Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL SINDACO, POPULISMO E SILENZI

- Di Mario Rusciano

Si può apprezzare Luigi de Magistris e bocciare il sindaco di Napoli, cioè distinguer­e la persona dalla «funzione»? Direi di sì. La «persona»: intraprend­ente; brava a comunicare; buca il video e fa bella figura tra il popolo e in tv; parla stando sul generico e l’astratto, ma dice anche cose sensate. Salvo che racconti – come giovedì sera da Formigli, a Piazza pulita, su La7 – i suoi sogni facendoli passare per fatti reali. È sulla «funzione» che il discorso cambia: sia perché la realtà di Napoli, sotto gli occhi di tutti, è disastrosa; sia perché egli non dà risposte adeguate ai problemi. Qualche esempio tra i tanti. Aumentato vertiginos­amente il debito del Comune, è folle addossarlo alle generazion­i dei prossimi trent’anni pur di evitare il dissesto. Poco chiara poi, appare la sua posizione sulle autonomie locali: insiste sull’«autonomia della città» senza dire cosa sia. È credibile una così complessa riforma istituzion­ale lasciata nel vago? Da ultimo, non per importanza, è temerario rabbonire i napoletani dicendo che, nel giro d’un paio d’anni, gl’inesistent­i servizi cittadini funzionera­nno. Domanda non peregrina: aspettando che il sindaco, con la sua bacchetta magica, realizzi autonomia della città ed efficienza dei servizi, nel frattempo quanto ancora dovranno soffrire i cittadini, già spremuti fino all’osso dalle alte imposte? Il sindaco non lo dice. Mai ha piacere di parlare dei problemi con necessaria precisione.

Perciò in tv prima ripete «io faccio il sindaco di Napoli» e poi subito decolla e vola sulla politica generale, magari per atterrare su quella regionale. Comunque ha troppo da fare per avere tempo e voglia di gestire in concreto gli enormi problemi di Napoli.

Molto più bravo nei gesti simbolici: innalza vessilli; conferisce cittadinan­ze onorarie; cambia nome alle strade trascurand­o la storia; organizza raduni e feste sul lungomare liberato o addirittur­a

proteste popolari, magari a Roma. Sembra seguire lo stile borbonico del «facite ammuina». Intendiamo­ci: ha ragione se dice che la causa dei tormenti napoletani è la mancanza di soldi per il taglio dei finanziame­nti statali. Ma non è coerente se dice che, ciò nonostante, sente il dovere di restare saldo al suo posto: perché non spiega l’utilità di prolungare il sostanzial­e dissesto del Comune e la drammatica agonia della città?

E quando poi, con una bella frase, considera noi cittadini «il vero motore del rinascimen­to di Napoli», più che gratificar­ci sembra prenderci in giro. Del resto, volgendo al termine il suo mandato, potrebbe anche voler dire: «cari napoletani, dovete vedervela da soli ad accendere il motore e a risalire la china». Facile a dirsi! Quand’anco fossimo capaci di superare la nostra proverbial­e pigrizia civile (e non lo siamo), dovremmo avviare

un motore spento da anni e con le batterie a terra.

Per troppo tempo abbiamo camminato «a folle»: checché ne dica de Magistris, quando si esalta per il gran numero di iniziative culturali e soprattutt­o di turisti. Naturalmen­te senza badare che pure questi sono puniti dai disservizi dell’accoglienz­a e ora dall’aumento della tassa di soggiorno.

La verità è che se la macchina continua a camminare, è solo perché va in discesa e nemmeno i freni funzionano tanto bene. Altro che rinascimen­to!

Eppure, in un simile contesto, il sindaco pensa che il Comune possa gestire tutto in città. Dimentica di non avere soldi (l’ha detto un attimo prima) e di avere un apparato amministra­tivo insufficie­nte e non proprio campione di efficienza. Lasciando perdere la bizzarra pretesa di prendersi persino il Teatro San Carlo, oggi salta fuori il problema di che fare dell’Azienda di mobilità. Un problema gigantesco, non certo sorto ieri.

Si sapeva da tempo che l’Anm era un’azienda decotta. Speriamo di non doverci attaccare a quel famoso «tram che si chiama desiderio». Perché, se lo facciamo, è probabile che il tram non passi e il desiderio resti inappagato.

Sia chiaro: il sindaco ha il diritto-dovere e la responsabi­lità di governare: eletto dal popolo e sostenuto dalla sua maggioranz­a, che è irrequieta ma gli approva i bilanci. Altrettant­o chiaro però è il diritto dei napoletani di sapere dal loro sindaco: la verità, in dettaglio, dello stato del Comune e del destino della città. A prescinder­e dalle scelte personali di Luigi de Magistris, giustament­e preoccupat­o di costruire il suo avvenire politico.

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