Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Se neppure i dirigenti sono iscritti al Pd
” Èsempre cos’e niente. Tutte le situazioni così l’abbiamo risolte: è cos’e niente, è cos’e niente diceva Eduardo De Filippo, in una famosa scena di Peppino Girella, serie tv in bianco e nero del 1963. Mi è tornata alla memoria leggendo una notizia passata abbastanza inosservata, ‘na cos’e niente, potremmo dire. Dei quattro dirigenti del Pd condannati per l’inchiesta cosiddetta Listopoli la commissione di garanzia provinciale del Pd di Napoli ha sospeso solo Antonio Borriello, ex consigliere comunale.
Gli altri tre invece non hanno subito nessuna sospensiva, perché non sono iscritti Pd al 2018. Parliamo però di un autorevole dirigente di lungo corso, e di due consiglieri comunali di Napoli, di cui uno è addirittura il capogruppo. A molti la cosa in sé sembrerà ’na cos’ e niente, ma per me invece è un’enormità, che descrive in maniera nettissima lo stato comatoso del Pd a Napoli. Se non è iscritto al partito nemmeno il capogruppo, cioè il massimo rappresentante del Pd nell’assise cittadina, quale credibilità può avere il partito stesso? Sono anni che a Napoli il Pd, i suoi dirigenti, i suoi eletti, le sue classi dirigenti, di fronte a tutto quello che succede continuano a ripetersi: è cos’ e niente. Al Comune si fa opposizione a de Magistris e alla Città metropolitana si accettano le deleghe dallo stesso de Magistris, è cos’ e niente. Si perdono voti, elezioni, rappresentanti, è cos’e niente. Il Pd tocca il suo minimo storico e gli artefici della catastrofe elettorale vengono premiati con seggi sicuri a Roma, è cos’ e niente. Da anni nel partito napoletano moltissimi praticano un esercizio di rimozione dei disastri politici, umani e culturali a cui tutti hanno assistito. In psicologia questo esercizio di difesa si chiama negazione. Serve ad andare avanti come se nulla fosse, ma con il tempo compromette la capacità di riconoscere la realtà delle cose. Al Pd di Napoli è successa la stessa cosa. Altrimenti avremmo visto la comunità democratica interrogarsi su cosa è davvero accaduto alle amministrative del 2016, sul come si è arrivati a quell’appuntamento zavorrati dai veleni delle primarie, sul perché de Magistris ha stravinto per la seconda volta. E quella comunità sentirebbe su di sé la responsabilità enorme del vuoto politico in cui sta sprofondando la città, pronta addirittura a celebrare Salvini come nuovo liberatore. Ma tutto questo non avviene, e non può avvenire perché il Pd di Napoli nega la realtà delle cose, è un corpo mesmerizzato, un Partito Defunto come dice Enzo d’Errico, incapace non solo di rappresentare gli interessi della città, ma anche di rilevare ai fini degli equilibri politici, economici e sociali di Napoli. Perché a forza di ripetersi che tutto quello che è successo, è cos’ e niente, è il Pd che è diventato ’na cos’e niente.