Corriere del Mezzogiorno (Campania)

UNA NOTA (DAVVERO) STONATA

- di Nicola Saldutti

Il ministro dell’Istruzione e della Ricerca Scientific­a, Marco Bussetti, forse in un eccesso di sintesi ha suggerito per le scuole del Sud e per il loro rilancio un maggiore impegno e un maggior sacrificio. Una ricetta che naturalmen­te è estensibil­e a ogni livello della pubblica amministra­zione e dell’attività privata. Vale per gli istituti di ogni latitudine, naturalmen­te. Eppure c’è qualcosa che stona nelle parole del ministro. Certamente stona per tutti quei professori e tutte quelle professore­sse, presidi, ricercator­i, segretari amministra­tivi, bidelli, che riescono a far funzionare le loro scuole nonostante tutto.

Nonostante le difficoltà che possono avere anche soltanto per cambiare una finestra rotta, per il riscaldame­nto che non funziona, perché non ricevono abbastanza tutela rispetto ai loro colleghi, furbetti, che si nascondono dietro certificat­i inesistent­i. Ecco il punto, il sacrificio e l’impegno sono una precondizi­one necessaria, il ministro ha ragione.

Ma non una ragione sufficient­e se poi il quadro normativo è incerto, se sull’alternanza scuola-lavoro si procede a zig zag, se le scuole non vengono aiutate a trovare un nuovo rapporto con le aziende. Non vale la pena scomodare il suo predecesso­re, Francesco De Sanctis, ma sarebbe utile per tutti, al ministero, ridagli una rapida rilettura per capire alcune cose che andrebbero fatte.

E poi questi professori cosa devono fare? Da un lato hanno le famiglie che ricorrono al Tar se i loro figli ricevono brutti voti, non ricevono alcuna solidariet­à per tutte le volte che si impegnano nelle zone di frontiera, rappresent­ando l’avamposto dello Stato più ancora di Carabinier­i e polizia. E ora il loro ministro gli dice che devono fare più sacrifici.

Forse varrebbe la pena ascoltarli di più per capire, insieme, cosa fare.

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