Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Soprattutto al Sud serve un patto tra generazioni
Caro direttore, l’ultimo rapporto annuale Censis ha delineato un quadro decisamente preoccupante per il nostro paese, soprattutto per le regioni del Mezzogiorno. Abbiamo visto sfiorire la ripresa economica, sono cresciute le diseguaglianze sociali e l’emarginazione, i redditi non crescono, i giovani vanno a cercare lavoro all’estero come accadeva negli anni cinquanta.
Ecco perché non c’è altra strada che ripartire, con decisione e con provvedimenti straordinari dalla crescita e dallo sviluppo. Il lavoro è lo strumento per ridare fiducia alla gente oggi sempre più incattivita e pessimista sul futuro, soprattutto per una serie di promesse disattese della politica. E questo vale in particolare per il Sud dove il livello di disagio sociale è cresciuto in maniera grave. Lo abbiamo detto più volte in queste settimane: la manovra del Governo non può vedere solo 3 miliardi sulla crescita. Sforare i parametri europei può avere oggi un senso se si scommette su una politica espansiva di investimenti pubblici, per nuove infrastrutture, per mettere in sicurezza il territorio, il patrimonio architettonico, le scuole, le nostre arterie autostradali abbandonate da anni all’incuria delle istituzioni nazionali e locali.
È significativo che i sindacati e le associazioni delle imprese parlino oggi lo stesso linguaggio, sostenendo con forza e determinazione la necessità di puntare sulla crescita e su maggiori investimenti pubblici materiali ed immateriali. Ma bisogna velocizzare anche le riforme importanti della Pa, investire sulla digitalizzazione e sulla formazione 4 .0 ed anche rafforzare le reti sociali: i tagli alla sanità in manovra sono esattamente il contrario. Lunedì incontreremo finalmente il presidente del Consiglio Conte. Sono tante le questioni aperte ed è sicuramente importante che il Governo abbia riconosciuto finalmente l’importanza di aprire un dialogo con il sindacato. Noi abbiamo una nostra piattaforma unitaria e le nostre priorità che abbiamo condiviso in queste settimane in tante assemblee, incontrando più di 50 mila lavoratori negli attivi unitari e nelle aziende. Il lavoro non si crea con i sussidi o con la speranza che la gente vada prima in pensione. Occorre investire sulla scuola, l’università, l’innovazione, la ricerca, ricostruendo un patto fra le generazioni e le diverse aree del Paese. E occorre anche una politica fiscale più equa e funzionale allo sviluppo, sostenendo i redditi dei lavoratori e dei pensionati. Vogliamo discutere di tutto questo con il Governo, senza pregiudizi, ma assumendoci le nostre responsabilità, senza fare sconti a nessuno, come ha sempre fatto la Cisl nel corso della sua lunga storia.