Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bomba e «stesa» ai Decumani Notte di paura, turisti in fuga
Esplosione e spari in aria a pochi passi da piazzetta Nilo. I negozianti: più controlli
NAPOLI Il boato e i sette colpi di pistola li hanno sentiti tutti, ma proprio tutti. I residenti del quartiere, i commercianti che si stavano avviando alle botteghe che sarebbero state prese d’assalto di lì a poco, i pasticcieri che avevano da poco addobbato le vetrine dei locali, ma soprattutto i turisti nei B&B e nelle «case vacanze» di cui la zona è piena. Molti di loro, dopo una notte di terrore, hanno preferito disdire le camere per andare in altri quartieri della città a pernottare.
È stata una fuga di chi alloggiava nei bad&breakfast del centro storico di Napoli. Perché l’alba appena passata e che ha salutato il giorno dedicato all’Immacolata è stata segnata e macchiata indelebilmente dalla violenza della camorra, come spesso accade da quelle parti nell’indifferenza totale. Perché sulla matrice dell’attentato gli inquirenti non hanno dubbi. Un ordigno artigianale, ma di grande potenza, è stato piazzato davanti a un negozio di oggetti sacri in vico Santissimi Filippo e Giacomo, a cinquanta metri da piazzetta Nilo, venti da San Biagio dei Librai, e a poche centinaia di passi da Cappella San Severo, Palazzo Carafa e dal chiostro di San Marcellino. Il cuore turistico della città.
Un boato terrificante alle prime luci dell’alba, poco dopo le 5 del mattino. Sono partiti gli antifurti di auto e scooter in sosta, quelle dei negozi ancora chiusi. Qualche vetro è andato in frantumi. Ma non è finita lì. Dopo le bombe sono arrivati i colpi di pistola. Sette in tutto con il chiaro intento di intimidire un gruppo camorristico agguerrito: i Sibillo, che fino all’anno scorso hanno seminato il panico tra i Decumani, i Tribunali e Forcella. I due attentati sono stati voluti per terrorizzare la famiglia del boss detenuto Lino, che ancora vive in zona e soprattutto distruggere il ricordo di Emanuele, il ventenne assassinato in via Oronzio Costa il 2 luglio del 2015. In quel vico, nel palazzo accanto alla saracinesca fatta saltare in aria dalla camorra, c’è una cappella votiva (abusiva) con il mezzo busto di Emanuele. Quell’atrio blindato e fino a pochi mesi fa guardato a vista da uomini armati come nella fiction «Gomorra», era diventato addirittura un luogo di pellegrinaggio per gli affiliati al clan che meno di tre anni fa erano in lotta contro i Buonerba di Forcella.
Nulla è cambiato nonostante gli arresti, pentimenti e tanti morti e attentati. Cambiano solo i protagonisti e i nomi dei clan in guerra, ma il risultato è sempre lo stesso: seminare il terrore. E ieri ci sono riusciti perché molti dei turisti che alloggiavano nelle case del centro storico, diventati economici e funzionali b&b, hanno deciso di lasciare la zona. Una sconfitta per la città e un’azione che danneggia il sacrificio dei commercianti che cercano in ogni modo di sopravvivere alla crisi. Pretendono più sicurezza: «Napoli non è solo il Lungomare e piazza Municipio. La vera città è questa».
L’allarme è fin troppo chiaro anche alle forze dell’ordine che non lo sottovalutano affatto, ma provano a coordinarsi tra loro. Mercoledì c’è stato un comitato pubblico per la sicurezza in Prefettura dove si è trattato proprio del centro storico con la partecipazione delle Municipalità (seconda e quarta). E così si è stabilito che la zona avrà più forze dell’ordine che gireranno per i vicoli e non solo nei presidi fissi di piazza Bellini, piazza del Gesù e Duomo. Saranno coinvolti nei progetti di recupero e riqualificazione tutti i soggetti presenti sul territorio. In primis le Municipalità, poi le associazioni, le chiese, le scuole, la Sovrintenden- za, oltre chiaramente ai commissariati e i comandi di carabinieri e guardia di Finanza. Fare «sistema» per evitare che situazioni come quelle della scorsa notte possano ripetersi e creare allarmismi. Ma basta però digitare sui motori di ricerca la chiave «centro storico Napoli» e dopo cinque suggerimenti che raccontano di itinerari turistici e gastronomici, compaiono le parole «camorra», «agguati», «bombe», «morti».
«È un atto simbolicamente molto grave. La zona del Centro ha i musei più visitati di Napoli come lo è Cappella San Severo che non è molto distante dal luogo dell’attentato commenta Francesco Chirico, presidente della Seconda Municipalità Questo episodio ci deve far riflettere su quanto sia fondamentale tutelare il centro di Napoli. Lo sviluppo di questa città non può prescindere da questa zona. Se dovesse accadere un episodio ancora più grave, un ferito o addirittura un morto, se gli effetti secondari delle stese divenissero ancora più rilevanti di quelli attuali, si riuscirebbe in un attimo a mettere in crisi tutta la crescita di questa città. Per essere più forti dobbiamo fare comunità», conclude il presidente.