Corriere del Mezzogiorno (Campania)
UNA NOTA (DAVVERO) STONATA
Il ministro dell’Istruzione e della Ricerca Scientifica, Marco Bussetti, forse in un eccesso di sintesi ha suggerito per le scuole del Sud e per il loro rilancio un maggiore impegno e un maggior sacrificio. Una ricetta che naturalmente è estensibile a ogni livello della pubblica amministrazione e dell’attività privata. Vale per gli istituti di ogni latitudine, naturalmente. Eppure c’è qualcosa che stona nelle parole del ministro. Certamente stona per tutti quei professori e tutte quelle professoresse, presidi, ricercatori, segretari amministrativi, bidelli, che riescono a far funzionare le loro scuole nonostante tutto.
Nonostante le difficoltà che possono avere anche soltanto per cambiare una finestra rotta, per il riscaldamento che non funziona, perché non ricevono abbastanza tutela rispetto ai loro colleghi, furbetti, che si nascondono dietro certificati inesistenti. Ecco il punto, il sacrificio e l’impegno sono una precondizione necessaria, il ministro ha ragione.
Ma non una ragione sufficiente se poi il quadro normativo è incerto, se sull’alternanza scuola-lavoro si procede a zig zag, se le scuole non vengono aiutate a trovare un nuovo rapporto con le aziende. Non vale la pena scomodare il suo predecessore, Francesco De Sanctis, ma sarebbe utile per tutti, al ministero, ridagli una rapida rilettura per capire alcune cose che andrebbero fatte.
E poi questi professori cosa devono fare? Da un lato hanno le famiglie che ricorrono al Tar se i loro figli ricevono brutti voti, non ricevono alcuna solidarietà per tutte le volte che si impegnano nelle zone di frontiera, rappresentando l’avamposto dello Stato più ancora di Carabinieri e polizia. E ora il loro ministro gli dice che devono fare più sacrifici.
Forse varrebbe la pena ascoltarli di più per capire, insieme, cosa fare.