Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Caro ministro, nel Sud la Lega faccia più selezione
Gentile ministro Salvini, la situazione è delicata e richiede, per essere risolta, tanta energia e voglia di fare, qualità che a lei non difettano. Qua si tratta di una questione decisiva per la Lega e, oserei dire, per il paese nel suo complesso.
E sì, perché dare rappresentanza, una rappresentanza competente ed efficace al Mezzogiorno è, per molti aspetti, un tema cruciale per l’Italia: c’è oltre un terzo del paese che viaggia a un ritmo inferiore a quello della Grecia, con livelli di produttività e di partecipazione al mercato del lavoro, che lo zavorrano, rendendo più complicati il negoziato con l’Europa, la tenuta del debito pubblico, il raggiungimento di un livello adeguato di domanda interna. Alla radice di tutto questo c’è la scarsa capacità da parte delle classe dirigenti del Sud di rappresentare in modo credibile, forte e intelligente i legittimi interessi di questa porzione di territorio nazionale.
Il dilagare del consenso della Lega nel Meridione, come tutti i sondaggi ci raccontano, è senza dubbio una buona notizia per il suo partito, ma comporta anche una grande responsabilità.
La sua leadership, esplosa in tutto il suo carisma subito dopo le votazioni del 4 marzo, può essere un toccasana per il Mezzogiorno, rimasto orfano di personale politico di livello e soprattutto di un’offerta programmatica convincente proveniente dagli schieramenti tradizionali. L’inaspettata e strabiliante vittoria dei Cinque Stelle, accompagnata da un vasto astensionismo, sono la riprova di quanto questa parte del paese abbia bisogno di un soggetto politico nel quale i ceti produttivi, la piccola borghesia e i giovani possano riconoscersi, chiedendogli di farsi portavoce delle loro istanze.
Non è pensabile che questa funzione possa essere svolta dai grillini, che spesso con le loro proposte sembrano indicare al Sud un futuro «alla cubana», privo di infrastrutture industriali, interamente concentrato sul turismo e corredato dalla mancia rappresentata dal reddito di cittadinanza. Un’economia sviluppata e una società civile avanzata non possono fondarsi su simili presupposti.
La Lega diventa così un faro di speranza, l’unica forza politica alla quale aggrapparsi per definire una strategia di rilancio per il Mezzogiorno.
Affinché tutto questo si realizzi, però, sono indispensabili alcuni elementi che diano spessore alla capacità di aggregazione e di visione del leader. Al Nord la Lega ha una classe dirigente competente e non improvvisata, forgiata da decenni di amministrazione negli enti locali. Non solo. Essa è dotata di un radicamento territoriale capillare, fatto di sezioni e militanti di base. È un patrimonio costruito in un tempo lunghissimo e con tanto duro lavoro, ma è essenziale che esso venga esteso velocemente anche a sud del Liri Garigliano. Raccattare un personale politico raffazzonato, però, non gioverebbe né alla Lega né al paese. Aprire le braccia a portatori di voti dal pedigree discutibile, che in questa fase si affollano numerosi alle porte del suo partito, non servirebbe né a moltiplicare i voti (a questo ci pensa lei), né soprattutto a fornire al Mezzogiorno il megafono di cui esso ha bisogno.
Le chiediamo, quindi, di aumentare il suo impegno: è importante quello istituzionale, da ministro, volto a contrastare la malavita organizzata, ma ancora più importante è quello politico finalizzato a costruire una classe dirigente seria e di livello, rinnovata senz’altro, ma non costituita da personaggi improvvisati, né compromessi con gli ambienti peggiori della società meridionale. Se riuscisse a realizzare una simile opera, ci troveremmo di fronte a un risultato storico: per la Lega, per la destra, ma soprattutto per l’Italia intera.
” Il doppio impegno Le chiediamo di aumentare il suo impegno: è importante quello istituzionale, da ministro, volto a contrastare la malavita organizzata, ma ancora più importante è quello politico finalizzato a costruire una classe dirigente seria e di livello