Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ischia, il fascino discreto del cru «Pietra Martone»
Da una vigna ancora più circoscritta all’interno del perimetro del primo cru della storia enologica campana, il Frassitelli, è nato, e continuerà a nascere solo nelle annate opportune, il Pietra Martone. È un Biancolella in purezza che Andrea D’Ambra e sua figlia Sara (l’altra, Marina è impegnata nella comunicazione) hanno messo a punto per festeggiare i 30 anni di vinificazione in via esclusiva delle uve della suggestiva tenuta di Serrara Fontana. La Pietra Martone, così la chiamano storicamente i contadini del posto, è un grande macigno di tufo verde che caratterizza una micro sito all’interno de I Frassitelli. Appena una quindicina di filari per meno di 3.500 bottiglie, alcune delle quali ancora disponibili sono nelle cantine dei migliori ristoranti e delle enoteche top. Spirito libero Andrea D’Ambra ha voluto regalare a sè e agli estimatori dell’azienda un Biancolella che, nello stile, ricordasse certi bianchi austriaci, stilizzati ed eleganti, declinati in finezza piuttosto che in potenza. Ci è riuscito? Direi proprio di sì. Di sicuro siamo al cospetto di un vino da intenditori che rischia di non essere apprezzato da un consumatore superficiale, non in grado di coglierne le tenui sfumature che gli conferiscono complessità. Con ordine. Il colore è paglierino con qualche leggero riflesso verdolino (il tufo?); luminoso, consistente. Il naso coglie note floreali, poi di frutta matura a polpa bianca (pesca) e gialla (percoca). Preziose le note di erbe aromatiche e di macchia mediterranea. In bocca è un vino esemplare, di grande equilibrio. Non brucia il palato, lo blandisce e lo rinfresca producendosi in un finale lungo e soddisfacente con ricordi di agrumi. Sicuramente destinato a un’evoluzione lunga e interessante. Va servito alla temperatura di 10 gradi. Su cosa? Insalata di scampi con gli agrumi, sogliola alla mugnaia, filetto di nasello gratinato.
Il rilancio dei vini casertani parte dall’Enoteca provinciale di Caserta dove il Consorzio Vitica (Tutela dei Vini doc Asprinio di Aversa, Falerno del Massico e Galluccio) ha organizzato una due giorni enologica conclusasi ieri pomeriggio. Il pubblico, formato da tecnici ed appassionati, è stato introdotto alle degustazioni attraverso il convegno «La filiera vitivinicola, un’opportunità per lo sviluppo del territorio» al termine del quale sono stati aperti 4 laboratori sulle varie denominazioni e 7 tavoli di degustazione gratuiti: per la prima volta sono stati presentati tutti i vini casertani. Ma l’evento è stato solo l’anticipazione di una serie di appuntamenti programmati, in collaborazione con la Camera di Commercio, dal Vitica, il primo Consorzio di Tutela in Campania riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole nel 2005, nato per promuovere e valorizzare la ricchezza degli antichi vitigni dalle peculiarità ampelografiche uniche. I vini casertani godono infatti di un bouquet complesso che va dalle note marine della costa fino al sentore sulfureo generato dal suolo vulcanico di Roccamonfina; queste caratteristiche hanno favorito, fin dai tempi dei Romani, la produzione di grandi vini autoctoni. Nell’operazione di promozione sono stati coinvolti, dal presidente del Vitica Salvatore Avallone (nella foto), diversi partner istituzionali, tra i quali, il presidente della Provincia Giorgio Magliocca, il sindaco di Caserta Carlo Marino. Ha moderato il convegno Antonella Amodio (collaboratrice di Doctor Wine).