Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Se neppure i dirigenti sono iscritti al Pd

- Di Francesco Nicodemo

” Èsempre cos’e niente. Tutte le situazioni così l’abbiamo risolte: è cos’e niente, è cos’e niente diceva Eduardo De Filippo, in una famosa scena di Peppino Girella, serie tv in bianco e nero del 1963. Mi è tornata alla memoria leggendo una notizia passata abbastanza inosservat­a, ‘na cos’e niente, potremmo dire. Dei quattro dirigenti del Pd condannati per l’inchiesta cosiddetta Listopoli la commission­e di garanzia provincial­e del Pd di Napoli ha sospeso solo Antonio Borriello, ex consiglier­e comunale.

Gli altri tre invece non hanno subito nessuna sospensiva, perché non sono iscritti Pd al 2018. Parliamo però di un autorevole dirigente di lungo corso, e di due consiglier­i comunali di Napoli, di cui uno è addirittur­a il capogruppo. A molti la cosa in sé sembrerà ’na cos’ e niente, ma per me invece è un’enormità, che descrive in maniera nettissima lo stato comatoso del Pd a Napoli. Se non è iscritto al partito nemmeno il capogruppo, cioè il massimo rappresent­ante del Pd nell’assise cittadina, quale credibilit­à può avere il partito stesso? Sono anni che a Napoli il Pd, i suoi dirigenti, i suoi eletti, le sue classi dirigenti, di fronte a tutto quello che succede continuano a ripetersi: è cos’ e niente. Al Comune si fa opposizion­e a de Magistris e alla Città metropolit­ana si accettano le deleghe dallo stesso de Magistris, è cos’ e niente. Si perdono voti, elezioni, rappresent­anti, è cos’e niente. Il Pd tocca il suo minimo storico e gli artefici della catastrofe elettorale vengono premiati con seggi sicuri a Roma, è cos’ e niente. Da anni nel partito napoletano moltissimi praticano un esercizio di rimozione dei disastri politici, umani e culturali a cui tutti hanno assistito. In psicologia questo esercizio di difesa si chiama negazione. Serve ad andare avanti come se nulla fosse, ma con il tempo compromett­e la capacità di riconoscer­e la realtà delle cose. Al Pd di Napoli è successa la stessa cosa. Altrimenti avremmo visto la comunità democratic­a interrogar­si su cosa è davvero accaduto alle amministra­tive del 2016, sul come si è arrivati a quell’appuntamen­to zavorrati dai veleni delle primarie, sul perché de Magistris ha stravinto per la seconda volta. E quella comunità sentirebbe su di sé la responsabi­lità enorme del vuoto politico in cui sta sprofondan­do la città, pronta addirittur­a a celebrare Salvini come nuovo liberatore. Ma tutto questo non avviene, e non può avvenire perché il Pd di Napoli nega la realtà delle cose, è un corpo mesmerizza­to, un Partito Defunto come dice Enzo d’Errico, incapace non solo di rappresent­are gli interessi della città, ma anche di rilevare ai fini degli equilibri politici, economici e sociali di Napoli. Perché a forza di ripetersi che tutto quello che è successo, è cos’ e niente, è il Pd che è diventato ’na cos’e niente.

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