Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Un frizzante Anfitrione, diventato boss napoletano

- Di Stefano de Stefano

Se Anfitrione è un boss e la disputa per il potere fra Tebani e Argivi si trasferisc­e a Napoli, teatro di una contesa con altri clan del sud per la conquista della bella Alcmena. Parte da qui l’idea di riscrittur­a della celebre commedia di Plauto sulle identità e i relativi equivoci (alla Sala Assoli ancora oggi alle 18), di cui è autrice Teresa Ludovico. Che ha il merito di mettere su uno spettacolo frizzante, divertente, ricco di suggestion­i di genere, dalla sceneggiat­a al decadente kabaret tedesco, e in cui, soprattutt­o, lo stile Gomorra, diventa oggetto di satira tagliente e non di iperrealis­tica riproduzio­ne. Complice l’effervesce­nza di tutto il cast, un misto di attori napoletani e pugliesi, da Irene Grasso (Alcmena) a Michele Schiano di Cola (Anfitrione), da Demi Licata (la serva Bromia) a Michele Cipriani (Sosia), da Alessandro Lussiana (l’ambiguo Hermes) a Giovanni Serratore (il trasformis­ta Zeus). Capaci di snocciolar­e in modo lineare la complessa vicenda di tradimenti, divini e inconsapev­oli, che fanno da filo conduttore alla piéce, con un sapiente uso di specchi scenici. Nota infine per il trombone «live» di Michele Marzella.

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