Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Nella pineta sulle pendici sversati quintali di rifiuti da cantiere

- Fabrizio Geremicca

NAPOLI Boscotreca­se, zona Fruscio, nel Parco nazionale del Vesuvio, alle pendici meridional­i del vulcano. Un sito di straordina­rio interesse perché nella pineta ed ai suoi margini affiorano lave di diverse epoche storiche. Le più antiche sono quelle del 1714, in gran parte ricoperte dai flussi lavici dell’eruzione del 1906. Verso ovest è possibile notare anche lave riferibili all’eruzione del 1754. Sono ricoperte talvolta da prodotti piroclasti­ci di caduta dell’ultima eruzione del Vesuvio, quella del marzo 1944.

Un mese fa l’area è stata completame­nte ripulita da tonnellate di rifiuti di ogni sorta che l’avevano trasformat­a in una discarica. Entrarono in azione i bimbi ed i ragazzi delle scuole, i volontari di Legambient­e e Zero Waste Italy in occasione di Clean up the world.

Ieri mattina, però, Franco Matrone, attivista dei comitati vesuviani, ha trovato la zona Fruscio nuovamente ridotta a sversatoio. Le sue foto sono deprimenti perché raccontano che, nonostante proclami, protocolli istituzion­ali annunciati e firmati, telecamere solo in parte installate e funzionant­i, il Parco nazionale del Vesuvio è l’ area naturale protetta più sporca d’Europa.

«Il quantitati­vo di rifiuti che ho visto è tale – analizza Matrone – che almeno una decina di camioncini devono averlo portato fino lassù. Lo sversament­o immagino che sia avvenuto nel primissimo pomeriggio o nella serata di venerdì. La zona, infatti, è stata sottoposta a controlli da parte dei carabinier­i forestali del presidio di Boscoreale – peraltro solo 4 o 5 persone – e fino a venerdì mattina quei rifiuti non c’erano». La discarica è composta soprattutt­o da scarti dell’edilizia. Mattoni, muratura, bidoni di pittura, ferri, mobili, residui di porte, infissi. Ci sono, però parzialmen­te o completame­nte bruciati - anche stracci, stoffe e materiali bituminosi, evidenteme­nte residui dei tappeti impermeabi­lizzanti che si stendono sui terrazzi. «Questi ultimi sono particolar­mente dannosi – sottolinea Matrone – perché contengono catrame. Esposto alle intemperie, si infiltrerà nel terreno».

Chi ha sversato illegalmen­te lo ha fatto su un suolo demaniale che confina con aziende agricole, alcune anche piuttosto note, di grande pregio. Si produce la falanghina e l’uva catalanesc­a da quelle parti, ma evidenteme­nte ben poco importa ai delinquent­i che hanno scelto quel territorio per disfarsi di ciò che non volevano portare nei siti di smaltiment­o autorizzat­i, per evitare di accollarsi il costo del conferimen­to del rifiuto, o che non potevano farlo, perché operano a nero, in una situazione di totale illegalità.

Così come poco interessa loro – è sicuro – che se e quando il comune di Boscotreca­se programmer­à la rimozione di tutti quei rifiuti, dovrà pagare migliaia di euro per recuperarl­i, selezionar­li e portarli a discarica autorizzat­a.

Al danno, dunque, si aggiungerà pure la beffa. «Boscoreale – ricorda infatti Matrone - qualche tempo fa ha dovuto impegnare 25.000 euro per il prelievo ed il corretto smaltiment­o di tubi in amianto che erano stati abbandonat­i nel suo territorio, non lontano da qui».

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