Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il quadro di Caravaggio è nato per il Pio Monte Non può essere spostato
La mostra su Merisi alla pinacoteca, un evento già visto Va tutelata la tela delle «Sette opere di Misericordia»
stare dalla chiesa del Pio Monte della Misericordia, che da secoli ne è la sede di documentata e storica destinazione, la grande tela con La Madonna e le opere di Misericordia dipinta da Caravaggio, appena giunto a Napoli, alla fine del 1606: non solo un ‘capolavoro’ assoluto della pittura europea in età moderna, ma anche o soprattutto la più lucida, umanissima e coinvolgente testimonianza del forte impatto del pittore con la complessa realtà della nostra città, da lui intensamente sperimentata e vissuta. Decisione, questa di ‘smontare’ la tela di Caravaggio dalla sua sede ‘storica’, maturata con il consenso degli attuali governatori del Pio Monte, che inutil- avevano già tentato di consentire, dietro compenso, l’esposizione del dipinto prima al recente Expo di Milano e poi, senza che lo stesso Presidente della Repubblica ne fosse a conoscenza, al Palazzo del Quirinale. Ma anche, così sembra, con l’avallo dei responsabili della locale Soprintendenza delegata alla tutela e alla conservazione del nostro patrimonio artistico e con il complice silenzio dei media locali, delle nostre università, delle tante associazioni culturali presenti in città e della nostra amministrazione civica. Per di più senza tenere in alcun conto, da parte degli stessi attuali governatori del Pio Monte, che, con una decisione presa in una seduta del 27 agosto 1613 da parte dei governatori di allora, fu stabilito che mai, per nessun motivo, sia pur momentaneo e occasionale, la tela del Caravaggio poteva essere rimossa dalla sua chiesa. Ciò che, infatti, è avvenuto in anni relativamente recenti solo dopo che la chiesa del Pio Monte fu in parte danneggiata dal terremoto del novembre 1980, costringendo l’allora Soprintendente Raffaello Causa a trasferirla temporaneamente, per ovvi motivi di sicurezza, a Capodimonte (e fu allora esposta, in attesa che i lavori nella chiesa terminassero, a una mostra sul Seicento napoletana presentata proprio a Capodimonte nell’84), e quando, per sottoporre il dipinto a un