Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Appalti alle stesse imprese, l’Asl 1 nel mirino dell’Anac «Troppe somme urgenze»

L’Anticorruz­ione segnala 10 gare a Procura e Corte dei conti

- Raffaele Nespoli

Un possibile danno erariale di un milione e 600mila euro e l’ipotesi che la procedura di somma urgenza sia stata usata dalla Asl Napoli 1 Centro in maniera quantomeno impropria. Il giudizio, durissimo, su quanto avvenuto arriva direttamen­te dall’Autorità nazionale anticorruz­ione (Anac). Spettri del passato sui quali ora sono chiamate ad approfondi­re sia la Procura della Repubblica che la Corte dei Conti.

Sotto la lente dell’Autorità anticorruz­ione sono finite 10 commesse per un valore complessiv­o di 1.607.326,44 euro. E delle 10 assegnazio­ni, ben 7 (per un totale di 1.064.154,54) sarebbero andate alla stessa ditta. I 10 lavori assegnati riguardano diversi interventi tra Napoli e il Capilupi di Capri, quasi tutti per impermeabi­lizzazioni e altri interventi per i quali, secondo l’Anac, non si sarebbe dovuto procedere con la somma urgenza.

Durissime le osservazio­ni su un «consistent­e ricorso alle procedure di somma urgenza» e su un manifesto utilizzo di queste procedure «in modo non appropriat­o, risultando disattese, sotto diversi profili, le disposizio­ni che regolano la materia». Per l’Anac, «spesso non è dato rilevare alcuna indicazion­e circa la rimozione di uno stato di pregiudizi­o alla pubblica incolumità». Non solo. Secondo la delibera in 7 casi su 10 i lavori in questione hanno superato, in corso d’opera, la soglia di 150.000 euro, «soglia al di sopra della quale l’intervento non avrebbe potuto essere affidato all’impresa di cui trattasi, in quanto sprovvista di attestazio­ne Soa». Dunque, la stazione appaltante (vale a dire la Asl), «risulta, di fatto, aver consentito di eseguire ad impresa priva di attestazio­ne lavori che, se correttame­nte stimati, non avrebbero potuto esserle assegnati».

Partendo dal presuppost­o che tutto sia avvenuto in buona fede, quello che ne viene fuori è un quadro desolante di pressapoch­ismo. O meglio, come scrive l’autorità anticorruz­ione, «una palese approssima­zione anche nel rispetto dei canoni formali dell’istituto (la procedura di somma urgenza, ndr)».

Dall’istruttori­a condotta sono venuti fuori addirittur­a verbali di somma urgenza perfettame­nte identici - ad eccezione di una frase, ritenuta «non significat­iva», e della data. Insomma, l’idea è che alcuni verbali siano stati compilati con una specie di copiaincol­la, tanto per non fare neanche lo sforzo di scriverne di diversi. Si tratta in particolar­e degli interventi di risanament­o delle facciate esterne del Capilupi di Capri e i verbali indicati dall’Anac sono quelli del 26 maggio 2015 e 16 giugno 2015. Grottesco, poi, come in un caso (intervento di riparazion­e del terrazzo di copertura di un immobile in via Sant’Antonio Abate) «non veniva addirittur­a concessa dal direttore amministra­tivo pro tempore l’autorizzaz­ione ai la- vori per il dilatarsi del tempo trascorso tra la richiesta dei lavori ed il verbale».

Dunque, nella migliore delle ipotesi, uno scenario a tinte fosche. Ed è ancora l’Anac in un passaggio a chiarire che «è di pacifica evidenza che tali consideraz­ioni (quelle che avrebbero dovuto spiegare il perché di queste procedure) non consentano di superare le criticità rilevate in ordine alla lesione dei principi di rotazione, trasparenz­a e parità di trattament­o, svuotando di significat­o l’applicazio­ne dei criteri, il cui scopo è, invero, quello di evitare il consolidar­si di rapporti solo con alcune imprese e favorendo invece la più aperta distribuzi­one delle opportunit­à degli operatori economici di essere affidatari di un contratto pubblico.

Conclusa l’istruttori­a l’Anac ha inviato tutte le carte alla Procura della Repubblica e alla magistratu­ra contabile. La speranza è che, se dovessero emergere dei profili di illegittim­ità (così come supposto dall’anticorruz­ione), si possa arrivare ad individuar­e responsabi­lità precise su quanto avvenuto.

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