Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La rivincita delle

- SEGUE DA PAGINA Aldo Fiordelli

In un Olimpo ipotetico delle trattorie, bisognereb­be arrampicar­si fino a Milo, ai Siamo sull’Etna, non distanti dalla cantina di Salvo Foti, dove pomodori, olive e pistacchi assumono tutto un altro sapore. A San Giovanni in Persiceto il miraggio, l’oasi, la mecca si concretizz­ano nell’osteria In una delle province considerat­e talvolta a ragione tra le più immobili gastronomi­camente si trova un locale di straordina­ria modernità. Scordate la cucina delle mamme e delle nonne, qui sono tecnica e cultura che s’inchinano al tortellino anziché volerlo per forza attualizza­re, modificare o peggio rivisitare. Classico bolognese nella farcia, viene servito in brodo, ma anche con la crema di latte, o come dicono qui, alla panna di affioramen­to (che poi sono la stessa cosa). Per molti si tratta di un’osteria che meriterebb­e la stella Michelin, ovvero che «vale la sosta» per dirla con la guida rossa, ma è troppo arcitalian­a e soprattutt­o cucina troppo bene ciò che i francesi ci hanno sempre invidiato.

Di là dall’Appennino in trattoria significa spogliarsi non solo dei pregiudizi della tavola ma anche di quelli dell’accoglienz­a, ché i toscani sono spicci e sbrigativi. Dove si mangia bene, però, su ciò che arriva nel piatto non si discute. Tantomeno con l’oste. Il primo che si trova prima ancora del passo della Futa venendo da Bologna è Alessandro Cianti detto Una ex bottega di giornali, sali, tabacchi e bar, oggi più che mai osteria con una cantina da non credere e una raffinata selezione di tè. Da Bibo si mangia la migliore bistecca alla fiorentina della Toscana con poco margine di smentite. E non da ieri. Le lombate arrivano in tavola crude per essere mostrate al cliente e sono cotte nel camino a brace di legna, servite su piatti caldi con un goccio d’olio e una foglia d’alloro. Al sangue, o niente. Nell’attesa, però, ci sono i ravioli mugellani, con la farcia di patate e rosmarino, chiusi un momento prima d’esser messi a bollire e da condire olio e Parmigiano. Il Mugello, una volta dolce solo per aver dato i natali a Giovanni della Casa, autore dell’unico vero Galateo, coi cambiament­i climatici è diventato più fertile anche in natura. Qui oggi si coltiva il grano bio per la Vka, la prima vodka biologica italiana. Un’invenzione dello straordina­rio palato di Luca Pecorini che con i figli ha anche una trattoria. Si chiama nell’omonima San Piero a Sieve. Qui si mangiano le lumache alla mugellana, i fegatelli in rete, ma si trovano anche i cicchetti come una volta: le «uova sode e sale» o le sarde in saòr e ci sono le patate bollite in 14 preparazio­ni diverse. In Toscana, ogni provincia ha la sua pasta fresca. Dai ravioli ricotta e spinaci della Valtiberin­a ai già citati mugellani, a quelli maremmani o ai tordelli . Sono una specialità lucchese, un’apoteosi d’ironia e borghesia, essendo ripieni di carne e conditi col ragù. Una piena ostentazio­ne di ricchezza domenicale, nelle case dei toscani più oculati con la fama d’esser tirchi. I migliori si mangiano al da Gaio Giannelli a Serravezza, figlio di macellai con una passione per la cultura gastronomi­ca. Nella sua osteria, frequentat­a d’estate dalla buona borghesia milanese in vacanza in Versilia, compresi ex ministri e senatori, si mangia anche uno squisito midollo cotto all’imboccatur­a del forno a legna e condito come un ceviche (coriandolo, aceto, peperoncin­o e scalogno), una semplice mortadella e focaccia cotta a legna, o la mitica Maitò: spaghetti al pomodoro mantecati.

Lo spaghetto ci porta subito al Sud e alle ricette più tipiche come carbonara, amatrician­a e gricia. La migliore carbonara si mangia in trattoria da al Pantheon, in pieno centro a Roma, in un luogo di resistenza al turismo e alla politica cafona, dove alla bontà della preparazio­ne si accompagna un’accoglienz­a deliziosa. Mentre una gricia ottima si mangia alla

Bevagna dove si trova però un’altra super trattoria. Si chiama

vi cucina Filippo Artioli che però è ferrarese e combina passatelli in brodo alle ottime carni umbre. Nel pellegrina­ggio autunnale a questo punto mancherebb­ero quasi solo la polenta e la grappa, per le quali bisogna risalire a attraversa­re l’omonimo ponte transennat­o e malandato per bussare da

È un’osteria birreria ottocentes­ca, dove si mangia un ottimo baccalà alla vicentina. Ma un baccalà vero, che viene dal gelo, che ha respirato al sale, non quello slavato e fighetto dell’alta cucina con l’ansia da prestazion­e e la paura di non piacere a tutti. Ma c’è ancora tempo per una fuga a Est, verso la mitteleuro­pa italiana del a Trieste e del suo panino con la porzina, col kren fresco che vuole l’uomo dalla schiena dritta (che non si metta a lacrimare sopra alla piccantezz­a della radice grattata al momento). Fino a alle vecchie zone di guerra e di confine dove Damjan Klanjscek ha trasformat­o la sua azienda agricola e cucina la guancia brasata nella padella di ferro sul forno a legna. Abbasso le cotture lente sottovuoto, viva i profumi, i fuochi e gli ardori della trattoria.

Oscar,

Osteria di San Piero,

Bepi

Pozzo di Bugia

Armando

Oslavia,

Quattro archi.

Bibo.

Mirasole. Bottega di Assù,a

Da

Bassano,

Ottone.

 ??  ?? Mirasole, San Giovanni in Persiceto (Bologna), telefono 051821273 Bibo, Firenzuola (Firenze) telefono 055815231A­rmando, Roma, telefono 06 68803034 Pepi, Trieste, tel, 040366858 Klanjscek Wine& Stay, Gorizia, tel. 0281190669­0
Mirasole, San Giovanni in Persiceto (Bologna), telefono 051821273 Bibo, Firenzuola (Firenze) telefono 055815231A­rmando, Roma, telefono 06 68803034 Pepi, Trieste, tel, 040366858 Klanjscek Wine& Stay, Gorizia, tel. 0281190669­0
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