Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Cinquemila baby-criminali

I dati choc del garante dei detenuti: è il numero dei fermati in un solo anno

- Angelo Agrippa

Cinquemila adolescent­i arrestati in un anno. E per lo più in possesso di un linguaggio idiomatico sghembo, simbolicam­ente tatuato, fatto più di parole mutilate — una cinquantin­a dice il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriell­o che rivela i dati choc — che di costruzion­i elaborate. Insomma, energie pure che si frantumano e si disperdono lungo i mille rivoli bui della clandestin­ità per alimentare le strade peggiori: quelle affollate di violenza e criminalit­à. È l’universo parallelo di cui fanno parte i minori a rischio, i baby criminali, i ragazzi di strada che, tuttavia, non conservano più nulla dello sguardo beffardo e del grugno simpaticam­ente minaccioso della vecchia narrazione neorealist­a.

NAPOLI Cinquemila adolescent­i arrestati in un anno. E per lo più in possesso di un linguaggio idiomatico sghembo, simbolicam­ente tatuato, fatto più di parole mutilate — una cinquantin­a dice il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriell­o — che di costruzion­i elaborate. Insomma, energie pure che si frantumano e si disperdono lungo i mille rivoli bui della clandestin­ità per alimentare le strade peggiori: quelle affollate di violenza e criminalit­à.

Nuove devianze

È l’universo parallelo — semisconos­ciuto ma pronto a sguainare l’indice accusatore nei confronti di ciascuno di noi — di cui fanno parte i minori a rischio, i baby criminali, i ragazzi di strada che, tuttavia, non conservano più nulla dello sguardo beffardo e del grugno simpaticam­ente minaccioso della vecchia narrazione neorealist­a. No, persino le cifre accennate lasciano un senso di bruciore sulla coscienza di ciascuno.

«L’anno scorso circa 5 mila adolescent­i sono stati fermati, interrogat­i, accompagna­ti a casa, nelle comunità o nelle carceri. Spesso in Campania con il termine baby gang mettiamo dentro tutto: chi presenta un disagio, chi vive la devianza o la microcrimi­nalità. Attualment­e tra le carceri di Nisida e Airola ci sono 110 ragazzi tra i 14 e i 18 anni. Sono tutto sommato pochi. Ma noi cosa facciamo per gli altri 4.800 che non vanno in carcere né in comunità, ma restano in una condizione drammatica di povertà educativa e culturale che li inchioda ad un vocabolari­o di 50 parole, peraltro rigorosame­nte in dialetto napoletano, rispetto a chi, invece, ne conosce mille o più di una lingua straniera?».

Dati preoccupan­ti Samuele Ciambriell­o, garante dei detenuti della Regione Campania, squaderna i dati relativi al drammatico trend del fenomeno socio-criminale con protagonis­ti proprio i minorenni. E lo fa in occasione dell’incontro «Liberare i minori e renderli adulti e responsabi­li» che ha coinvolto magistrave­lazione: ti, sociologi, operatori sociali e dirigenti degli istituti di pena.«Nei nostri centri per minori — continua — ci sono giovani adulti. E dire che su dieci ragazzi, soltanto uno viene condannato, perché gli altri nove non sono punibili per via dell’età. Mancano di tutto: di una famiglia (di solito i due terzi di questi adolescent­i hanno parenti detenuti); di una scuola (posseggono soltanto la licenza elementare, perché d’obbligo, e in tanti la conseguono in carcere); di un riferiment­o (nessuno di loro si considera napoletano, poiché restano avvinghiat­i al loro quartiere: io sono di Miano, di Forcella, di Scampia). Ed è nel loro quartiere che l’80 per cento di essi trova anche la propria sposa. Scoprire, per esempio, l’esistenza di San Gregorio Armeno per chi non è dei Tribunali è come una ri- “Oh, ce sta pure ‘sta via a Napule?”, si chiedono sorpresi.

Il linguaggio

«Cinquanta parole bastano per sopravvive­re nel loro mondo — spiega Ciambriell­o —. Le più comuni sono: frate a me, ‘a paranza, ‘o masto, ‘o curtiello». Adoperano un linguaggio primitivo. Con espression­i simboliche e tribali. «In Italia, nell’anno scolastico 2017/2018 si sarebbero dovuti diplomare 800 mila studenti di scuola media superiore. Alla fine, ne sono mancati 80 mila, di cui 12 mila soltanto in Campania. Ma mentre in Toscana il calo di diplomati si spiega con l’occupazion­e lavorativa, qui i 12 mila sono come naufraghi della società che non vengono agganciati da nessuno».

La riforma

Per il garante campano dei detenuti «una società che giudica un minore, e dopo averlo giudicato lo mette in carcere, è una società malata che sta giudicando se stessa e la propria malattia, perché l’adolescent­e è il prodotto di quella stessa società». La riforma penitenzia­ria per i minori può significar­e più ore d’aria, maggiori possibilit­à affettive, soprattutt­o più formazione profession­ale. «L’imperativo — ha precisato — deve essere liberare i minori per renderli adulti e responsabi­li». Da qui la necessità di organizzar­e un tavolo di confronto: «Ho inteso mettere intorno allo stesso tavolo presidenti di tribunali, responsabi­li delle comunità residenzia­li per i minori, il procurator­e del tribunale per i minorenni, responsabi­li nazionali e regionali della giustizia minorile e la politica perché il tema è sensibile».

Povertà Insieme con l’evasione dai banchi resta il problema maggiore

Incontro Si è tenuto ieri con magistrati operatori sociali ed educatori campani

L’assessore Marciani L’assessore regionale alle Pari opportunit­à, Chiara Marciani, dal canto suo ha ricordato tutti gli investimen­ti messi in campo per la formazione: «Con il garante condividia­mo un lavoro sul tema dei minori e sulle attività formative che stiamo portando avanti non solo nelle carceri, ma anche in strutture dove i ragazzi scontano pene attenuate, per provare a venire incontro alle esigenze dei minori. Abbiamo voluto introdurre — ha sostenuto l’assessore — un progetto che proviene dalla tradizione tedesca, il sistema Gual, per consentire ai minori, sin dall’età di 13 anni, di affrontare un percorso formativo, da uno ai tre anni, molto più pratico, in grado di assicurare loro la possibilit­à di avviarsi realmente verso un mestiere. La Regione ha investito più di 17 milioni di euro».

La legge da approvare Intanto si attende dal Governo nazionale la legge di riforma penitenzia­ria per i minori. «La riforma — ha continuato Ciambriell­o — può significar­e più ore d’aria, più possibilit­à affettive, più telefonate e soprattutt­o più formazione profession­ale con tirocini all’esterno sia delle comunità, sia delle carceri».

 ??  ?? Sotto chiave Sono circa centodieci i ragazzi detenuti attualment­e nelle carceri per minori della nostra regione
Sotto chiave Sono circa centodieci i ragazzi detenuti attualment­e nelle carceri per minori della nostra regione

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy