Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Molte volte il pregiudizio ha celato la reale operosità di un popolo ritenuto scansafatiche a tutti i livelli sociali
napoletano emerge con chiarezza la presenza di un’incessante ma sommersa attività lavorativa.
Il lavoro di minuscole botteghe artigianali di falegnami, fabbri, rigeneratori di stoffe, di concerie contribuivano all’insalubrità del centro cittadino. Nelle grotte popolate da un popolo degli abissi partenopeo si producevano spago e ceste di vimini. Lavandaie, domestiche e prostitute fornivano servizi di tipo diversificato ai notabili. Inoltre c’è da considerare tutta la gamma di declinazioni dell’attività commerciale nonché le variegate forme di mediazione. Come dire? In città il lavoro ha sovente assunto una forma parcellizzata, spesso sommersa e oscillante sul crinale tra formale e informale, legale e illegale.
Il XX secolo ha visto lo sviluppo, anche se non privo di disfunzioni e contraddizioni, di un’industrializzazione articolata in settori diversi e in fabbriche di diverse dimensioni nonché di un settore edile estremamente vivace con la conseguente formazione di una classe operaia che ha influenzato lo sviluppo politico e sociale della città. Tuttavia anche in quei settori produttivi più legati alla modernizzazione il lavoro nero, sommerso, precario è stato una piaga che ha mortificato tanto la condizione operaia quanto l’attività di impresa segnata da una miope rincorsa alla massificazione del profitto e una scarsa propensione alla redistribuzione.
Un caso emblematico, in tal senso, è rappresentato dalla vicenda dell’industria calzaturiera ben studiata negli anni ’70 da Enrico Pugliese. Si trattava di una branca produttiva estremamente articolata basata, però, su una struttura occupazionale imperniata sul
All’estero
Con l’emigrazione in Usa e al Nord i meridionali hanno dimostrato una notevole capacità imprenditoriale e commerciale
Al nero il problema anche oggi, mentre esplode il turismo, resta quello di decine di lavoratrici e lavoratori che operano nel sommerso