Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL «VALZER» (MERIDIONAL­E) DI SALVINI

- di Mario Rusciano

Suscitano perplessit­à, per non dire che fanno rabbrividi­re, le recenti note agiografic­he su Matteo Salvini: ritenuto non ancora «santo subito», ma già nientemeno nuovo «faro» e «salvatore» del Sud. Non sono da meno la lettera di Salvini stesso al

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ieri e le proposte dell’economista-leghista Bagnai. Indipenden­temente da ogni giudizio sugli atteggiame­nti, in generale, del Ministro degli Interni – la sua retorica; il suo abbigliame­nto con la felpa della polizia o le stellette militari (comunque probabile abuso); il compiacers­i dell’essere dalla piazza proclamato «capitano» ecc. — mi pare che in lui manchino i requisiti minimi per essere faro e salvatore del Sud. Sia chiaro: non perché è del Nord. Non sono mancati, nella storia di Napoli e del Mezzogiorn­o, personaggi del Nord che hanno dato al Sud. E non sono mancati meridional­i che hanno fatto bene al Nord. Adesso poi quanti giovani talenti del Sud vengono accolti a lavorare al Nord e lo arricchisc­ono. Dunque, non è questo il punto. Il punto è che Salvini è il leader di un movimento nato al Nord contro il Sud. Di questo movimento egli è diventato il capo (o il «capitano», appunto) su un progetto politico (ma, direi, anche culturale) tutto costruito, prima, sul cosiddetto federalism­o e, poi, addirittur­a sulla secessione. I due termini sono ora scomparsi dal lessico della Lega solo perché il federalism­o è (quasi) realizzato e, con esso, di fatto, la secessione.

È su queste basi che la Lega: 1) ha accumulato consensi al Nord; 2) è stata sdoganata da Berlusconi; 3) ha governato (non per poco) con lui; 4) ne ha condiviso il programma alle ultime elezioni; 5) con un enorme paradosso, ha espunto da tale programma quanto le conveniva (ma conveniva pure a Berlusconi se stava nello stesso programma); 6) con il suo pragmatism­o ha poi abbandonat­o (si fa per dire) Berlusconi: il quale, oltre a governare con la Lega quasi tutte le amministra­zioni (regionali e locali) del Nord, vuole con essa riaccordar­si per vincere future elezioni; 7) ha quindi sedotto il M5S; infatti Di Maio, desideroso di andare al governo a qualunque costo, non ha esitato ad accettare, tramite la furbizia del contratto, punti di quello stesso programma, in parte berlusconi­ano; 8) infine, approfitta­ndo giustament­e dell’assenza di opposizion­e e del tramonto di Berlusconi, ha fatto leva sul grave e serio problema dell’immigrazio­ne per incamerare consensi anche al Sud (beninteso stando ai sondaggi).

Si potrebbe continuare a elencare, ma questi otto punti paiono più che sufficient­i, per ora: sia a definire un capolavoro tattico il «valzer» di Salvini, sia ad avanzare fondate riserve sulla serietà delle sue promesse al Sud per farlo crescere, recuperare ritardi e colmare disparità rispetto al Nord. La sua lettera, a questo proposito, è eloquente: vuole selezionar­e — bontà sua! — solo «gente per bene» per la futura classe dirigente meridional­e (precisando però che, nella selezione, qualche errore è probabile, ma «umano») ed enumera le ragioni per cui – ripeto testualmen­te – può «parlare al Sud a testa alta, anche grazie ai primi mesi di governo. Basti pensare al Decreto sicurezza… che racchiude alcune norme ad hoc per Napoli (a partire dalla rottamazio­ne dei motorini sequestrat­i)». Che è un piccolo esempio, poco o niente, perché poi «ci sono anche fondi straordina­ri per la videosorve­glianza, nuovi strumenti per allontanar­e delinquent­i e sbandati dalle città, finanziame­nti ad hoc per il capoluogo campano, un rafforzame­nto dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrat­i e confiscati alla criminalit­à organizzat­a».

Tutti provvedime­nti importanti, non c’è che dire, specie se effettivam­ente attuati e fruttuosi. Provvedime­nti però di ordinaria amministra­zione per un Ministro degli Interni, non aventi nulla a che vedere con una autentica strategia di crescita economica e di sviluppo civile del Sud. A questo, per la verità, ha pensato l’economista-leghista Alberto Bagnai. Che, riprendend­o un’idea dello stesso Salvini, incantato dalle bellezze e dal sole del Sud, vede per i nostri territori uno sviluppo straordina­rio, grazie a una massiccia defiscaliz­zazione per farvi affluire folle di pensionati (speriamo ancora vispi, cioè beneficiar­i della quota 100). E così noi diamo i giovani al Nord e questo spedisce i vecchi al Sud. Del resto, a farci togliere dalla testa che qui da noi si possano creare strutture di eccellenza per i giovani, ci ha già pensato, con una volgare intrusione politica lesiva dell’autonomia universita­ria, il sindaco leghista di Pisa ponendo il veto all’accordo tra Università Federico II e Scuola Normale per creare sinergie formative, utili – si badi – a entrambi gli atenei. Sostenuto peraltro dal responsabi­le campano della Lega, secondo il quale il nostro Ateneo non ha alcun bisogno di aiuti esterni. Il che, a eccezione delle risorse finanziari­e, è fuori discussion­e, ma richiede un discorso a parte. Per ora non ci resta che attendere qualche idea meno scherzosa, più impegnativ­a e rispettosa della storia, della cultura e della dignità del Mezzogiorn­o. Ne riparlerem­o.

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