Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Cantone pronto a lasciare l’Anac Si candida in tre Procure
C’è anche l’ufficio di Torre Annunziata: «Non è detto che accettino la domanda»
NAPOLI Non è stato un fulmine a ciel sereno: Raffaele Cantone vuole lasciare l’Anac. A marzo saranno cinque anni che ne è al vertice, proposto da Matteo Renzi e nominato all’unanimità dal Parlamento; l’incarico ha come scadenza naturale aprile del 2020. Eppure l’ex pm antimafia al Csm ha presentato tre domande per concorrere ad altrettanti posti da procuratore.
Un segnale che è più che intenzionato a preparare le valigie per tornare a indossare la toga. Motivi politici dietro la scelta, si chiedono in molti? «I rapporti con il governo sono buoni, sono rapporti istituzionalmente corretti. Siamo stati critici anche con il precedente governo quando era necessario» aveva detto qualche mese fa il magistrato, presentando il suo ultimo libro a Milano e citando come esempio di buone relazioni con l’esecutivo gialloverde la «collaborazione molto proficua» con il vice premier Matteo Salvini sugli appalti per l’accoglienza di immigrati. Al Corriere del Mezzogiorno si limita a dire: «Non è detto che le domande vengano accolte». Le frizioni in realtà non sono mancate. Come sull’intenzione del governo, annunciata dal ministro dell’Interno, di riscrivere e stracciare il Codice degli appalti. Una scelta rispetto alla quale Cantone ha dichiarato pubblicamente la sua preoccupazione. Così come non ha mai nascosto i suoi dubbi su alcune norme del ddl anticorruzione, da ultimo sulla disposizione che in materia di appalti ha consentito di fare affidamenti diretti fino a centocinquanta mila euro: «È una norma pericolosa», ebbe a dire appena qualche giorno fa. Quali che siano le ragioni, per il suo rientro in magistratura Cantone — che vive sotto scorta dal 2003, quando fu scoperto un progetto di attentato contro di lui — non ha puntato su grandi procure (si sono chiusi nei giorni scorsi i termini per le domande per l’incarico di procuratore di Roma e non da molto è arrivato al termine il concorso per la procura di Torino).
Il giudice napoletano — che nel capoluogo campano ha a lungo combattuto la camorra, occupandosi in particolare del
Perugia Borrelli e Maresca chiedono di andare a guidare la procura umbra
clan dei Casalesi e riuscendo a ottenere la condanna di boss del calibro di Francesco Schiavone, detto Sandokan, e Francesco Bidognetti — ha scelto tre medio-piccolo uffici requirenti: Perugia, Torre Annunziata e Frosinone. Uffici comunque dove potrà mettere a frutto l’esperienza maturata in questi anni sia a Napoli sia all’Anac. Esperienza quest’ultima che gli potrà tornare particolarmente utile a Perugia, dove è in ballo la ricostruzione post terremoto. I tempi per le decisioni del Csm non saranno comunque brevi. Almeno per la procura di Perugia, dove oltre a Cantone ci sono altri 19 candidati (tra gli altri il capo della Dda di Napoli Giuseppe Borrelli, il procuratore di Spoleto Alessandro Cannevale, il procuratore di Arezzo Roberto Rossi e il pm napoletano Catello Maresca); bisognerà attendere almeno 2-3 mesi. Presto, intanto, potrebbero esserci novità anche in altri istituti della pubblica amministrazione, come le prefetture di Roma e Napoli, da dove starebbero per uscire Paola Basilone e Carmela Pagano.
Si fanno i nomi di Gerarda Pantalone, capo del Dipartimento per l’immigrazione (per la Capitale) e dell’attuale prefetto di Palermo Antonella De Miro. Per la sostituzione del vice capo della polizia Luigi Savina, in pensione dal primo giugno, ma in predicato per diventare vice dell’Aise, i nomi più accreditati sono quelli di Antonio De Iesu e Marcello Cardona, attuali questori di Napoli e Milano. A catena Sergio Bracco potrebbe andare a Milano, lasciando la questura di Genova ad Armando Nanei, direttore del Servizio di polizia ferroviaria.
Nel frattempo, Bruno Frattasi, ex capo del Dipartimento dei vigili del fuoco, è stato nominato direttore dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla mafia. Mentre il dirigente generale della Polizia Tonino Bella ha assunto l’incarico di capo di gabinetto di Gennaro Vecchione, direttore del Dis, il Dipartimento che coordina le agenzie di intelligence dove potrebbe aprirsi a un giro di cambi e promozioni.