Corriere del Mezzogiorno (Campania)

EX ILVA: AZIENDA E ISTITUZION­I ALLA PROVA DELLA RESPONSABI­LITÀ

- di Claudio De Vincenti

Il vertice convocato dal Procurator­e della Repubblica di Taranto con Arcelor-Mittal (Am) e gli organi pubblici competenti in materia ambientale e sanitaria e la pronuncia del Giudice del Lavoro sulla mancanza di trasparenz­a nelle procedure di reclutamen­to da parte di Am, suonano come un forte richiamo per tutti alle proprie responsabi­lità in questa fase delicata per il futuro della città. Un richiamo che vale prima di tutto per l’azienda, che deve garantire l’attuazione degli impegni presi in materia di occupazion­e e di risanament­o ambientale, ma vale anche per le autorità che devono monitorare in modo rigoroso e oggettivo la situazione ambientale e sanitaria dell’area tarantina.

Il punto di partenza è che, con l’acquisizio­ne del siderurgic­o da parte di Arcelor-Mittal, si è aperta una fase nuova che rende concretame­nte realizzabi­li gli investimen­ti tecnologic­i in grado di abbattere inquinamen­to e rischi per la salute e la graduale ripresa produttiva e occupazion­ale. Obiettivi ambedue decisivi per il futuro della comunità jonica e che richiedono comportame­nti coerenti in ogni passaggio del percorso attuativo.

L’azienda è quindi tenuta a rispettare sia gli impegni presi in materia occupazion­ale, compresa massima trasparenz­a nei criteri di assunzione e relazioni sindacali costruttiv­e, sia gli impegni in materia di investimen­ti nelle tecnologie che abbattano le emissioni e garantisca­no un’attività produttiva rispettosa della salute dei cittadini e dell’ambiente, come stabilito dal Piano ambientale definito dal precedente Governo. E sta prima di tutto al Ministero dello sviluppo economico e a quello dell’ambiente vigilare affinché questi impegni vengano rispettati da Am.

Ma questo complesso equilibrio tra tutela della salute e dell’ambiente e ripresa economica e occupazion­ale dell’area richiede anche che le autorità competenti per il monitoragg­io in loco dei dati ambientali – Ispra, Arpa e Asl – operino sulla base esclusiva di criteri oggettivi di valutazion­e: rilevazion­e dei dati e loro elaborazio­ne in base ai parametri scientific­i di consenso internazio­nale; confronto tra dati rilevati e limiti di tolleranza stabiliti dalle Bat europee – ossia le migliori tecnologie disponibil­i – e di quelli ancor più severi contenuti nell’Autorizzaz­ione integrata ambientale (Aia) per lo stabilimen­to ex Ilva. E che la popolazion­e tarantina sia informata in modo trasparent­e e univoco circa le valutazion­i che gli organismi tecnici raggiungon­o, senza condiziona­menti estranei alla valutazion­e scientific­a e senza incursioni da parte di soggetti non titolati. Sto parlando del diritto fondamenta­le dei cittadini e dei lavoratori di Taranto a una informazio­ne scevra da strumental­izzazioni di qualsiasi segno.

Va in questa direzione l’iniziativa del Procurator­e volta a promuovere un coordiname­nto tra gli organismi di verifica e validazion­e dei dati nonché una loro comunicazi­one chiara e univoca ai cittadini, evitando arbitrarie­tà e incertezze. E vanno nella medesima direzione le decisioni assunte dal Tavolo istituzion­ale di monitoragg­io convocato dal Prefetto tre settimane fa, che ha stabilito l’agenda dei controlli e delle verifiche da parte di Ispra, Arpa e Asl a supporto delle decisioni che le istituzion­i – a cominciare dal Comune di Taranto – si troveranno di volta in volta ad adottare per governare nell’interesse generale la fase di transizion­e in corso.

Due note dissonanti, purtroppo, in questo quadro di comuni assunzioni di responsabi­lità. La prima è il ricorso della Regione Puglia nei confronti del Piano ambientale e dell’Aia: se il ricorso venisse accolto blocchereb­be la realizzazi­one del Piano, esattament­e il contrario di quanto richiesto dalla recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ne ha invece sollecitat­o la piena attuazione. La seconda dissonanza viene dal comportame­nto del Governo attuale, che da quasi un anno non convoca il Tavolo di coordiname­nto del Contratto istituzion­ale di sviluppo (Cis), la vera Legge speciale per Taranto, varata nel 2015. Finché ha potuto operare, il Cis ha dato risultati importanti in materia di bonifiche, infrastrut­ture, sanità, rigenerazi­one urbana, con lavori in esecuzione che hanno già impegnato la metà della consistent­e dotazione di risorse (1 miliardo di euro).

C’è da augurarsi che queste due note dissonanti vengano presto sanate. Perché la sfida dello sviluppo sostenibil­e di Taranto e della comunità jonica richiede da parte di tutti gli attori — istituzion­ali, economici e sociali — comportame­nti ispirati a grande rigore nel perseguime­nto dell’interesse generale e al rifiuto radicale di ogni tentazione demagogica.

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