Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Prodotti bio da ex beni dei boss
Dieci anni di pacchi. Alla camorra. Per vincere la battaglia contro la criminalità organizzata grazie a quello che c’è di buono sul territorio. E così torna Facciamo un Pacco alla Camorra, iniziativa natalizia promossa dal consorzio Nco Nuova Cooperazione Organizzata in collaborazione con il comitato don Peppe Diana, Libera Associazioni nomi e numeri contro le mafie e Cittadinanzattiva. «L’idea alla base del Pacco alla Camorra è semplice - spiega Giuliano Ciano - e si basa sul welfare cooperativo sociale. Tutto è nato in uno dei periodi forse più bui del territorio casertano in cui sembrava veramente che la lotta contro la camorra fosse destinata ad essere persa. L’intera cittadinanza doveva diventare di nuovo padrona del proprio destino. Dovevamo alzare la testa e dimostrare che la Camorra non è nel dna dei campani, che invece sono onesti e con tanta voglia di fare». Così si è partiti dal riutilizzo sociale e produttivo dei beni confiscati alla camorra che tornati “liberi” sono diventati sede di realtà agricole. Le stesse i cui prodotti sono i protagonisti del Pacco alla Camorra. Simbolo di un’altra economia. Un’economia gustosa come le confetture e i sottoli prodotti dalla Cooperativa Al di là dei Sogni che opera a Sessa Aurunca; la pasta bio del Consorzio Nco, i biscotti della Fattoria sociale Fuori di Zucca; o i vini, come l’Asprinio prodotto a Casal Di Principe a partire dalle uve coltivate a Santa Maria La Fossa. Tutti prodotti che nascono in beni una volta in mano alla camorra e che si trovano all’interno del Pacco. Espressione concreta di una filiera di agricoltura sociale, sana, biologica, etica e inclusiva. In poche parole “giusta”.