Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il dramma di Tiziana in un docufilm di Netflix

Tv «Per tutte le persone cadute nelle trappole di Internet»

- Di Raffaele Nespoli

NAPOLI Le telecamere di Netflix si accendono sulla storia di Tiziana Cantone, un dramma nazionale che diventerà un docufilm per la più celebre delle streaming tv. Così come riportato dal portale Fanpage, il colosso fondato da Reed Hastings e Marc Randolph ha iniziato le riprese per ricostruir­e quanto avvenuto prima e dopo il suicidio della giovane donna, datato 13 settembre 2016.

Sarebbe stata proprio la madre di Tiziana Cantone (Maria Teresa Giglio) a parlare del progetto in occasione dell’udienza preliminar­e al processo che vede imputato Sergio Di Palo, l’imprendito­re napoletano ed ex compagno della Cantone al quale vengono contesti i reati di accesso abusivo al sistema informatic­o, simulazion­e di reato e calunnia.

«Non può sostenere il mio sguardo — si legge sul portale di Fanpage — per questo non è venuto in tribunale. Oggi qui rappresent­o mia figlia, combatto la sua battaglia per la tutela dei diritti alla privacy, all’oblio e contro il cyberbulli­smo. Lo faccio non solo in sua memoria ma per tutte quelle persone che sono cadute nelle trappole di Internet e, credetemi, ce ne sono moltissime: adulti, bambini, ragazzi. Spero che quello che ha ucciso mia figlia possa spingere a scrivere nuove leggi a tutela delle persone e dei loro diritti più intimi».

Giglio aveva già anticipato in tv della possibilit­à che la storia di sua figlia potesse ispirare un docufilm, un lavoro che in qualche modo potesse approfondi­re le insidie della Rete. Del resto non sarebbe la prima volta che Netflix si occupa di clamorose vicende di cronaca: nel mese di ottobre ha fatto parlare, e ha riscosso un enorme successo, il docufilm Sulla mia pelle, che ha raccontato le ultime ore di vita di Stefano Cucchi.

Attorno al progetto che intende ricostruir­e la storia della povera Tiziana Cantone c’è al momento molto riserbo, la cosa certa è che le riprese sono già iniziate e che potrebbe servire molto tempo per arrivare all’ultimo ciak, soprattutt­o se (come pare che sia) l’intento della produzione è anche quello di seguire le varie fasi processual­i della vicenda giudiziari­a.

Per Tiziana Cantone l’incubo era iniziato nell’aprile 2015 a causa di alcuni video hot che da una chat per cellulari erano arrivati sino al web. Video che la ragazza non avrebbe mai voluto diffondere, divenuti ben presto virali, al punto da rovinarle in poco tempo la vita. La sua speranza era che la bufera finisse, che il web le concedesse almeno il diritto all’oblio. Nulla di tutto questo. Il “fenomeno Cantone”, come molti lo definirono, non accennava a placarsi. Ogni volta che sembrava essere sparito si ripresenta­va più forte: una volta sotto forma di becera satira, un’altra volta con una valanga di offese. E poi, i motori di ricerca: a Tiziana Cantone bastava mettere il proprio nome su Google per ritrovarsi sommersa da quelle immagini orrende. Nel marzo del 2016 un primo tentativo di suicidio, a settembre il tracollo definitivo.

Ancora oggi — a distanza di più di due anni — il web è pieno dei video di scherno o di offese che sono nati attorno al “fenomeno Cantone”. Al di là della verità processual­e, forse è questo l’obiettivo più importante che il docufilm di Netflix potrà raggiunger­e: restituire alla memoria di Tiziana la sua dimensione di donna. Troppo fragile per resistere ad un’umiliazion­e tanto brutale e inarrestab­ile. Vittima di un mondo popolato non da persone, ma da “utenti”; dimensione che si definisce virtuale, ma che — la storia di Tiziana lo insegna — ha conseguenz­e molto reali nella vita di tutti i giorni.

Tragica fine

La ragazza si suicidò nel 2016 dopo che alcuni suoi video hot finirono su Internet

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Vite distrutte Il dolore di Teresa Giglio il giorno dei funerali di Tiaziana Cantone (foto in alto). È lei che ha annunciato le riprese del docufilm di Netflix

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