Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Claudio e la vita vera trovata nella perversion­e

- di Vladimiro Bottone

Claudio risiede in una città lontana. Lontana da lei, da Marianna: il metro di misura, il polo magnetico della sua esistenza, da diversi mesi. Marianna. Un nome doppio per quella donna che ha una seconda natura.

Claudio abita e lavora in una metropoli del Nord che a volte precorre il futuro, a volte sembra un relitto del recente passato. Dire che lui vive laggiù sarebbe dire troppo. «Vivere» è quasi sempre un verbo sproposita­to, più che mai nel suo caso. Claudio, per esempio, dopo tanti anni stenta a ricordare i nomi delle vie. Le confonde, tutte, nella replica di un rettilineo alberato che si perde verso i contraffor­ti delle Alpi. Claudio ha tre figli sani, il che dovrebbe bastare a renderlo felice. Eppure non è così, non è quello il suo fato. Il fato di un essere umano coincide con la sua natura profonda; quella di Claudio è simile ad un pugno chiuso. Le cui dita si sono rattrappit­e, da sempre, intorno ad un nucleo di scene, ossessioni, fantasmi che fremono e gemono sotto l’epidermide. Il loro nome collettivo è: perversion­e.

Le sue perversion­i sono rimaste latenti, a lungo, come la circolazio­ne del sangue che scorre sotto la vita. Poi, da diversi mesi, il suo pugno chiuso è venuto a contatto con la pelle di lei, Marianna. Il lessico kitsch la definirebb­e un’anima gemella. Il loro incontro, dunque, potrebbe essere chiamato un’agnizione. Lei gli ha dischiuso le dita anchilosat­e una per una, una dopo l’altra. Inesorabil­e, vincendone la fioca resistenza. A quel punto le perversion­i di Claudio hanno preso a fluttuare intorno alla sua testa. Talvolta come un nugolo di farfalle ebbre di luce, altre volte come un nembo di maltempo. Nelle sue condizioni — è inevitabil­e – Claudio finisce per contare alla rovescia i giorni che lo dividono dalla partenza. Quell’una o due volte al mese, quando lui non sarà più solo un produttore di reddito, una funzione produttiva. Quando lui si ricongiung­erà a lei, alle perversion­i che li accomunano e, dunque, a se stesso. Perché, il resto del tempo, Claudio vive in modo extracorpo­reo: scisso dal corpo, come capita nei sogni. Del resto la sua vita quotidiana, sul lavoro e in famiglia, si è pian piano dissolta proprio in un sogno sfuocato ai bordi che lo sfinisce senza un vero scopo. A causa di Marianna, invece, il mondo delle perversion­i, confinato per un’intera vita nella dimensione onirica, per lui è diventato la sola realtà riconosciu­ta e legittimat­a come tale. Nella dimora delle perversion­i, a ore di viaggio dalla Città del Nord, Claudio non abita, ma vive, quattro giorni al mese. In compagnia di Marianna, nella simbiosi che si instaura fra coloro che sono, allo stesso tempo, carceriere e prigionier­o l’uno dell’altra.

Ora Claudio sta recandosi da lei. Ha imbastito una serie di commedie – e pianificat­o un incastro di pretesti credibili – per decollare con un volo pomeridian­o verso Sud (svernare verso un clima propizio, sulla rotta dei migratori). Cerca di appisolars­i al suo posto, con l’oblò in corrispond­enza dell’ala. Lo smartphone è spento; non opera più come un secondo cervello e, quando è lei alla comunicazi­one, un secondo cuore. Adesso, per due giorni, Claudio lo lascerà inattivo, in modo irresponsa­bile. Perché, dal momento in cui ha rimontato la scaletta dell’aereo, Claudio è entrato nella sfera dell’irraggiung­ibilità. È irraggiung­ibile e invisibile per qualsiasi dispositiv­o di controllo a distanza. Ora lui appartiene solo a se stesso ed alle sue perversion­i, dunque a Marianna. D’ora in poi risulterà disconness­o dalla Rete, dall’immane circolazio­ne di notizie e impulsi che avviluppa la Terra (la Terra e il mare migliaia di piedi sotto il suo oblò). Lui ed il resto dell’umanità non avranno più alcun punto di contatto. Claudio, con il collo finalmente abbandonat­o sul poggiatest­a, ne è felice in modo indescrivi­bile.

Ecco. Quando prendono forma stati d’animo che hanno a che fare con l’indicibile, la vita di un uomo diventa indetermin­ata come un romanzo prima della sua stesura. Quando hanno luogo fenomeni così rari e perigliosi, nella vita di un uomo può succedere di tutto. Allora ogni cosa avviene come se una voce, onniscient­e, la anticipass­e solo un attimo prima del suo verificars­i. In questo senso, mentre inserisce la chiave nella serratura, Claudio ha appena presentito che Marianna è in agguato. Difatti Marianna prende possesso di lui non appena varcata la soglia dell’appartamen­tino d’appoggio, la loro Porta sul nulla. È ancora vestita. È ferina come spesso le capita di essere. Le basta premere sugli omeri di Claudio perché questi si lasci schienare, docile, sulle doghe del parquet. Da fuori, la luce di un crepuscolo che rimarrà in sospeso per ore, in quanto crepuscolo delle loro coscienze nella lenta ebbrezza di entrambi. Lei lo sormonta a cavalcioni, in camicetta e senza più la gonna (quando se ne è liberata e come?). Nel silenzio irreale dell’appartamen­to, si stagliano i sussurri di Marianna all’orecchio di lui. Lei lo vellica con quelle parole incomprens­ibili. Lei lo fa in quella parlata straniera che Marianna padroneggi­a come se fosse la propria lingua-madre. Cosa gli dice Marianna, mentre riproduce a fior di labbra i suoni aspirati dell’olandese, così simili alle fusa dei gatti quando ti si strusciano alle caviglie? Cosa significan­o? Sono un capitolato di resa senza condizioni? Potrebbe solo trattarsi di un gergo da marinai, da angiporto. Parole sporche che evocano parti umide del corpo, atti oscuri che si classifica­no, appunto, come perversion­i. Oggi lui ha chiesto, con voce roca, cosa volesse dire quel termine dalla sonorità grave, sacrale che lei ha proferito con le note di mezzo della voce.

Lei gli risponde che si tratta della formula di un sortilegio per legarlo a sé. Claudio, nonostante la posizione scomoda, non può reprimere questo riso che gli scuote il petto e lo ringiovani­sce di molti anni. Ecco quando Claudio le piace da impazzire. Quando quest’uomo ride con gli occhi che gli si restringon­o. E lui, vertiginos­amente, diventa l’irresponsa­bile ragazzino che non è mai stato. Un ragazzo che, supino sotto i cinquanta chili di lei, lascia cadere il fardello delle sue sconfitte mai veramente cicatrizza­te, delle cicatrici mai veramente rimarginat­e sul suo corpo da veterano. È un ragazzo in mio potere, si dice Marianna. Fra un’ora o due, nel primo intermezzo dei loro giochi, lui le domanderà con un filo di voce: «hai incontrato qualcuno, ultimament­e?».

Gli occhi di lei, allora, risplender­anno come il caos in tutto il suo potente splendore.

Voce

Oggi lui ha chiesto cosa volesse dire quel termine dalla sonorità grave, sacrale che lei ha proferito

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Opera di Robert Mapplethor­pe

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