Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il dramma di Cardito, dimessa la piccola Noemi

Sopravviss­uta alle violenze che hanno ucciso il fratellino Giuseppe, ora è stata affidata ad una casa famiglia

- Raffaele Nespoli

NAPOLI Per la piccola Noemi ieri sono arrivate le dimissioni dall’ospedale Santobono di Napoli. La bimba, sopravviss­uta alle violenze del patrigno (che sono invece costate la vita al fratellino) è stata ora affidata ad una casa famiglia, nella quale resterà assieme all’atra sorella.

Si chiude così una lunga degenza durante la quale gli psicologi, gli assistenti sociali, i medici e gli infermieri – ma più in generale un intero ospedale – ha dato il 110 per cento, per trasmetter­e a questa vittima innocente quell’amore familiare che prima è mancato. Un senso di sicurezza demolito da una violenza assurda che, solo per un caso, non l’ha trascinata verso la stessa sorte del fratellino. Incredibil­e la confession­e del patrigno: «Avevano rotto la sponda del letto appena comprato mentre giocavano», aveva confessato al termine di un lungo interrogat­orio durante il quale aveva parlato di «un momento di follia».Proprio in quell’interrogat­orio l’uomo, assistito dall’avvocato Michele Coronella, aveva raccontato di aver colpito i due bambini con schiaffi, calci e pugni. Ma non con la scopa, come ritenuto inizialmen­te dagli investigat­ori. «Avevamo fatto sacrifici per comprarlo (il letto, ndr)», il tentativo di giustifica­re un gesto che non può avere spiegazion­i.Portata d’urgenza in pronto soccorso, la piccola aveva il volto tumefatto a causa delle botte ricevute ed era piena di lividi ed escoriazio­ni.

Una scena tanto forte da sconvolger­e addirittur­a gli stessi medici del pronto soccorso. Nei giorni la bimna era stata sottoposta ad un piccolo intervento di chirurgia per suturare una lacerazion­e al padiglione auricolare e, chiarament­e in ospedale le sono stati poi fatti tutti gli esami del caso per scongiurar­e lesioni agli organi. Il danno più grande, avevano detto sin da subito i medici, è quello che si porterà dentro. Dimenticar­e di certo non sarà facile, ma altrettant­o certo è che la bimba potrà portare con sé l’amore che tutti i camici bianchi le hanno donato. Sin dai primi giorni nella sua stanza di degenza sono arrivati giochi e libri, una montagna di libri di fiabe. Vestitini e persino, per carnevale, un abito di Elsa (dal film di animazione Frozen). Sono una principess­a avrebbe detto sorridendo Noemi. I primi a farle dei regalini erano stati gli agenti che vigilavano sulla sua sicurezza, poi visitarla o chiedere di lei era diventata abitudine un po’ per tutti al momento dello smonto dal turno. Attorno a Noemi è stato eretto nel tempo un vero e proprio muro a tutela d’amore e di privacy. Ieri, prima di andare via, la piccola avrebbe chiesto della mam- ma, oltre a mostrare tristezza per l’addio a medici e infermieri che sono stati i suoi amici e angeli custodi. Quali siano state di preciso le sue parole è impossibil­e saperlo, nell’ospedale tutte le bocche sono rimaste cucite. Comprensib­ilmente anche la Procura ha chiesto che attorno alla bimba restasse il massimo riserbo.

Di Noemi si ricorderan­no a lungo anche i camici bianchi del Santobono, abituati ad entrare in contatto con situazioni al limite ma, come detto, scossi sin nel profondo nel vedere il viso di una bimba di sette anni ridotto ad una maschera di sangue a suon di pungi. Ora che i lividi non si vedono quasi più Noemi dovrà cercare solo di ritrovare un pizzico di normalità.

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OspedaleIl Pronto soccorso del Santobono

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