Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un frizzante Anfitrione, diventato boss napoletano
Se Anfitrione è un boss e la disputa per il potere fra Tebani e Argivi si trasferisce a Napoli, teatro di una contesa con altri clan del sud per la conquista della bella Alcmena. Parte da qui l’idea di riscrittura della celebre commedia di Plauto sulle identità e i relativi equivoci (alla Sala Assoli ancora oggi alle 18), di cui è autrice Teresa Ludovico. Che ha il merito di mettere su uno spettacolo frizzante, divertente, ricco di suggestioni di genere, dalla sceneggiata al decadente kabaret tedesco, e in cui, soprattutto, lo stile Gomorra, diventa oggetto di satira tagliente e non di iperrealistica riproduzione. Complice l’effervescenza di tutto il cast, un misto di attori napoletani e pugliesi, da Irene Grasso (Alcmena) a Michele Schiano di Cola (Anfitrione), da Demi Licata (la serva Bromia) a Michele Cipriani (Sosia), da Alessandro Lussiana (l’ambiguo Hermes) a Giovanni Serratore (il trasformista Zeus). Capaci di snocciolare in modo lineare la complessa vicenda di tradimenti, divini e inconsapevoli, che fanno da filo conduttore alla piéce, con un sapiente uso di specchi scenici. Nota infine per il trombone «live» di Michele Marzella.