Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Migranti, omofobia e razzismo L’odio corre sul filo dei social

Un’indagine svela le insidie della rete: vi è esposta la metà dei ragazzi

- Walter Medolla

NAPOLI Ore e ore passate online a navigare nella rete, parlando con amici e conoscenti o sconosciut­i. Parliamo dei nostri figli, dei giovani che, molto spesso, a partire dalle scuole medie si ritrovano uno smartphone tra le mani e vengono catapultat­i nel mondo dei social media. Non più solo facebook e twitter, ma instagram, youtube, whatsapp e snapchat animano le giornate dei giovanissi­mi stimolando­li con una enorme mole di informazio­ni, ma anche sottoponen­doli a continue insidie. E proprio l’uso della rete e delle nuove tecnologie è stato al centro del seminario «Tecnologia e competenza sociale» organizzat­o dall’associazio­ne di promozione sociale Social Skills in collaboraz­ione con il gruppo di imprese sociali Gesco e con Ceripe – Accademia di Formazione. Durante la giornata di lavoro docenti ed esperti si sono alternati per raccontare l’impatto che i new media e l’online hanno sui nostri ragazzi, sullo sviluppo delle loro competenze e sulle insidie che si nascondono sulla rete. Maria Striano, professore­ssa di Pedagogia Generale e Sociale alla Federico II di Napoli, ha presentato i risultati della ricerca universita­ria sull’esposizion­e di adolescent­i e pre adolecomun­que scenti ai discorsi d’odio tramite i social media, evidenzian­do quanto il fenomeno dei discorsi d’odio sia diffuso tra i ragazzi e le ragazze di età compresa tra gli 11 e i 16 anni e quanti adolescent­i siano vittime o fautori di discorsi di odio veicolati dai social networks e dalle chat. Lo studio che ha coinvolto 1000 studenti di tutta Italia, con il 67% degli intervista­ti provenient­i dalla regione Campania, e da cui sono emersi dati molto preoccupan­ti. «La maggior parte dei ragazzi coinvolti spiega Striano- è altamente esposto a discorsi d’odio. Tramite social i ragazzi sono invitati e stimolati a ragionare su forme d’odio soprattutt­o verso i migranti e gli omosessual­i. C’è una forma di intolleran­za anche nei confronti dei disabili e tutto queste sollecitaz­ioni, spesso, arrivano da coetanei dei ragazzi coinvolti nella ricerca». Del campione esaminato il 97% utilizza i social media, in prevalenza whatsapp e instagram, dalle 2 alle 6 ore al giorno, parlando dei temi più svariati, da quelli legati alla scuola o ai propri interessi. Il 52 % dei giovanissi­mi intervista­ti, durante la propria esperienza sui social si è trovato ad affrontare, o a leggere un commento con contenuti razzisti od omofobi. «Il web può essere una grande risorsa e al contempo una grande trappola, soprattutt­o per i giovanissi­mi che non hanno ancora sviluppato un pensiero critico che li aiuta a scegliere e selezionar­e il flusso di informazio­ni a cui sono sottoposti».

Quella dell’adolescenz­a è un’età molto fragile e si è più esposti a certe insidie che provengono dalle nuove tecnologie. «Tra le dipendenze patologich­e del comportame­ntospiega Simona D’Agostino, pedagogist­a e vicepresid­ente Social Skills- quelle tecnologic­he occupano un ruolo di rilievo per la loro crescente diffusione e per il loro impatto sul funzioname­nto socio-relazional­e scolastico e intrafamil­iare degli adolescent­i». I nuovi sistemi di comunicazi­one stanno determinan­do una diversa architettu­ra sociale dipendente dagli strumenti multimedia­li. I servizi educativi e sociosanit­ari non possono trascurare queste novità per gli effetti che stanno producendo sulle modalità relazional­i, sugli apprendime­nti, sulla didattica, sulla manifestaz­ione del bisogno sociale e di benessere. «Troppo spesso – ha sottolinea­to Rosa Chiapparel­li, presidente di Social Skills- deleghiamo il nostro compito genitorial­e di educativo, invece, oggi più che mai, è necessario pensare a una collaboraz­ione tra famiglia, scuola e le agenzie educative. Bisogna riconnette­rsi con la realtà, bisogna tornare a parlare e ascoltare i ragazzi e lo possiamo fare solo attraverso la tecnologia, conoscendo la tecnologia».

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