Corriere del Mezzogiorno (Campania)
In servizio potatori «fantasma» E così il verde pubblico muore
Ne sono rimasti dieci ma «inabili». Oggi i parchi chiusi per maltempo
NAPOLI I potatori che non possono potare. C’è anche questa categoria tra i lavoratori del servizio Parchi e Giardini del Comune di Napoli. Sono una decina, ma non vedono una chioma da anni. Età media piuttosto avanzata ed acciacchi fanno sì che non siano idonei a lavorare. Il blocco del turn over e la situazione di predissesto di Palazzo San Giacomo hanno impedito di assumerne altri.
È un problema serio ma non recentissimo. Già il 31 dicembre 2012, infatti, la giunta comunale di Napoli aveva autorizzato con una delibera l’architetto Giuseppe Pulli, in qualità di dirigente pro tempore del servizio di qualità dello spazio urbano, ad affidare ai privati il servizio di potatura. Il provvedimento era motivato, tra l’altro, con una relazione dalla quale traspariva una situazione del servizio parchi e giardini che definire al collasso sarebbe perfino un eufemismo. In particolar, si sottolineava: «I tre automezzi destinati alle potature sono vetusti, fuori uso per avaria, privi di revisione ed al momento non riparabili». Sei anni più tardi gli automezzi sono scesi da tre ad uno ed il personale capace di potare è ovviamente invecchiato e diminuito per i pensionamenti. I giardinieri addetti al cosiddetto verde orizzontale - i prati e le aiuole – sono molti di più. Centoquaranta solo in carico all’ufficio centrale del verde, al netto delle centinaia dislocati nelle varie Municipalità. Hanno anch’essi, però, un’età media piuttosto elevata, oltre i 60 anni, e soprattutto non possono essere utilizzati per gli alberi. Si spiega alla luce di queste circostanze la lunga serie di appalti esterni che il Comune ha assegnato negli anni per la gestione degli alberi della città. L’ultima gara, quella per il biennio 2018 – 2019 è stata aggiudicata a Pianeta Verde degli imprenditori Marrone per un importo di circa 80.000 euro all’anno, assolutamente insufficiente a garantire la cura dei circa 60.000 alberi di alto e basso fusto, molti dei quali hanno superato il mezzo secolo di vita. Età che, in un contesto urbano naturalmente ostico, li rende più suscettibili ad aggressioni fitopatologiche e meno resistenti alle situazioni meteorologiche avverse. Anche perché, lo rileva il bilancio del patrimonio arboreo redatto dal Comune nel 2015, «non va dimenticato che non di rado gli alberi cittadini subiscono interventi approssimativi o errati che possono alterarne equilibrio statico e modalità di crescita». Quel documento rivendicava all’amministrazione il merito di avere adottato «una strategia operativa che privilegia la cura dell’esistente con lo scopo di ridurre il più possibile la necessità di abbattimento di piante malate oppure danneggiate, prevedere interventi ciclici di manutenzione, operare potature mirate secondo le esigenze vegetative delle piante, le necessità di riequilibro in caso di tagli precauzionali per malattia o danneggiamento, il contenimento di possibili contagi fitopatologici e le priorità di sicurezza in ambito urbano».
Le recenti vicende del viale Virgilio, in verità, con il taglio di 250 pini indeboliti negli anni da una cocciniglia e poi colpiti dalla bufera di scirocco di fine ottobre, parrebbero smentire queste enunciazioni. «La verità –sostiene Ornella Capezzuto, presidente del Wwf Napoli, che domani incontrerà l’assessore ai Parchi Ciro Borriello – è che è mancata finora una programmazione decente della gestione del verde». Oggi intanto, in concomitanza con l’allerta meteo della Protezione civile che prevede tra l’altro vento forte, il Comune ha disposto la chiusura precauzionale dei parchi cittadini.
Verde orizzontale Va meglio per giardini e aiuole, dove ci sono ancora 140 operatori distribuiti nella città
Il Wwf accusa
«La verità è che è mancata una seria programmazione» dice Ornella Capezzuto