Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Che strano, anche senza Peppino la gente ride
Debuttammo all’Eliseo di Roma due sere dopo con «Napoli milionaria». Mi sembrava la sera del nostro debutto a Napoli al Sannazaro, nel 1932. Gli applausi, le ovazioni, non finivano più. La commedia prendeva nettamente il cuore di tutti e al finale il pubblico piangeva commosso. Cominciarono le repliche. Mi sentivo bene. Recitavo con forza, con veemenza, davo tutta me stessa, generosamente, in scena. Domandavano di Peppino. Il vuoto che aveva lasciato era grande, ma il pubblico accorreva lo stesso al nostro spettacolo; pur sentendo vivo il desiderio di vedere Peppino con noi, la nostra commedia era bella, li divertiva, e ritornavano volentieri a rivederla. Rimpiangevano Peppino, ma senza abbandonare Eduardo e Titina. In quanto a me, ero contenta. Il successo di Eduardo, era anche un po’ mio e questo mi faceva stare in tranquilla serenità.
Andarono in scena «Questi fantasmi». (...) Il secondo atto termina su di
un successo pieno. Una stagione attiva e un contratto per il nuovo anno. A Milano, a Torino, a Firenze, dappertutto lo stesso. Il successo fu sempre uguale. Lavoravo bene. Non soffrivo l’affanno. Eduardo mi dice che ha scritto «Filumena Marturano». Fa un gesto con la mano come per dire: «Vedrai...». E continua: «Importantissima». Tremai un poco. Se Eduardo diceva così voleva dire che la parte era veramente importante e difficile. Tremai... Mai impegnata sino in fondo negli spettacoli, mai protagonista assoluta, con Eduardo, Peppino accanto a me, sostenuta, in un certo senso, sorretta addirittura sotto le ascelle, da tali formidabili redini, mi sentivo forte. (...)