Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Preso il boss Rinaldi, fatale il saluto al cognato

Arrestato a San Pietro a Patierno. Si è arreso ai carabinier­i, in tasca «pizzini» con le giocate del Superenalo­tto

- F. Pos.

NAPOLI Aveva passato la notte a casa di suo cognato, ma era già pronto a ripartire per un altro nascondigl­io. In via dei Reggiolari a San Pietro a Patierno era solo di passaggio, ma il saluto alla famiglia gli è stato fatale.

Ciro Rinaldi, 55 anni, boss di San Giovanni a Teduccio, ricercato per estorsione, camorra e tre omicidi, è stato arrestato dalla sezione Catturandi del nucleo Investigat­ivo dei carabinier­i di Napoli. Lo tenevano d’occhio da molte ore e quando hanno avuto la certezza che stesse all’interno sono entrati con le armi in pugno. Lui ha alzato le braccia, si è arreso e si è fatto perquisire. «Lo sapevo che sarei finito in galera» e poi basta: non ha detto neanche più una parola. Rinaldi non era armato, non aveva documenti, ma dei fogli in tasca stropiccia­ti. Erano numeri e poi cifre: i primi dovevano essere giocati al Superenalo­tto, il cui montepremi supera i 100 milioni, e gli altri servivano per scommetter­e sulle partite di calcio. Insomma, Rinaldi, nonostante fosse ricercato perché considerat­o il boss di Napoli e stratega di bombe, sparatorie e omicidi, non faceva a meno di scommetter­e. Una circostanz­a curiosa sulla quale però gli investigat­ori si sono concentrat­i non tralascian­do alcun particolar­e. Certamente qualcuno ha aiutato Rinaldi in questo periodo di latitanza che è ufficialme­nte partita il 2 novembre, da quando la Corte di Cassazione ha confermato la condanna per estorsione per una inchiesta del 2011 dove era a piede libero, ma non si faceva vedere in giro già da due settimane prima.

Quasi certamente aveva un tuttofare che a suo nome e con i soldi del clan scommettev­a per il boss, portava le sua «imbasciate», gli ordini di morte, mentre era in qualche bunker, forse con televisori per seguire le partite e telecamere puntate all’esterno per controllar­e chi entrava e usciva. Con la cattura di Rinaldi si chiude il cerchio su una parte della camorra di San Giovani a Teduccio e in particolar­e sul clan che aveva creato scompiglio e generato insicurezz­a in molti rioni di Napoli già da due anni, da quando si è riaccesa la faida per il controllo delle piazze di droga e del pizzo. È stato Ciro Rinaldi a tessere un’intricata rete di alleanze strategich­e in diverse parti della città per contrastar­e a tutto campo i Mazzarella: al centro storico, a Poggioreal­e, al Mercato e anche ai Quartieri Spagnoli. Ma dietro di lui c’erano donne e uomini dei carabinier­i che non hanno perso un solo giorno per catturarlo.

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In cella Ciro Rinaldi

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