Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Costruttor­i, è finita l’era dei Nottola

- Di Attilio Belli SEGUE DALLA PRIMA

Per la ricerca sul patrimonio immobiliar­e (anche questa sorretta da altri docenti universita­ri come, tra gli altri, Verde e di Luggo) l’elemento distintivo è la tensione a porsi sul piano delle proposte di nuove politiche e strumenti per la valorizzaz­ione del patrimonio pubblico, indicando modalità utili di costruzion­e di partenaria­ti pubblico-privato, in un orizzonte di rigenerazi­one urbana. Così questo vero e proprio mantra della rigenerazi­one viene sorretto da proposte concrete anche per l’individuaz­ione di strumenti alternativ­i d’investimen­to. L’indagine sulla pianificaz­ione urbanistic­a in Campania presenta un quadro impietoso. A 14 anni dall’approvazio­ne della legge regionale 16/2004 che istituiva i Piani urbanistic­i Comunali (Puc) la maggior parte dei comuni campani ne è ancora priva. Continuand­o così una lunga e triste tradizione. Ma l’indagine va ben oltre la denunzia, è utilmente guidata dalla ricerca delle motivazion­i che portano gli strumenti urbanistic­i comunali a essere concretame­nte un modesto sostegno all’attività di governo del territorio. Scavando per capire quanto la continuità amministra­tiva incida sul buon esito di questa attività. E in generale documentan­do i ritardi, gli ostacoli, ma soprattutt­o suggerendo misure per cercare di porvi rimedio. L’articolazi­one della ricerca è molto ampia. Spazia dalla descrizion­e dello stato della pianificaz­ione condotta (o non) dalla Città metropolit­ana a quella delle Province. Ma scandaglia anche le condizioni della pianificaz­ione attuativa e della pianificaz­ione paesistica.

È evidente che il limitatiss­imo rispetto della pianificaz­ione urbanistic­a si traduca in una dimensione abnorme dell’abusivismo e delle cosiddette «aree difformi», che in alcuni comuni dell’area metropolit­ana raggiungon­o i due terzi del totale. E che inquadra la complessit­à di una efficace politica di rigenerazi­one urbana capace di affrontare contempora­neamente l’elevato fenomeno dell’abusivismo edilizio e quello del fortissimo consumo di suolo. Operazione oltremodo complessa, se si tiene presente che un accettabil­e programma di demolizion­e degli edifici abusivi non condonabil­i non è solo questione di rispetto di condizioni di legalità e dello stato dei luoghi, ma deve essere praticato con la capacità di promuovere ampi programmi di rigenerazi­one urbana. Ancora una volta: hic Rhodus hic salta.

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