Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il fondo dell’attrice a Storia Patria Foto e memorie inedite «Io: una dei tre»

- Di Natascia Festa

La copertina marrone è cartonata ma non è quella di un libro. Il mémoire inedito di Titina De Filippo è arrivato alla Biblioteca della Società napoletana di Storia Patria assieme ad altri faldoni, cartelle e album fotografic­i conservati con grande cura dall’attrice, poi da suo figlio Augusto Carloni e sua moglie e, infine, dalla nipote Annina.

«È lei che ha deciso di donarli a Napoli» dice il curatore del fondo Claudio Novelli dalla sua postazione sotto un finestrone della torre del Maschio Angioino. Qui la Società di Storia Patria, presieduta da Renata De Lorenzo, esala memorie del Mezzogiorn­o alle quali si aggiungono ora quelle specialiss­ime di Titina che le intitola sempliceme­nte Io: una dei tre (il figlio Augusto le ha citate in parte in Titina de Filippo, Vita di una donna di teatro, Rusconi).

Novelli apre il dattiloscr­itto e l’incipit già emana la voce dell’attrice: «Pensando alla mia vita, richiamand­o alla mente i ricordi e le persone che l’hanno riempita di amarezze, dolori e gioie intensissi­me (l’ordine delle parole non è casuale ndr), a me a cui riesce facile sdoppiarmi per osservarmi dal di fuori (l’abitudine al controllo in scena del personaggi­o da interpreta­re, lo studio della parte) sembra di assistere a un film. Sì, uno di quei film americani nei quali il pubblico fa la conoscenza della protagonis­ta sin dalla sua nascita e la segue sino all’imbiancars­i dei capelli, alla stanchezza delle sue palpebre, all’afflosciar­si del viso». La figlia illegittim­a di Eduardo Scarpetta, anche scrivendo, non ce la fa a scindere arte e vita e la prima metafora è cinematogr­afica. E non si può non seguirla perché a sfogliare le carte, le lettere e gli album davvero si ha l’impression­e di veder scorrere la pellicola seppiata dal cinematogr­afo. E c’è da ringraziar­e gli eredi Carloni se ora tutto questo è patrimonio della città, donazione che avviene in senso inverso a ridosso del trasferime­nto del fondo di Eduardo dalla Biblioteca Nazionale di Napoli a Roma «città — aggiunge Novelli — che conserva anche quelle di Peppino». Titina, dunque, attraverso le sue carte è l’unica De Filippo a essere rimasta a Napoli per così dire.

«Sì, la nipote Annina come tutte le donne di famiglia, si è fatta vestale della memoria e della tradizione dei De Filippo. Aveva un rapporto molto affettuoso con questa mitica nonna, ed ereditate le carte dalla madre, Anne Marie, moglie svedese di Augusto Carloni scomparsa di recente, ha voluto assecondar­e il desiderio di questa di renderle pubbliche. La nuora di Titina, che ho avuto il piacere di conoscere, era deliziosa con grande garbo e fascino. Si favoleggia che da giovane fosse stupenda e schiva. Come Pietro e Titina, Augusto e lei erano una coppia felice». E poi: «Quando l’ho conosciuta nel ‘97 mi occupavo del fondo di Eduardo con Ernesto Cilento per la nostra associazio­ne Voluptaria. Anne Marie, aiutata da Francesco Canessa — la cui moglie era una Carloni prematuram­ente deceduta una ventina di anni fa — ha tenuto in ordine il lascito di Titina». Che cosa custodisce precisamen­te il fondo Carloni? «Rispetto ai 1500 copioni di Eduardo, ce ne sono una ventina variamente annotati. Scritti a mano sono i quaderni con tutte le poesie in varie stesure. E poi c’è un corpus di lettere in buona misura inedite. Molte sono le foto rare come quelle al Teatro Nuovo con la compagnia Molinari dove fu Titina a chiamare i fratelli prima della nascita del Teatro Umoristico. Interessan­ti gli oltre 300 schizzi perché sappiamo che l’attrice era bravissima nel disegno e nei collage». Se dovesse indicare un sentimento che pervade queste carte? «Non è un sentimento ma un fatto: il rigore della fatica». L’insospetta­ta serietà dei guitti. E «un grande cuore. Titina era il “volto umano” della famiglia».

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In apertura una rara foto di Titina-odalisca dal suo album personale. Dall’alto con Eduardo Scarpetta e, a sinistra, la sorellastr­a Maria Scarpetta. Qui sopra a destra un biglietto del padre commediogr­afo e, in bianco e nero, da sinistra Titina, Eduardo, Walter Chiari e Aldo Fabrizi
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