Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Cgil, Cisl e Uil in piazza: no alla «secessione dei ricchi»
Saranno 10 mila i campani (in maggioranza lavoratori attivi) che parteciperanno alla manifestazione nazionale in programma sabato prossimo a Roma. E saranno nella capitale per gridare il loro «no» alla legge di bilancio e all’autonomia differenziata. Lo hanno annunciato i segretari regionali di Cgil Nicola Ricci, Cisl Salvatore Topo e Uil Giovanni Sgambati nella conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa. Sono previsti 200 pullman, la metà dei quali in partenza dall’area metropolitana di Napoli. «Per la prima volta – spiega Sgambati – una legge di stabilità non prevede nemmeno un euro di investimenti, una assurdità verso la quale gridiamo forte il nostro dissenso. Lo faremo il 9, lo faremo il 21 con una grande assemblea dei gruppi dirigenti, dove porremo al centro dell’attenzione il mancato confronto con la Giunta regionale sui temi del protocollo d’intesa firmato, dove rilanceremo i temi della tutela del lavoro assieme a tutte le associazioni datoriali ed il nostro no alla differenziazione delle regioni. Il mondo del lavoro non si dividerà su questo, perché la grande intuizione del contratto nazionale non può essere messa in discussione». Si torna in piazza a distanza di 10 anni dall’ultima manifestazione, ma con una voglia «nuova» di andare avanti nella mobilitazione. «Il mese prossimo — ricorda il numero uno della Cgil Ricci — scenderanno in campo i lavoratori dell’edilizia, dove sono fermi 33 miliardi per le grandi opere, di cui 2 in Campania, ed altre categorie si stanno organizzando per aprire fronti vertenziali, perché in questa Finanziaria di Mezzogiorno non c’è niente, mentre in Regione regnano il personalismo e i proclami e non si dialoga con il sindacato». Tira aria nuova, anzi antica, nelle confederazioni. Lo conferma il segretario Cisl Topo, quando afferma che sulle autonomie «c’è un mea culpa da fare da parte di tutti. Il sindacato ribadisce chiaro e netto che il principio di mandare risorse dove le opportunità sono maggiori non può passare, perché così si rischia di frantumare il nostro Paese aumentando le diseguaglianze tra i territori. Non conviene a nessuno, nemmeno al Nord, perché l’Italia può ripartire solo se è unita, e se valorizza al meglio le potenzialità e le risorse del Mezzogiorno. Su questi obiettivi, continueremo a batterci con forza e determinazione».