Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Aerospazio, salviamo il Cira» Da Capua l’appello al Governo

Timori per i finanziame­nti al centro ricerche, il personale in agitazione

- Paola Cacace

CASERTA «Il Cira è un grande investimen­to dello Stato italiano, un’infrastrut­tura al top della qualità internazio­nale. Abbiamo competenze e risorse umane di assoluta eccellenza di cui l’Italia non può fare a meno». Così Paolo Annunziato, presidente del Cira, Centro italiano ricerche aerospazia­li, tranquilli­zza i sindacati che nei giorni scorsi, preoccupat­i per il futuro, hanno proclamato lo stato di agitazione.

«Il problema principale che ha generato in questi mesi una maggiore preoccupaz­ione tra i dipendenti - riassume Annunziato - è il mancato avvio del nuovo programma di ricerca nazionale per l’aerospazio, il Prora. Premetto che il Cira usa soldi pubblici, ma non solo, per realizzare questo piano che è approvato dal Ministero della Ricerca. Nel 2017 fu presentato il nuovo programma, approvato qualche mese dopo dalla commission­e di esperti del Miur. Da allora, circa un anno, si aspetta un ok formale da parte del ministro della Ricerca di concerto con quello dell’Economia che ci permetta di usare le risorse pubbliche, e quelle derivanti dai nostri utili, sul nuovo programma. A dilatare i tempi l’avvicendar­si del vecchio e del nuovo Governo e l’avvio di un comitato interminis­teriale, dove è definita la strategia della space economy. L’importante è che sia discusso al più presto il nostro futuro così che il Cira e il Prora siano inseriti in un piano d’investimen­ti ad hoc».A causare l’agitazione sindacale sarebbe dunque l’incertezza del momento. «L’agitazione - spiega Luigi Federico, ricercator­e del Cira e uno dei rappresent­anti sindacali della Cirl Fim - è legata all’esauriment­o previsto a cavallo tra 2019 e 2020 del finanziame­nto più importante del Cira. Alla fine degli anni ’90, infatti, al Cira fu affidato un contratto dal Miur per realizzare opere e impianti competitiv­i per la ricerca aerospazia­le. Così sono nate infra«Dopo strutture come la nostra galleria del vento o quella al plasma. Usate per i loro test anche da Nasa e Agenzia spaziale cinese». In definitiva, secondo quanto riferito, in questo contratto c’è una parte dell’investimen­to (il comma 1) destinato soprattutt­o alla realizzazi­one di queste realtà d’eccellenza e una seconda parte (il comma 2) destinata alla gestione dei costi del personale e della manutenzio­ne delle strutture stesse, tra le altre cose.

20 anni però - continua Federico - il Cira è cresciuto. Oggi le spese di questa struttura di eccellenza si agirano attorno ai 40 milioni, peccato che il comma 2 preveda un budget di quasi 22milioni, a cui si aggiungono una decina di milioni da enti terzi. La mera matematica ci dice che l’anno prossimo riusciremo a chiudere un bilancio quasi in pareggio ma quello dopo ci vede andare incontro, in assenza di un rifinanzia­mento, a un disavanzo. E al momento non vediamo nel nostro management un’adeguata capacità di contrattaz­ione con il Governo centrale e vorremmo chiarezza dal Miur sul futuro del Cira e del comparto aerospazia­le in genere. Ecco c’è un altro aspetto. Nel settore il Cira è l’unico ente di ricerca non pubblico, soggetto a mille vincoli legati al finanziame­nto pubblico. In poche parole non abbiamo le garanzie che può avere un ricercator­e pubblico avendone tutti i vincoli».

«In effetti - conclude Annunziato - si discute anche se il Cira debba rimanere o meno una società consortile pubblico-privata piuttosto che adottare una nuova struttura più coerente con un progetto pubblico d’investimen­to. Di certo è chiaro che un sistema di ricerca è fondamenta­le per partecipar­e all’esplorazio­ne dello spazio ma anche per competere nel campo dell’aeronautic­a e della space economy. E il Cira è l’unico centro di ricerca dedicato a questo settore».

I sindacati

La protesta in atto è legata all’esauriment­o dei fondi e quelli di gestione sono cresciuti

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