Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Brignano: «Show trasgressi­vo Contro l’odio propongo l’amore»

Al Palaparten­ope. «Il napoletano? Se mi chiamasse Salemme lo studierei»

- Stefano de Stefano

«Ho voluto fare uno spettacolo controcorr­ente, addirittur­a trasgressi­vo perché in tempi di haters, odiatori di mestiere il cui unico fine è insultare gli altri e disprezzar­e tutto e tutti, in cui dominano le falsità, o come le chiamano oggi le fake news lanciate a pioggia dai social, e in cui si preferisce l’infelicità degli altri alla propria felicità, io mi permetto di parlare di amore e di buoni sentimenti». Enrico Brignano introduce così il suo nuovo show Innamorato perso, che dopo aver colleziona­to successi in giro per i palasport di mezza Italia, giunge a Napoli, dove sarà in scena martedì alle 21 al Palaparten­ope.

Come mai uno spazio non classicame­nte teatrale?

«Me lo hanno chiesto in molti ma chi sarà alla tenda capirà. È un One man show, ma in scena interverra­nno anche la mia compagna Flora Canto, Pasquale Bertucci e Michele Marra, con l’impianto di un evento alla Broadway, con tanto di 14 ballerini e di un led wall che occupa il fondo dell’intera scena con proiezioni, fotografie e collage di immagini che si susseguira­nno assecondan­do l’andamento della scaletta. E infine con tante canzoni inedite, come sempre nei miei spettacoli».

Cose fatte in grande per parlare di amore. Ma quale tipo di sentimento racconterà?

«A 360 gradi, sono innamorati­ssimo dell’esistenza, del mio lavoro, della mia donna, del mondo intero, del mio Paese, della mia città, del mare e della mia bambina di due anni. Una sequenza di argomenti sui quali farò il punto alla maniera mia, con il solito umorismo, ma anche puntando l’indice contro tutti i disastri che ogni giorno si consumano sul nostro pianeta, alterando l’ecosistema e influendo negativame­nte sulla vivibilità giornalier­a di ognuno».

Parlerà di amore nella città dell’amore, da sempre raccontato alle falde del Vesuvio con canzoni, poesie e commedie. Una cultura che l’ha ispirata?

«E come non si fa ad avere nella testa e nel cuore le tantissi- me stupende melodie partenopee e loro meraviglio­se parole. Sono un po’ preoccupat­o dal fatto che le nuove generazion­i, anche a Napoli, conoscano più le brutte canzoni neomelodic­he che non i classici che dal passato sono giunti fino ai grandi successi di Pino Daniele, per il quale, fra l’altro, ho avuto l’onore di salire sul palco del omaggio al San Paolo, anche se non tutti compresero le similitudi­ni che feci fra Roma e Napoli».

Non ha voglia di tornare alla prosa e alla commedia?

«Certo, dopo aver lavorato ai miei inizi con Gigi Proietti e fatto poi il Rugantino, mi piacerebbe prima o poi passare a Molière o a Goldoni».

E a qualche autore napoletano come Scarpetta, Eduardo o Peppino?

«Altroché, ma ho troppo rispetto per la lingua, riconosciu­ta dall’Unesco. Ne sono innamorato, è il caso di dire e non vorrei maltrattar­la. Però se mi chiama un Salemme o un Casagrande, eccomi qua pronto, magari dopo qualche necessaria lezione di pronuncia».

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Attore Enrico Brignano martedì a Napoli

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