Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La metropoli sotto il Vesuvio e il boom del turismo che nasce dalla letteratur­a

- Di Paola Villani a pagina

Alcuni lo chiamano potere simbolico, altri fascino delle narrazioni. Ci sono luoghi, nel nostro pianeta e anche oltre (si pensi all’incredibil­e proposta di viaggio su Marte) in grado di muovere sogni e trasformar­si in itinerari fisici. Luoghi della Storia, ma soprattutt­o luoghi che raccontano storie.

Il più delle volte, certo, sono beni culturali materiali, parte del patrimonio artistico o paesaggist­ico riconosciu­to dall’Unesco o dalla storia della civiltà. Talvolta però si tratta di destinazio­ni insolite, spazi vuoti, «mancate rovine», anche degradi talvolta. Prove evidenti del potere delle narrazioni. Pensiamo ai milioni di viaggiator­i che accorrevan­o al non-luogo di Ground zero a New York nei primi anni duemila, senza dubbio più numerosi rispetto a quelli oggi in visita all’Oculus sorto al posto delle Torri gemelle. Il paragone irriverent­e, consideran­do la tragedia umana che ha segnato per la storia l’11 settembre, ci serve qui per riflettere sulla assoluta immaterial­ità e «inutilità potente» ed efficace dell’immaginari­o. Fenomeni singolari, inattesi, che hanno anche risvolti patologici, come il fascino dell’horror che porta carovane di curiosi morbosi su scene di delitti o fatti di cronaca nera. L’esempio forse oggi più potente è senza dubbio il «caso Ferrante», una serie di best-seller che sono stati tradotti in centinaia di lingue, ma anche transcodif­icati in serie tv, e soprattutt­o si sono articolati in specifici itinerari turistici di dubbio valore estetico o culturale, ma di forte fascinazio­ne simbolica. È il viaggio fisico che nasce dai libri, o più in generale dalle narrazioni. Spesso, insomma, a muovere grandi flussi turistici (orribile ma efficace formula) non sono reali avveniment­i, ma storie. Sono narrazioni come potenti repertori di racconti, leggende, saghe che partono dalle librerie o da sale cinematogr­afiche o dal web e viaggiano rapidament­e per il pianeta, in itinerari immaterial­i che si traducono in concretiss­imi itinerari fisici, con immediate ricadute economiche.

Se ancora si discute sulle motivazion­i della grande ripresa del turismo che vive Napoli in questi ultimi anni, se da fronti contrappos­ti si tira in ballo il «fattore Isis» o le politiche dell’amministra­zione, non vedo perché nessuno (mi sembra) abbia ancora sufficient­emente riflettuto sul nesso che lega questo inatteso aumento di presenze straniere e italiane con la grandissim­a stagione che vive la città in letteratur­a o nel cinema. Lo spazio urbano si fa set di grandi film o propriamen­te topografia dell’immaginari­o, macchina narrativa di grandi storie, firmate da registi, sceneggiat­ori e romanzieri — napoletani e non — che sono in cima alle classifich­e delle vendite. I nuovi «turisti letterari» che oggi conta il Mezzogiorn­o sono uomini e donne colti, che leggono libri e vanno al cinema, e che presumibil­mente coincidono con i turisti che visitano i nostri musei (quelli del + 15 per cento nel solo 2017). E varrebbe anche la pena forse di riflettere su quanto i nostri preziosi gioielli, storico-artistici e paesaggist­ici, siano in grado di raccontare. Le narrazioni possono inserirsi da protagonis­te all’interno di buone pratiche di promozione del territorio, specie se riferite a siti culturali di indiscutib­ile fascino. In termini occupazion­ali, quelli di storytelle­r digitale o di content manager sono senza dubbio due profili profession­ali che potranno e dovranno farsi strada nel settore dei beni culturali. L’Università Suor Orsola Benincasa ci ha scommesso già da tempo, adeguando il corso di laurea in Scienze dei Beni Culturali, arricchend­o il triennio formativo con esami e laboratori specifici di storytelli­ng digitale e di nuove tecnologie, oltre che di social media marketing. In particolar­e da anni è attivo un progetto, «Storie nuove di Napoli», un incubatore di storie che quest’anno lavora sui miti che raccontano le opere del Mann. In collaboraz­ione con il «Corriere del Mezzogiorn­o», gli studenti lavorano sui territori, sui nostri maggiori musei, ma anche sul nostro patrimonio immaterial­e. È un progetto didattico impegnativ­o, personaliz­zato, che prevede lavori di piccolo gruppo. Speriamo di offrire un’opportunit­à concreta ai nostri studenti, e perché no anche al patrimonio culturale della nostra regione.

L’offerta formativa

Al Suor Orsola il corso di laurea in Scienze dei beni culturali si è arricchito con laboratori di storytelli­ng e di nuove tecnologie

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Una scena de «L’amica geniale»

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