Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Calabrese: andiamo avanti per recuperare tempo Le modifiche sono possibili

L’assessore: il Tar ci ha dato ragione e noi cominciamo da questo

- Anna Paola Merone Senatrice di Forza Italia

gioni a statuto ordinario. Avendo constatato che l’impresa appariva troppo complicata perché la Costituzio­ne, per essere modificata, ha bisogno di una procedura lunga e difficile con l’insidia finale del referendum, ha ripiegato su una formula meno complicata.

Ricordo che gli ultimi due referendum, quello relativo alla riforma di Renzi e quello precedente, relativo alla riforma di Bossi, che gli italiani, semplifica­ndo, avevano definito il referendum della «devolution», ebbero un esito infausto per entrambi i promotori.

Ma in cosa consiste questo improvviso ripiegamen­to? Ha chiesto di utilizzare il terzo comma dell’articolo 116 quello che permette di ottenere «Ulteriori forme e condizioni particolar­i di autonomia...».

Tale procedura parlamenta­re permette di ottenere lo scopo attraverso una legge ordinaria da approvare a maggioranz­a assoluta dei parlamenta­ri. Una legge che nessuno conosce.

Comunque un meccanismo istituzion­ale che gli permette di acquisire la gestione diretta di addirittur­a 23 materie. Tante ne ha chieste. Naturalmen­te con relative risorse, una direzione diversa vedremo. Il nostro riferiment­o resta il Tar, che si è espresso con molta chiarezza».

Dunque i lavori riprendono in base al progetto di piazza Plebiscito.

«Al momento non abbiamo indicazion­i diverse. Poi, ripeto, piccole variazioni sono possibili ed espressame­nte consentite dal codice degli appalti. Dunque nulla impedisce di fare una serie di valutazion­i in questo senso».

Il ministro Bonisoli si dice ottimista, auspicando una soluzione condivisa.

«Ripeto, noi ragioniamo sui fatti di fronte ai quali ci troviamo, dunque la sentenza, e abbiamo da sempre manifestat­o apertura. Il sindaco aveva chiesto un incontro al ministro Bonisoli, che non gli

da trattenere direttamen­te dal gettito fiscale della propria Regione, notoriamen­te molto alto.

Solo che se questa impresa andasse in porto, e le condizioni ci sono tutte, se le Regioni del Nord si approprias­sero unilateral­mente del bottino del gettito fiscale prodotto nel proprio territorio salterebbe il fondo perequativ­o che tiene in vita le aree deboli.

In una parola salterebbe il Mezzogiorn­o. Salterebbe la lettera m del secondo comma dell’articolo 117 della Costituzio­ne. Quello relativo alla «determinaz­ione dei livelli essenziali delle prestazion­i concernent­i i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale».

Per quanto possa sembrare paradossal­e, le condizioni per il successo dell’operazione politica ci sono tutte. Malgrado il M5S abbia ottenuto il 47 per cento dei consensi nel Sud, è possibile che, per via del famoso contratto, voti una legge terrifican­te per l’intero Mezzogiorn­o, che annienta ogni possibilit­à di sviluppo, lo rende periferico ed estraneo al resto del Paese.

Con l’elusione dell’articolo 67 salta il concetto di libertà in un «libero» Parlamento, è mai stato accordato. L’avvocatura comunale, che ha ricevuto la sentenza con cui il Tar ha accolto in pieno il nostro ricorso contro lo stop del cantiere, ha inoltrato il documento ai servizi comunali competenti e non credo passeranno molti giorni prima della nuova partenza. Se ci sarà da fare qualche piccola modifica, che comunque solo la Soprintend­enza potrà valutare, saranno prese in consideraz­ione le ipotesi avanzate senza alcuna preclusion­e. A patto, ovviamente, che si rispettino tempi, costi e compatibil­ità tecniche. E fermo restando la necessità, riportata nel progetto, di utilizzare il manufatto già esistente in piazza del Plebiscito».

” Non ci siamo mai detti contrari a piccole variazioni, anche se riteniamo che l’area scelta per il cantiere sia quella meno impattante

con l’applicazio­ne del terzo comma dell’articolo 116, nella forma richiesta dal presidente Zaia, salta l’unità del Paese.

Le ragioni di Zaia possono apparire comprensib­ili, ma per noi del Sud, sono francament­e la fine di ogni speranza e di ogni sogno. Salterebbe l’idea stessa di Nazione. Con l’autonomia differenzi­ata si assistereb­be ad uno strappo radicale dello stare assieme. L’autonomia è una sanzione delle differenze e rende definitive le differenze e gli squilibri. Per noi al Sud è inaccettab­ile.

Purtroppo, credo questo tema di rilievo costituzio­nale risenta di un clima storico di sottovalut­azione, d’indifferen­za, o peggio ancora di crescente incompeten­za, nonostante alcune importanti manifestaz­ioni d’intenti registrate­si di recente a Napoli, dove docenti universita­ri e autorevoli rappresent­anti del mondo dell’industria hanno tentato di dare rilievo a ciò che nell’opinione pubblica rischia, invece, di non avere rilievo.

Restare inermi di fronte a tutto ciò equivale a commettere un peccato politico imperdonab­ile.

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Ottimista L’assessore comunle Calabrese

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