Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Io, Anna Maria Ortese da tedesca in questa città»

È nata a Berlino da Mario, amato nipote della scrittrice che fu per lui «madre spirituale» «Giriamo un reportage sull’emigrazion­e nella Napoli raccontata dalla mia prozia Da qui si parte ancora come fece papà»

- Di Natascia Festa

«Piacere Anna Maria Ortese». Come scusi? «Sì Ortese Ortese, sono la nipote. Anzi pronipote». E a ben guardarla questa ventinoven­ne italo-tedesca, a Napoli per un reportage della Zdf (in Germania è il secondo canale della tv di Stato) sui giovani del Mezzogiorn­o che emigrano in Europa — lei, figlia di emigranti — ricorda la scrittrice da giovane.

«Piacere Anna Maria Ortese». Come scusi? «Sì Ortese Ortese, sono la nipote. Anzi pronipote». E a ben guardarla questa ventinoven­ne italo-tedesca, a Napoli per un reportage della Zdf (in Germania è il secondo canale della tv di Stato) sui giovani del Mezzogiorn­o che emigrano in Europa — lei, figlia di emigranti — ricorda la scrittrice da giovane, in qualche rara foto in cui apre un sorriso largo che sarebbe via via scomparso.

«Ma davvero? Mi emoziona e mi onora» dice. «È la prima volta che vengo a Napoli, pur essendo figlia di un napoletano, ed è anche la prima volta che sono io ad essere intervista­ta. Di solito sto dall’altra parte, sono l’intervista­trice...».

Cominciamo proprio dal nome.

«Mi chiamo Anna Maria Ortese perché mio padre, Mario, è il figlio di Raffaele Ortese, fratello della scrittrice. Per lui non era solo una zia, ma la persona con la quale è cresciuto, una madre spirituale. Oggi papà ha 83 anni e ne parla sempre con grande trasporto».

Come arrivano a Berlino gli Ortese?

«Mio padre aveva fatto mille mestieri prima di emigrare, anche l’attore. Si era trasferito a Roma perché voleva diventare caratteris­ta e lavorò con Luchino Visconti in vari film».

Quali?

« Rocco e i suoi fratelli, ad esempio. Ha presente la scena finale della tavolata? È uno dei commensali. Purtroppo non era soddisfatt­o della vita in Italia, così nel 1971 si trasferì nella Germania dell’Ovest e fu assunto in varie fabbriche. Approdò poi a Berlino e se ne innamorò. Per la verità si innamorò anche di mia madre: decise di sposarla e restare lì. Tutto quello che voleva a quel punto era una famiglia, figli e stare tranquillo. Il cinema se l’ era lasciato alle spalle. Eppure quando mi parlava di Visconti, della sua passione per i dettagli — sul set, il sangue non doveva essere colore, ma sangue di bue appena macellato—mi ha come iniettatol­a passione per questo mondo. Mi sono laureata in Scienza della cultura all’università di Berlino, per tre anni, poi, ho lavorato in una Galleria d’arte fotografic­a e, per la mia italianità, la Zdf mi ha chiesto una consulenza per questo programma».

Sua madre è tedesca?

«No pugliese, emigrata da Bitonto a vent’anni con suo fratello. All’epoca per le donne del Sud non particolar­mente abbienti studiare era impossibil­e, così imparò a fare la sarta e ha continuato a farlo a Berlino. Sono la sua unica figlia mentre da parte di papà ho una sorella, Martina Ortese: ha 57 anni e vive a Stoccarda».

Nel chiamarla proprio Anna Maria le hanno consegnato un grande patrimonio simbolico.

«Portare un nome così grande è difficile, qualche volta un peso, ma sempre un onore. Ero troppo piccola quando è scomparsa. Un giorno, però, papà me la passò al telefono. Avrò avuto cinque anni: ricordo questa voce dolce e un’emozione forte, nient’altro. La prima e unica volta che ho visto mio padre piangere fu quando gli arrivò la notizia della sua morte».

Per essere nata a Berlino parla un italiano formidabil­e. E il napoletano?

«Purtroppo no. A casa mia era bandito: nonna Carmen, moglie di Raffaele, il fratello di Anna Maria, lo riteneva volgare. Ma mio padre no, qualche volta parla in dialetto: è nato nel rione Porto, calata Piliero. Ci tiene. E poi guardavamo alcuni film in napoletano».

E visto che è mezza tedesca qual è la Weltanscha­uung che

le deriva da una discendenz­a così importante?

«Più che citazioni dei suoi libri, che io stessa ho letto e leggo con impegno e non senza difficoltà, mio padre mi hat rasferito una sorta di eredità comportame­ntale. Mi raccontava spesso, ad esempio, che quando Anna Maria divenne Cavaliere del lavoro non volle stringere la mano ad Andreotti. Si sa che era schiva, ma in realtà non voleva disturbare né essere disturbata. A suo modo anche lui è così: certo è simpatico, parla molto, ma ha i suoi silenzi e le sue distanze. Dice: meglio sulo che mal’accumpagna­to! ».

Anche sua zia ha realizzato reportage da Napoli.

«È un paragone a cui non voglio nemmeno pensare».

E che idea si è fatta: perché i giovani lasciano il Sud?

«Abbiamo intervista­to ragazzi — ieri siamo stati accolti benissimo al Goethe Institut di Napoli — e persone fino a 45 anni e non hanno nessuna visione del futuro. Mi ha colpito una donna che ha tre figli e sta pianifican­do come farli andare via. Come negli anni Settanta è in atto una diaspora, con la differenza che oggi a partire sono i più qualificat­i. Ma in questo programma raccontiam­o anche il positivo: a Palermo il successo di un imprendito­re turistico, a Napoli l’orgoglio un falegname di vico Vasto a Chiaia, Vincenzo Monfrecola che si dice “in estinzione” perché nessuno vuole imparare il suo mestiere».

I suoi occhi su Napoli.

«Anche non essendo mai stata qui, sento di essere tornata a casa: tutto mi appare noto. Mio padre mi ha raccomanda­to di stare attenta, in alcune zone in particolar­e — e certamente sarà necessario — ma io non mi sento in pericolo mai, perché ho l’impression­e di essere in un posto mio. Ho visto poco, tutto di fretta perché con la troupe non ci siamo fermati un attimo e domani (oggi) si ripartiamo, ma il mare l’ho visto: incanta, si potrebbe guardare in eterno».

E «bagna» Napoli?

«Fisicament­e sì, per il resto consiglio un libro...».

” Genitore e attore Lavorò con Luchino Visconti in vari film anche in «Rocco e i suoi fratelli» Faceva il caratteris­ta e mille altri mestieri, poi decise di lasciare l’Italia

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 ??  ?? I volti In alto a sinistra Anna Maria Ortese, la scrittrice nata il 13 giugno 1914 e scomparsa a Rapallo nel 1998. A destra la pronipote nata a Berlino 29 anni fa
I volti In alto a sinistra Anna Maria Ortese, la scrittrice nata il 13 giugno 1914 e scomparsa a Rapallo nel 1998. A destra la pronipote nata a Berlino 29 anni fa
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