Corriere del Mezzogiorno (Campania)
MERIDIONE, IL DANNO ELETTORALE
Qualcuno ora pensi al Meridione, ammonisce sul Corriere del Mezzogiorno Nicola Saldutti. Ha ragione, perché un possibile scontro elettorale alle porte rischia di provocare più danni che arrecare vantaggi all’economia del Sud. L’appello del governatore De Luca resterebbe un vuoto simulacro se non lo si riempisse fin d’ora di contenuti concreti. Una vera e propria scaletta di priorità di intervento da mettere a punto in vista di un regolamento di conti che, per l’ennesima volta, potrebbe essere combattuto sulla pelle dell’area più debole del Paese. Non tutti sono d’accordo sul fronte meridionalista, ma, allo stato dei fatti, appaiono più i vantaggi che gli svantaggi dell’inevitabile rinvio della battaglia all’arma bianca sul regionalismo a geometrie variabili. L’autonomia rafforzata subirà inevitabilmente una battuta d’arresto se saranno sciolte le Camere. L’auspicio è che nella prossima legislatura la si riaffronti su basi nuove, meno ideologiche e più concrete, mettendo le parole dopo i numeri. C’è poi il controverso capitolo del Reddito di Cittadinanza, che proprio nelle Regioni del Sud ha avuto il proprio acme: il Governo che verrà commetterebbe un errore imperdonabile se gettasse il bambino con l’acqua sporca.
Se cioè non rinnovasse tout court la misura per il 2020, indispensabile invece per aiutare coloro che sono poveri davvero, emarginati, privi di un sostegno al reddito, homeless e così via. Ma la dovrà riformare profondamente, in quanto l’auspicio dei 5 Stelle di farne uno strumento per trovare lavoro si è rivelato un grosso bluff, miseramente fallito. Il probabile ridimensionamento della forza politica del movimento penta stellato dovrebbe consentire di riaprire il capitolo delle opere pubbliche.
Questo scorcio di legislatura è stato caratterizzato da un logorante braccio di ferro tra il partito dei Si e quello dei No alle grandi infrastrutture: senza completarle, rafforzarle e modernizzarle, sbloccando le tante ferme da anni per difficoltà e lungaggini procedurali,
soprattutto il Sud è destinato a veder crescere il già ampio divario con il Centro Nord.
Un esempio evidente sono le Zone Economiche Speciali, interessante opportunità per la logistica meridionale, che purtroppo, ancora non sono diventate operative proprio per gli inaccettabili ritardi di una macchina burocratica elefantiaca. Se questi possono considerarsi più come possibili vantaggi che come svantaggi legati alla fine dell’esperienza del Governo Conte, vi sono anche forti rischi per il Mezzogiorno dall’avvio di un’ennesima campagna elettorale. In prima fila l’aumento dell’Iva. Recenti studi econometrici hanno dimostrato che, se questi aumenti pesano per un -0,33% del Pil nazionale, questa cifra si scompone territorialmente in un -0,30% al Centro-Nord e in un -0,41% al Sud.
L’impatto maggiore nelle regioni meridionale è la conseguenza sia dell’effetto regressivo che una manovra sull’Iva determina laddove i redditi sono strutturalmente più bassi e la capacita di spesa reale dei consumatori e minore, sia della trasferibilità dell’incremento dell’imposta sul valore aggiunto sui prezzi finali, maggiore al Sud rispetto al resto del Paese a causa della minore produttività del lavoro. Poi, l’allungamento dei tempi
di soluzione di alcune vertenze aziendali simbolo nel Mezzogiorno, come Ilva e Whirlpool, può pericolosamente provocare un incancrenirsi della situazione e innescare decisioni unilaterali delle imprese a danno dei lavoratori. Infine, la mancanza di regole e norme attuative non approvate in tempo utile dal Governo uscente potrebbe ritardare l’adozione di misure agevolative importati per chi investe al Sud, quali i crediti d’imposta occupazione e investimenti.
Il Governo che verrà non potrà eludere il dramma dell’emigrazione del giovane capitale umano qualificato del Mezzogiorno, se si vuole uscire da una crisi che, prima ancora che economica, è sociale e culturale.
Oggi più che mai il fronte meridionalista invocato da De Luca non passa per antistoriche contrapposizioni neo revansciste o, peggio ancora, sovraniste al contrario, ma per una convinta lotta che metta veramente il Sud al centro di una strategia nazionale di sviluppo, nella comune convinzione, a Milano e a Venezia, come a Napoli e a Palermo, che solo un Paese coeso e unito può crescere insieme in un’Europa che ci distanzia sempre più.