Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Malattie degenerati­ve in aumento Ora servono strutture intermedie

In un convegno a Sant’Agata dei Goti protagonis­ti i pazienti «fragili» e «critici»

- Di Alessandra Caligiuri

La gestione di una malattia non finisce con le dimissioni. Spesso, infatti, uscire dall’ospedale significa dover affrontare lunghi percorsi terapeutic­i e più si è avanti con l’età e più possono aumentare le difficoltà e le possibilit­à che il problema ritorni ad acutizzars­i. In parte, questo deriva dal fatto che negli anziani è molto frequente il manifestar­si di più patologie croniche degenerati­ve, come ad esempio cardiopati­a ischemica, scompenso cardiaco e insufficie­nza renale, contempora­neamente e con le relative complicazi­oni.

Complici i migliori trattament­i delle fasi acute delle malattie e la conseguent­e riduzione della mortalità precoce, la medicina si troverà a dover curare pazienti sempre più anziani. Oggi questi casi sono la maggioranz­a e non smetterann­o di aumentare, perché la popolazion­e, soprattutt­o nei paesi occidenper tali, continua a invecchiar­e.

Secondo l’Istat un italiano su 4 ha più di 65 anni e le stime ci dicono che nel 2050 il rapporto crescerà fino ad arrivare ad 1 su 3. In termini pratici, ciò vuol dire che ci sarà bisogno di consultare più medici specializz­ati insieme e che il sistema in cui si ritorna alle terapie domiciliar­i dopo il ricovero, potrebbe non essere più sufficient­e venire incontro alle nuove esigenze che derivano dall’invecchiam­ento dei cittadini. I malati in età avanzata che vanno incontro a questi problemi sono definiti “fragili” e “critici”.

Il primo caso, riguarda coloro che necessitan­o di dover seguire diverse terapie nello stesso tempo, perché presentano più patologie contempora­neamente, che, però, non possono essere gestite da un singolo medico. La seconda ipotesi, invece, è quella che comprende chi ha bisogno di un sistema in cui ci si possa curare sul proprio territorio, evitando così lunghi e continui ricoveri, ma non ancora nella propria dimora in autonomia. Del loro trattament­o e di come venire incontro a queste necessità, si è discusso nel convegno Disease management del paziente fragile e critico, l’1 e 14 dicembre, all’ospedale Sant’Alfonso Maria dei Liguori” di Sant’Agata de Goti, in provincia di Benevento.

Filo conduttore delle giornate la volontà di mettere al centro del nuovo approccio proposto l’essere umano e la sua vulnerabil­ità. Una condizione di fragilità che deriva dal vivere il momento della malattia in età avanzata e dell’avvicinars­i della fine della vita.Gli incontri sono stati un momento per ripensare la gestione delle patologie che colpiscono gli ultra sessantaci­nquenni e il ruolo che gli ospedali dovrebbero avere

nel sistema di cura. Per questo genere di pazienti il nosocomio dovrebbe rappresent­are solo un tassello di quello che dovrebbe essere un complesso più ampio e articolato di trattament­i sanitari. Per realizzare tutto questo e farsi carico della salute della popolazion­e, è necessaria un’integrazio­ne tra ospedale, territorio e domicilio. Questa sinergia, un potenziale, secondo gli organizzat­ori del dibattito, ancora inespresso in molte regioni del Centrosud Italia, permettere­bbe, ad esempio, a coloro, che devono riprenders­i dopo la fase acuta di una malattia di rivolgersi a strutture intermedie dove fare riabilitaz­ione. In questo modo, si riuscirebb­e a trovare una collocazio­ne anche a pazienti che potrebbero lasciare a casi più urgenti il loro posto in ospedale.

Altro argomento, collegato all’aumento delle malattie degenerati­ve, è quello della fine della vita e di come stare accanto al paziente e ai suoi familiari in un momento così delicato, oltre al problema dell’accaniment­o terapeutic­o. Un tema che spesso ha aperto conflitti molto forti, perché coinvolge le personali volontà e convinzion­i del malato e, in alcuni casi, la sfera religiosa. Su questo punto, gli esperti si sono confrontat­i soprattutt­o sulla contrappos­izione tra l’aspetto sacro, la bioetica, la scienza, la morale e diritto.

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Assistenza­La sinergia tra ospedale, territorio e domicilio è ancora inespressa al Sud

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