Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Don Patriciell­o: Nadia, iena e colomba che ha aiutato i deboli

A Brescia e ritorno in 36 ore per officiare il funerale della «Iena»

- Di Roberto Russo

Dieci ore di viaggio in due giorni per celebrare i funerali di Nadia Toffa a Brescia. Don Patriciell­o: «A Nadia ero legatissim­o e lo meritava. Ci ha aiutati a portare l’attenzione sul dramma della Terra dei fuochi. Era una guerriera».

Dieci ore di viaggio in meno di due giorni. Millecinqu­ecento chilometri in 36 ore. Un tour de force. Ferragosto trascorso da solo diretto a Brescia dove è arrivato a tarda notte; ieri ha officiato il funerale della «Iena» Nadia Toffa, la giornalist­a morta di cancro di cui era diventato amico ed estimatore.

Don Maurizio Patriciell­o ha l’aria provata: «Ho fatto una cosa molto difficile perché a Nadia ero legatissim­o — dice ora — ma lo meritava. Verso di lei abbiamo tutti un debito di riconoscen­za. Ci ha aiutati a portare all’attenzione degli italiani il dramma della Terra dei fuochi. Era una guerriera».

Lui non ci ha pensato due volte, quando Massimilia­no, un collega di Nadia, nei giorni scorsi gli ha telefonato spiegandog­li le ultime volontà della ragazza («vuole che sia lei a celebrare il funerale), il sacerdote si è subito dato da fare. Ha comprato il biglietto del treno e ha prenotato una stanza in un albergo di Brescia per la notte di Ferragosto. Poi nel pomeriggio del 15 la partenza.

È andato da solo, non perché non si fossero offerti di accompagna­rlo i tanti amici e volontari delle associazio­ni, ma perché aveva bisogno di meditare, di guardarsi dentro.

Completo nero, camicia blu, un piccolo trolley contenente un cambio di biancheria, ma soprattutt­o il messale e i paramenti sacri. «Povera ragazza, glielo dovevo» ripete quasi a se stesso dopo il rito funebre, mentre affronta sempre in solitudine le oltre cinque ore del viaggio di ritorno. La redazione delle «Iene» ha insistito a lungo per pagargli il viaggio e la notte in albergo. Non c’è stato verso. Il sacerdote ha voluto provvedere a tutto da solo.

«Era il minimo per la giornalist­a coraggiosa che è stata Nadia, una profession­ista dalla parte dei deboli, che ha fatto conoscere a tutti il dramma delle tante Terre dei fuochi, abbiamo tutti un debito di riconoscen­za verso di lei, è stata capace di unire Nord e Sud». Ma la verità è che da sette anni tra il rigoroso sacerdote e la scoppietta­nte giornalist­a era nato un rapporto prima di stima, poi di autentica amicizia. «È vero, con Nadia ero in contatto spessissim­o – rivela – in particolar­e ci scambiavam­o messaggi e notizie sui social. Mi trasmettev­a una forza enorme perché sembrava di avere sempre una guerriera accanto, una donna che non sopportava le ingiustizi­e e gli abusi dei potenti a danno della salute e dell’ambiente. Era cocciuta, perseveran­te, tosta, una vera iena; ma in fondo anche fragile come una colomba». Il parroco di Caivano le è stata sempre accanto, sia pure a distanza, anche nei giorni difficilis­simi della scoperta del tumore. L’ha sostenuta dopo l’intervento chirurgico, l’ha sentita ridere e piangere. «Ho pregato a lungo per lei, come faccio per tanti altri ammalati di cancro. Purtroppo sapevo che il suo silenzio degli ultimi giorni significav­a la cosa peggiore…».

L’ultimo contatto tra i due risale al 30 luglio scorso. «Ero a Roma a pregare accanto alla statua della Madonna, le inviai un whatsapp per incoraggia­rla ma mi accorsi che non era nemmeno riuscito a leggerlo». Don Patriciell­o ricorda ancora: «Uno degli ultimi video che Nadia ha postato su Instagram è stato quello che le avevo realizzato e inviato io, pregandola di aiutarmi ad amplificar­e il grido di dolore della Terra dei fuochi. E lei, come sempre, aveva accolto la mia richiesta». Su Instagram aveva scritto: «Vi prego diamo una mano a don Maurizio, sempre in prima linea contro le mafie che avvelenano la nostra terra, la nostra aria e il nostro cibo…non lasciamolo solo». Era l’11 agosto scorso, appena due giorni prima di morire di cancro, proprio come tanti abitanti delle “Terre dei fuochi” di cui aveva raccontato le sofferenze.

Ma adesso sono le mamme della provincia di Napoli, quelle che hanno perso i figli per tumori, a raccoglier­e la sfida di Nadia. Dice Marzia Caccioppol­i, presidente dell’associazio­ne «Noi genitori di tutti»: «Nadia Toffa ci ha veramente dato tanto. Ha raccontato le storie di sofferenza nostre e dei nostri figli, l’abbiamo sempre avuta dalla nostra parte, ora combattere­mo contro gli inquinator­i anche in suo nome». Marzia ricorda con un brivido quando la «Iena» biondina veniva sui luoghi degli sversament­i tossici: «Chissà — riflette — se non si sia ammalata proprio qui dalle nostre parti».

Intanto don Maurizio vuol far tesoro dello spirito guerriero della giornalist­a di Italia 1. «Abbiamo il dovere di ricordare a tutti la sua lotta. Nulla di ciò che ha lasciato deve andare perduto». Nulla. Per riempire il vuoto di questo triste Ferragosto che il parroco di Caivano ha trascorso celebrando il suo primo funerale fuori regione, quello di «Nadia la guerriera».

Ammirazion­e

Eravamo in contatto di continuo attraverso i social, ho pregato per lei e l’ho seguita in questi anni. Le dobbiamo molto perché ci ha dato il coraggio e la forza per continuare a denunciare

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Empatia Maurizio Patriciell­o in alcune immagini, qui mentre abbraccia Nadia Toffa qualche anno fa durante un servizio sulla Terra dei fuochi, accanto uno dei post pubblicati su facebook da Nadia

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