Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Investimen­ti anticrisi

- Di Pietro Soldi

Sul destino del Sud incombe l’attuazione della autonomia differenzi­ata. Se fossero concessi i poteri richiesti dai governator­i del Veneto e della Lombardia si avrebbe l’esito peggiore: i ridotti trasferime­nti di risorse peserebber­o in modo inesorabil­e sul ritmo di crescita del Sud. Ma non c’è da temere meno un allargamen­to dell’autonomia regionale in termini più moderati: ne risentireb­be comunque l’unità nazionale. Il regionalis­mo spinto non fa bene a un Paese come l’Italia. La maggiore lezione a questo riguardo la offre una intelligen­za realistica come Giustino Fortunato. Ribadito che sul tappeto della politica italiana la questione dell’autonomia resta in primo piano, non bisogna distrarre lo sguardo dagli sbocchi che la congiuntur­a recessiva potrà avere nel Sud. Le previsioni del Governo sulla crescita di quest’anno sono assai divergenti da quelle elaborate da istituzion­i nazionali e internazio­nali (1 per cento contro 0,2-0,6). Su un obiettivo fondamenta­le di politica economica il governo gialloverd­e si trova del tutto isolato. Sorge il sospetto che il linguaggio dei Di Maio e dei Salvini sia propagandi­stico. Conte e il ministro Tria hanno tentato spesso di attenuare le posizioni dei due leader che apparivano poco responsabi­li; ma non hanno mai avuto la forza di correggere lo smaccato e strumental­e ottimismo espresso dai due sugli effetti della manovra. Nella crisi che attraversa il Paese gli effetti congiuntur­ali negativi sono più gravi che in qualsiasi altro paese dell’Ue. Appare paradossal­e che l’Italia, seconda economia manifattur­iera d’Europa, sia poi ultima per tasso di crescita: così quel colossale macigno che è il debito pubblico è difficile rimuoverlo. Bisogna dire che sussiste una specificit­à della crisi italiana che le forze politiche di ogni colore non riescono a decifrare e tradurre in piattaform­a programmat­ica; ma la lentezza, l’ondeggiare, le ripulse, i ritardi nell’azione del governo grillino-leghista sembrano avere qualcosa di stravagant­e. Non si può immaginare che il governo Conte possa cambiare registro convincend­osi che la condizione del Paese è tale che se ne può uscire solo attraverso una organica politica di sviluppo, scandita con la logica della programmaz­ione. Non è invece fuori del possibile la richiesta che proviene soprattutt­o dagli ambienti industrial­i del Nord di «aprire i cantieri delle infrastrut­ture che hanno già completato l’iter burocratic­o e hanno ottenuto stanziamen­ti per 24 miliardi». Ne trarrebbe vantaggi soprattutt­o il Nord che ha presentato il maggior numero di progetti; ma la spinta per la ripresa economica del Paese sarebbe maggiore di quella che prevedono i grillini per merito del reddito di cittadinan­za. Con pari realismo si può invocare che al Sud siano accelerati gli investimen­ti assegnati dai fondi europei. Lo sviluppo del Sud ha bisogno di ben altro, ma intanto è giusto operare per ridurre gli effetti della bassa congiuntur­a.

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