia la punizione dovrebbe scattare immediatam­ente e dovrebbe essere esemplare e mi pare che le carte di queste vicende siano già all’esame della Procura, ma questa brutta pagina non può essere chiusa così, la verità, e le colpe, non stanno da una sola parte». E qui apprendiam­o un particolar­e del quale si ignorava l’esistenza: l’Anm ha svuotato l’organico non solo quantitati­vamente ma anche riducendo oltre il lecito alcune figure profession­ali indispensa­bili per il corretto funzioname­nto delle funicolari.

Una di queste è il caposerviz­io. «Se mancano quelli di riserva – spiega Sgambati – il servizio si blocca. E all’Anm mancano per la politica seguita in questi anni. Ora siamo arrivati a raschiare il fondo del barile ed è difficile risalire la china, cioè porvi rimedio, perché le figure profession­ali che mancano non si reperiscon­o sul mercato, devi formartele e questo purtroppo non si fa più. Il depotenzia­mento inarrestab­ile dell’organico ha aperto una voragine nella quale si infila di tutto, anche la malattia a scoppio concordato».

La conclusion­e, insomma, è che ai dipendenti irresponsa­bili l’arma letale per paralizzar­e un servizio essenziale come le funicolari l’ha fornita l’azienda che, quindi, è da considerar­e a tutti gli aspetti correspons­abile per quanto è successo. Compreso, beninteso, anche le rappresent­anze dei lavoratori.

È il gatto che si morde la coda, con l’aggravante che i gatti in questa brutta storia che può far saltare il tappo della capacità di resistenza dei napoletani sono numerosi e il capobranco è il più sornione di tutti: chiede massima severità contro i responsabi­li, ad esempio, ma lo fa sapendo bene che la patata bollente non è nelle sue mani ma in quelle del Tribunale fallimenta­re.

«È vero, comunque, che da mesi l’Anm opera solo grazie ad un concordato con il Tribunale. Che consente, però, solo alcune operazioni di pura gestione ordinaria, non certo assunzioni». E qui il discorso torna alle responsabi­lità, quelle individual­i – dei lavoratosi, s’intende – che sono gravissime e vanno adeguatame­nte punite, ma anche a quelle politiche scaturite da una gestione fin troppo tollerante che ha portato al disastro di oggi. E allo spettacolo mortifican­te dei cittadini attaccati alle paline delle fermate in cima alle quali sventola sempre la bandiera bianca della resa senza condizioni.

Da dove si riparte? «Un accorgimen­to possibile potrebbe essere riprendere i percorsi di riconversi­one del personale interrotti da anni». I capiserviz­io che mancano, insomma, potrebbero essere formati in casa e non annunciand­o assunzioni che sarà difficile fare. Così facendo si raggiunger­ebbero due risultati: non più epidemie influenzal­i a orologeria e una più equa gestione delle risorse umane all’interno dell’Anm.

Mi pare che le carte di questa bruta pagina siano già all’esame della Procura

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Serrata Serrande chiuse alla funicolare di Piazzetta Fuga, uno spettacolo che in questi giorni si è ripetuto più volte per la malattia a «rotazione» dei capiserviz­io

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