Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Bomba e «stesa» ai Decumani Notte di paura, turisti in fuga

Esplosione e spari in aria a pochi passi da piazzetta Nilo. I negozianti: più controlli

- Di Fabio Postiglion­e

NAPOLI Il boato e i sette colpi di pistola li hanno sentiti tutti, ma proprio tutti. I residenti del quartiere, i commercian­ti che si stavano avviando alle botteghe che sarebbero state prese d’assalto di lì a poco, i pasticcier­i che avevano da poco addobbato le vetrine dei locali, ma soprattutt­o i turisti nei B&B e nelle «case vacanze» di cui la zona è piena. Molti di loro, dopo una notte di terrore, hanno preferito disdire le camere per andare in altri quartieri della città a pernottare.

È stata una fuga di chi alloggiava nei bad&breakfast del centro storico di Napoli. Perché l’alba appena passata e che ha salutato il giorno dedicato all’Immacolata è stata segnata e macchiata indelebilm­ente dalla violenza della camorra, come spesso accade da quelle parti nell’indifferen­za totale. Perché sulla matrice dell’attentato gli inquirenti non hanno dubbi. Un ordigno artigianal­e, ma di grande potenza, è stato piazzato davanti a un negozio di oggetti sacri in vico Santissimi Filippo e Giacomo, a cinquanta metri da piazzetta Nilo, venti da San Biagio dei Librai, e a poche centinaia di passi da Cappella San Severo, Palazzo Carafa e dal chiostro di San Marcellino. Il cuore turistico della città.

Un boato terrifican­te alle prime luci dell’alba, poco dopo le 5 del mattino. Sono partiti gli antifurti di auto e scooter in sosta, quelle dei negozi ancora chiusi. Qualche vetro è andato in frantumi. Ma non è finita lì. Dopo le bombe sono arrivati i colpi di pistola. Sette in tutto con il chiaro intento di intimidire un gruppo camorristi­co agguerrito: i Sibillo, che fino all’anno scorso hanno seminato il panico tra i Decumani, i Tribunali e Forcella. I due attentati sono stati voluti per terrorizza­re la famiglia del boss detenuto Lino, che ancora vive in zona e soprattutt­o distrugger­e il ricordo di Emanuele, il ventenne assassinat­o in via Oronzio Costa il 2 luglio del 2015. In quel vico, nel palazzo accanto alla saracinesc­a fatta saltare in aria dalla camorra, c’è una cappella votiva (abusiva) con il mezzo busto di Emanuele. Quell’atrio blindato e fino a pochi mesi fa guardato a vista da uomini armati come nella fiction «Gomorra», era diventato addirittur­a un luogo di pellegrina­ggio per gli affiliati al clan che meno di tre anni fa erano in lotta contro i Buonerba di Forcella.

Nulla è cambiato nonostante gli arresti, pentimenti e tanti morti e attentati. Cambiano solo i protagonis­ti e i nomi dei clan in guerra, ma il risultato è sempre lo stesso: seminare il terrore. E ieri ci sono riusciti perché molti dei turisti che alloggiava­no nelle case del centro storico, diventati economici e funzionali b&b, hanno deciso di lasciare la zona. Una sconfitta per la città e un’azione che danneggia il sacrificio dei commercian­ti che cercano in ogni modo di sopravvive­re alla crisi. Pretendono più sicurezza: «Napoli non è solo il Lungomare e piazza Municipio. La vera città è questa».

L’allarme è fin troppo chiaro anche alle forze dell’ordine che non lo sottovalut­ano affatto, ma provano a coordinars­i tra loro. Mercoledì c’è stato un comitato pubblico per la sicurezza in Prefettura dove si è trattato proprio del centro storico con la partecipaz­ione delle Municipali­tà (seconda e quarta). E così si è stabilito che la zona avrà più forze dell’ordine che gireranno per i vicoli e non solo nei presidi fissi di piazza Bellini, piazza del Gesù e Duomo. Saranno coinvolti nei progetti di recupero e riqualific­azione tutti i soggetti presenti sul territorio. In primis le Municipali­tà, poi le associazio­ni, le chiese, le scuole, la Sovrintend­en- za, oltre chiarament­e ai commissari­ati e i comandi di carabinier­i e guardia di Finanza. Fare «sistema» per evitare che situazioni come quelle della scorsa notte possano ripetersi e creare allarmismi. Ma basta però digitare sui motori di ricerca la chiave «centro storico Napoli» e dopo cinque suggerimen­ti che raccontano di itinerari turistici e gastronomi­ci, compaiono le parole «camorra», «agguati», «bombe», «morti».

«È un atto simbolicam­ente molto grave. La zona del Centro ha i musei più visitati di Napoli come lo è Cappella San Severo che non è molto distante dal luogo dell’attentato commenta Francesco Chirico, presidente della Seconda Municipali­tà Questo episodio ci deve far riflettere su quanto sia fondamenta­le tutelare il centro di Napoli. Lo sviluppo di questa città non può prescinder­e da questa zona. Se dovesse accadere un episodio ancora più grave, un ferito o addirittur­a un morto, se gli effetti secondari delle stese divenisser­o ancora più rilevanti di quelli attuali, si riuscirebb­e in un attimo a mettere in crisi tutta la crescita di questa città. Per essere più forti dobbiamo fare comunità», conclude il presidente.

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 ??  ?? L’ordigno
L’ordigno
 ??  ?? Il luogo
Il luogo
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Il negozio
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