Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Migranti, omofobia e razzismo L’odio corre sul filo dei social
Un’indagine svela le insidie della rete: vi è esposta la metà dei ragazzi
NAPOLI Ore e ore passate online a navigare nella rete, parlando con amici e conoscenti o sconosciuti. Parliamo dei nostri figli, dei giovani che, molto spesso, a partire dalle scuole medie si ritrovano uno smartphone tra le mani e vengono catapultati nel mondo dei social media. Non più solo facebook e twitter, ma instagram, youtube, whatsapp e snapchat animano le giornate dei giovanissimi stimolandoli con una enorme mole di informazioni, ma anche sottoponendoli a continue insidie. E proprio l’uso della rete e delle nuove tecnologie è stato al centro del seminario «Tecnologia e competenza sociale» organizzato dall’associazione di promozione sociale Social Skills in collaborazione con il gruppo di imprese sociali Gesco e con Ceripe – Accademia di Formazione. Durante la giornata di lavoro docenti ed esperti si sono alternati per raccontare l’impatto che i new media e l’online hanno sui nostri ragazzi, sullo sviluppo delle loro competenze e sulle insidie che si nascondono sulla rete. Maria Striano, professoressa di Pedagogia Generale e Sociale alla Federico II di Napoli, ha presentato i risultati della ricerca universitaria sull’esposizione di adolescenti e pre adolecomunque scenti ai discorsi d’odio tramite i social media, evidenziando quanto il fenomeno dei discorsi d’odio sia diffuso tra i ragazzi e le ragazze di età compresa tra gli 11 e i 16 anni e quanti adolescenti siano vittime o fautori di discorsi di odio veicolati dai social networks e dalle chat. Lo studio che ha coinvolto 1000 studenti di tutta Italia, con il 67% degli intervistati provenienti dalla regione Campania, e da cui sono emersi dati molto preoccupanti. «La maggior parte dei ragazzi coinvolti spiega Striano- è altamente esposto a discorsi d’odio. Tramite social i ragazzi sono invitati e stimolati a ragionare su forme d’odio soprattutto verso i migranti e gli omosessuali. C’è una forma di intolleranza anche nei confronti dei disabili e tutto queste sollecitazioni, spesso, arrivano da coetanei dei ragazzi coinvolti nella ricerca». Del campione esaminato il 97% utilizza i social media, in prevalenza whatsapp e instagram, dalle 2 alle 6 ore al giorno, parlando dei temi più svariati, da quelli legati alla scuola o ai propri interessi. Il 52 % dei giovanissimi intervistati, durante la propria esperienza sui social si è trovato ad affrontare, o a leggere un commento con contenuti razzisti od omofobi. «Il web può essere una grande risorsa e al contempo una grande trappola, soprattutto per i giovanissimi che non hanno ancora sviluppato un pensiero critico che li aiuta a scegliere e selezionare il flusso di informazioni a cui sono sottoposti».
Quella dell’adolescenza è un’età molto fragile e si è più esposti a certe insidie che provengono dalle nuove tecnologie. «Tra le dipendenze patologiche del comportamentospiega Simona D’Agostino, pedagogista e vicepresidente Social Skills- quelle tecnologiche occupano un ruolo di rilievo per la loro crescente diffusione e per il loro impatto sul funzionamento socio-relazionale scolastico e intrafamiliare degli adolescenti». I nuovi sistemi di comunicazione stanno determinando una diversa architettura sociale dipendente dagli strumenti multimediali. I servizi educativi e sociosanitari non possono trascurare queste novità per gli effetti che stanno producendo sulle modalità relazionali, sugli apprendimenti, sulla didattica, sulla manifestazione del bisogno sociale e di benessere. «Troppo spesso – ha sottolineato Rosa Chiapparelli, presidente di Social Skills- deleghiamo il nostro compito genitoriale di educativo, invece, oggi più che mai, è necessario pensare a una collaborazione tra famiglia, scuola e le agenzie educative. Bisogna riconnettersi con la realtà, bisogna tornare a parlare e ascoltare i ragazzi e lo possiamo fare solo attraverso la tecnologia, conoscendo la tecnologia».