Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Indagine su Acqua Campania «Mai versati alla Regione 80 milioni»
Palazzo Santa Lucia attiva la Corte dei conti. Venti anni di canoni non corrisposti
Ottanta milioni di euro. È questa l’incredibile cifra che la Regione Campania ha richiesto alla società per azioni Acqua Campania che è sua concessionaria per la gestione della fornitura idrica a Napoli e provincia. Adesso indaga la Corte dei Conti regionale che ha da lavorare su un fascicolo enorme fatto di dati, contratti, solleciti, richieste di rendiconti e di versamenti che non sarebbero mai arrivati nelle casse di Palazzo Santa Lucia nel corso degli anni.
Ma com’è possibile? È quanto si stanno chiedendo in queste ore il procuratore Michele Oricchio e il viceprocuratore Marco Catalano al quale è affidata l’inchiesta. Il particolare che emerge da questa nuova maxindagine è che è stata la stessa Regione a chiedere l’intervento della Procura contabile per cercare di risolvere la questione affidandosi alla relazione tecnica di un professore universitario: si suppone che non siano stati riversati i canoni, o una parte di essi, in modo congruo, addirittura dagli anni Novanta. Circa ventiquattro anni nei quali la società per azioni che gestisce l’acquedotto Campania Occidentale, il cosiddetto Aco, il sistema di Santa Sofia, oltre che il servizio di misura, fatturazione e incasso dei volumi di acqua potabile dagli acquedotti Ex Casmex, non avrebbe (e il condizionale è d’obbligo) pagato quanto doveva alla regione Campania.
Essendo una concessionaria di un servizio pubblico, e quindi, per così dire maneggia denaro dei cittadini, per conto dell’ente regionale, la Corte dei Conti è deputata ad indagare se quanto sostenuto da Palazzo Santa Lucia e dalla relazione tecnica, sia concreto o meno. Ottanta milioni di euro di crediti, molti dei quali, quasi 20 milioni, sarebbero del tutto persi, che avrebbero dovuto arricchire le casse della Regione e che invece mancano creando un «buco». È stata la Regione stessa a predisporre con un contratto nel lontano 1992 una convezione di utenza per la somministrazione di acqua potabile ai comuni.
La delibera che in queste ore è nelle mani della procura contabile è la numero 8016/92 e che rappresenta la base della disciplina di rapporto tra il fornitore che è Acqua Campania, ed il cliente, ovvero i diversi comuni.
Accordo che varia di volta in volta, perché caratterizzato in relazione alle condizioni tecniche di erogazione che si vengono a creare sul territorio da servire. E sarebbe qui l’intoppo, secondo quando redatto dal consulente nominato dalla regione Campania che ha depositato la relazione Rete idrica Una delle condotte di Acqua Campania ai magistrati di via Piedigrotta, che adesso potranno accertare se ci sia stato un danno per l’ente pubblico e quindi «indagare» i vertici dell’azienda o i responsabili tenuti al versamento delle quote che la Regione doveva incassare negli anni e che, a quanto pare, non ha percepito. Si è ancora all’inizio dello studio ma i tempi non dovrebbero essere lunghi. Acqua Campania spa, è un colosso nel settore: nasce ufficialmente nel 1994 dalla trasformazione di un consorzio di enti ed aziende in società. L’obiettivo, così come da statuto, è quello di far giungere nelle case dei cittadini campani un’acqua pura ed al minor costo possibile. Il cerchio però, secondo quanto denunciato dalla Regione, non si è chiuso. Acqua Campania fornisce il servizio che i cittadini pagano ai comuni che a loro volta girano gli incassi alla concessionaria. Quest’ultima dovrebbe pagare un corrispettivo alla Regione e questo non sarebbe mai avvenuto. Un’accusa che i vertici dell’azienda dovranno chiarire.
La situazione
Alcuni crediti potrebbero non essere più esigibili A breve la convocazione dei vertici aziendali