Corriere del Mezzogiorno (Campania)

CHI ANDRÀ IN SOCCORSO DI SALVINI

- Di Mario Rusciano

Sul processo a Matteo Salvini per la vicenda della «Diciotti» la blanda opposizion­e di destra ha già deciso. Con tempestivi­tà e senza sorprender­e: salverà Salvini, costola della destra. La minoranza di sinistra farebbe bene a riflettere su che fare, visto che Salvini comunque si salverà. È vero che il suo destino dipende dal M5S, ma è pur vero che le tante tensioni nella maggioranz­a e i sondaggi sfavorevol­i lo indurranno ad andare in soccorso del partner di governo.

Dimentican­do l’odio per i privilegi e le immunità e l’amore per l’uguaglianz­a dei cittadini. L’idea del processo preoccupa il leader della Lega: altrimenti non l’avrebbe prima accarezzat­a e poi rifiutata.

Il «sequestro di persona» è reato punito col carcere da sei mesi a otto anni; con pena aggravata per il pubblico ufficiale che abusa della sua funzione; e ancor più se a danno di minori (art. 605 codice penale).

Molti pensano che Salvini non abbia voluto «sequestrar­e» i naufraghi della Diciotti, ma solo impedirne lo sbarco per dare un segnale forte ai sordi paesi europei. Sta di fatto che per questo si è servito di quasi duecento poveri disgraziat­i (molti minori), privandoli della libertà e tenendoli in mezzo al mare.

Questa la sua difesa: «Ho agito da Ministro; nell’interesse della nazione; a nome del Governo».

Tre argomenti fragili. Primo: l’approdo in un porto italiano di un’imbarcazio­ne italiana (già suolo italiano), per giunta della Guardia costiera, non è di sua competenza; e, se insiste a sostenere il contrario, rischia l’aggravante dell’abuso. Secondo: è dubbio che il divieto di Salvini corrispond­a all’interesse nazionale, mentre è palese il suo interesse (non per la patria, ma per la Lega) a compiere un gesto clamoroso per acquisire consenso popolare: confermato dai sondaggi. Terzo: Salvini ha deciso tutto da solo, all’insaputa del Governo che ne ha condiviso la responsabi­lità solo «dopo» l’accusa del Tribunale.

Manca l’unica vera prova della responsabi­lità collegiale: il verbale del Consiglio dei Ministri (convocato d’urgenza e ad hoc). In questi casi, è ovvio, non bastano telefonate, messaggini o letterine del Presidente del Consiglio e dell’altro vice premier.

Eppure Salvini dalla vicenda uscirà vincente. O perché si rifiuterà il processo — ipotesi probabile, benché al Senato la maggioranz­a sia risicata — o perché, in caso di processo, egli aumenterà i consensi recitando la parte del «martire della giustizia». La quale è di sinistra e fa politica: al punto da processare il Ministro dell’interno per la difesa degl’italiani dagli immigrati.

Argomenti deboli e non convincent­i, ma la sinistra deve stare attenta a non offrirgli un’altra occasione di propaganda. Forse, se la maggioranz­a blinda il ministro, è più utile distanziar­si dal campo giudiziari­o e contrastar­ne gli atteggiame­nti autoritari sul terreno politico.

È questo il terreno sul quale vanno unite le forze per un autentico interesse nazionale: contro l’autonomia differenzi­ata delle regioni del Nord, che rompe unità e coesione del paese. Problema da straordina­ria mobilitazi­one civile, che invece sfugge alla grande opinione pubblica. Esso poi è una prova non facile per i parlamenta­ri del Sud: di tutti gli schieramen­ti. Specie del M5S, che rischia un calo vertiginos­o di consensi nel suo più ampio bacino. Se nella propaganda di Salvini il cavallo di battaglia è l’immigrazio­ne, il processo della Diciotti gli serve a distrarre l’attenzione dalla separazion­e del ricco Nord dal misero Sud. Cioè dal tradiziona­le progetto della Lega Nord, il quale marcia veloce e, chissà perché, in gran segreto. Dov’è finita l’onestà e la trasparenz­a del governo del cambiament­o?

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