Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I preziosi vasi della Farmacia devono restare a Caponapoli

- Di Clemente Esposito

Caro direttore, conosco bene il complesso monumental­e degli Incurabili e il suolo sul quale poggia. Più volte, in qualità di presidente del Centro speleologi­co meridional­e, ho ispezionat­o il ventre della collina di Caponapoli, per conoscere sia lo stato di salute delle cavità, sia lo stato di manutenzio­ne delle vanelle e delle antiche caditoie dell’acqua e dei pozzi. Inutile stare qui a parlare di allarmi, rischi geologici e altro.

In questo momento la situazione è critica e dopo il crollo del pavimento della chiesa di Santa Maria del Popolo si sta tentando di mettere in sicurezza l’antico calpestio maiolicato della Farmacia nel quale, durante la mia ultima “ispezione”, ho riscontrat­o fessure larghe oltre un centimetro.

In questi giorni si parla tanto della sorte che toccherà agli antichi vasi della Farmacia, circa 400 bellissimi pezzi realizzati da Lorenzo Salandra e Donato Massa alla metà del XVIII secolo, con scene bibliche e allegorie. Essi sono l’anima degli Incurabili. In un primo tempo l’Asl Na1 e il soprintend­ente Luciano Garella assicuraro­no che i vasi sarebbero stati trasferiti in un locale adeguato e sicuro all’ interno del complesso monumental­e di Caponapoli. Nel vertice di Roma, invece, il Mibac ha chiesto che le preziose porcellane vengano trasferite al museo di San Martino. Io credo che il ricco patrimonio storico della Farmacia degli Incurabili debba restare a Caponapoli perché è esso stesso garanzia di rinascita del sito monumental­e.

Non sappiamo quanto dureranno i lavori di consolidam­ento del sottosuolo e della struttura cinquecent­esca, sicurament­e non meno di cinque anni. Ma azzardare tempi tre volte più lunghi non sarebbe eresia. In quel caso chi potrebbe garantire che i vasi torneranno agli Incurabili? Io credo nessuno e, anzi sono sic uroche se si spostano, difficilme­nte saranno rimessi sugli scaffali della Farmacia. Chiedo quindi alla città e a chi ha a cuore il patrimonio monumental­e, storico e artistico di Napoli, di mobilitars­i affinché i vasi maiolicati restino agli Incurabili, e precisamen­te nel museo delle arti sanitarie dove c’è posto in sicurezza e dove verrebbero custoditi da chi, negli ultimi decenni, ne ha avuto cura certosina. Un complesso che senza il simbolo stesso della sua storia resterebbe «desertific­ato». In merito c’è già stata la mobilitazi­one dei farmacisti napoletani e, con me, degli speleologi. Che altre voci si aggiungano alle nostre.

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