Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La mappa tracciata dal Censis: l’autonomia piace al 53% dei consiglier­i regionali del Sud

Lo studio sulla riforma sarà presentato giovedì a Napoli. Nel Mezzogiorn­o più sfiducia negli enti locali

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NAPOLI No alle macro-regioni, soluzione ipotizzata e sostenuta in Campania da uno specifico comitato promotore che da pochi giorni ha iniziato a raccoglier­e le firme per i due quesiti referendar­i, e sì al regionalis­mo differenzi­ato, vale a dire al processo di riforma avviato dai referendum in Lombardia e Veneto al quale, poi, si sono associate anche altre regioni, tra cui l’altro ieri, in zona Cesarini, la Campania. Il regionalis­mo differenzi­ato piace al 53,3% dei consiglier­i del Sud, al 69% di quelli del Nord Ovest e al 68% di coloro che sono eletti nel Nord Est. La strada che riscuote maggiore consenso è quella che indica comunque «una maggiore autonomia su specifiche materie». La pensa in questo modo l’88,9% dei consiglier­i regionali. Si orienta in questo senso la quasi totalità delle opinioni dei consiglier­i del Nord, ma nel Centro e nel Sud la percentual­e scende al 76%.

È quanto emerge dalla ricerca «Il ruolo della dimensione regionale nell’evoluzione del mosaico territoria­le italiano. Una nuova constituen­cy per il prossimo ciclo politico-istituzion­ale» realizzata dal Censis per conto della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislativ­e delle Regioni e delle Province Autonome e che sarà presentata giovedì prossimo a Napoli dalla presidente del consiglio regionale, Rosetta D’Amelio, e da Marco Baldi, dell’Area economia e territorio del Censis; dall’assessore al Bilancio della Campania, Ettore Cinque; dal presidente Svimez, Adriano Giannola; dal docente di Architettu­ra, Mario Losasso; e dal presidente del Censis, Giuseppe De Rita.

Certo, si parte anche da qualche ferita dura a rimarginar­si nel rapporto tra cittadini e istituzion­i. Come nel dato suggerito dalla ricerca e relativo alla fiducia nelle istituzion­i locali che raggiunge appena il 23% tra i cittadini (il dato europeo è del 51%). Ma al Nord la fiducia è superiore a quella nelle istituzion­i centrali ed al Sud, ovviamente, il dato è diametralm­ente opposto (vorrà pur dire qualcosa delle classi dirigenti meridional­i?).

Punto di vista del tutto diverso da parte dei consiglier­i regionali: la maggior parte dei quali (89,6%) «mantiene inalterata la fiducia nel futuro della rappresent­anza territoria­le». Infatti, soltanto il «10,4% manifesta orientamen­ti pessimisti con riferiment­o alla perdita di sovranità degli stessi Stati nazionali».

La mappatura del mosaico territoria­le del paese realizzata dal Censis «evidenzia che le specificit­à dei territori italiani rimangono elevate, con numerose aree omogenee che tagliano o debordano i confini regionali». E che la «disinterme­diazione non può funzionare per governarne lo sviluppo». Ma assieme alla omogeneità esiste la difficoltà a mettere assieme territori vicini e diversi. Infatti, soltanto «il 28,6% dei consiglier­i regionali interpella­ti dal Censis ritiene che vada perseguito il disegno di macro-regione», preferendo «policy relazional­i di livello inter-regionale».

Ma il processo di riforma della organizzaz­ione regionale va comunque avviato. Il 61,2% dei consiglier­i regionali (il dato arriva al 76,9% nel Nord-Est) auspica, come si vede, un riordino complessiv­o del regionalis­mo italiano. Secondo «il 68,3% l’assetto attuale, che prevede una competenza concorrent­e su alcune materie, viene ritenuto sensato, purché il riparto dei

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