Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il sindaco di Pozzuoli: «Basta ritardi sulla struttura ex Smom»
Figliolia sulle mancanze della Cassa Depositi e prestiti, già messa in mora dal Comitato per l’ordine pubblico
NAPOLI Il sindaco ha dissotterrato l’ascia di guerra e ha chiesto con forza la valorizzazione dell’ex complesso Smom di Pozzuoli sprofondato nel degrado e abbandonato da decenni. Il Comitato dell’ordine pubblico ha messo in mora la Cassa Depositi e Prestiti ultima proprietaria del complesso che deve essere meglio vigilato e messo in sicurezza. Siamo al round finale di un match durato 35 anni.
«Ora basta! A San Gennaro, sul suolo dell’ex complesso Smom - dice Figliolia sindaco di Pozzuoli - deve sorgere uno straordinario complesso turistico e ricettivo. Con un parco pubblico, un albergo, attrezzature per il wellness e una struttura per meeting e convegni. E in più un parco pubblico per il tempo libero. È stato un errore venderlo alla Cassa Depositi e Prestiti, passare, cioè, la proprietà da un braccio dello Stato ad un altro braccio dello Stato. Molto meglio sarebbe stato venderlo all’asta, ma ora la misura è colma. Il futuro della città flegrea, insomma, si deciderà lì».
Con la benedizione di San Gennaro, manco a dirlo, perché l’orrendo scheletro è attaccato alla basilica, e anche, più laicamente, con quella di Sophia Loren che è nata da queste parti. E della Solfatara chiusa da troppo tempo. La questione, però, è ancora ad un punto di stallo. E fra’ Massimo da Pianura, uno dei cinque frati cappuccini del convento di San Gennaro alla Solfatara dove è custodita la «pietra del patrono», scuote la testa e fa fatica a credere all’ennesima promessa: «Quel rudere di pietra fradicia produce un inquinamento ambientale insopportabile, ora sentiamo dire che vogliono costruire un albergo stellato, ma parliamone quando e se sarà il momento, per ora conviviamo con una discarica vergognosa dalla quale, per fortuna, sono stati cacciati i tossici che vi dormivano». Il pessimismo di fra’ Massimo è giustificato: l’ex tubercolosario ha più di cento anni, fu costruito nel 1917 per poi diventare ospedale militare negli anni venti (venivano curati i soldati reduci dalle guerre in Africa Orientale) prima di passare all’ Ordine di Malta che lo ha gestito fino al 1982. Gli ultimi due passaggi di mano, infine, hanno avuto come protagonisti l’Agenzia del Demanio e la Cassa depositi e prestiti. Dopo tanta incuria quel che resta della facciata è fatiscente, mentre i finestroni sembrano occhi senza pupilla e mettono i brividi a fissarli: l’ex Smom, che ebbe tra gli estimatori anche l’avvocato Gianni Agnelli e il fido Romiti, è come una profonda ferita di un territorio che, però ha ancora il suo fascino e chiede aiuto. Alle spalle dello scheletro, però, il paesaggio è di una bellezza che ubriaca e il parco è ancora rigoglioso grazie alla generosità della macchia mediterranea che, attraverso una serie di terrazze, degrada a mare. Tutto è pronto, insomma, ma il via non c’è ancora. È storia vecchia: nell’area metropolitana di Napoli l’elenco degli edifici un tempo importanti e poi dismessi e abbandonati è lungo quanto una corona di spine a conferma di una inerzia burocratica mortificante. Nel caso dell’ex tubercolosario sono state chiamate in causa, oltre le passate amministrazioni puteolane, l’Agenzia del Demanio che pure ha premiato, con un congruo assegno, la città di Pozzuoli «per aver adottato in tempi rapidi tutti gli atti urbanistici utili per la cessione dell’ex Smom alle casse erariali» ma nei fatti non ha impresso alla pratica quell’accelerazione che ci si attendeva. Nonostante si tratti di un progetto di grande interesse turistico e speculativo. Come si intuisce sfogliando il bel volume, a firma Bruno Discepolo e Francesco Verde, che nel 2015 la Confindustria ha dedicato al progetto di valorizzazione della struttura. In estrema sintesi le cifre di partenza e di arrivo sono imponenti: superficie scoperta 17.130mq; superficie coperta 5.300mq; importo complessivo dei lavori 10.000.000 euro; valore attuale dell’immobile 5.000.000; valore futuro dell’immobile 22.500.000 euro. Gli acquirenti, quindi, non dovrebbero mancare. Che fare, allora? Le parole più sagge vengono dal presidente dell’Acen, Federica Brancaccio: «II degrado odierno non è sopportabile. L’obiettivo, ha detto, è individuare partner locali attraverso un bando. E fare presto. Solo così il turismo e l’economia di Pozzuoli troveranno nuovo slancio vitale». È vero, ma servono tempi certi che ancora non ci sono.