Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Don Patriciello: Nadia, iena e colomba che ha aiutato i deboli
A Brescia e ritorno in 36 ore per officiare il funerale della «Iena»
Dieci ore di viaggio in due giorni per celebrare i funerali di Nadia Toffa a Brescia. Don Patriciello: «A Nadia ero legatissimo e lo meritava. Ci ha aiutati a portare l’attenzione sul dramma della Terra dei fuochi. Era una guerriera».
Dieci ore di viaggio in meno di due giorni. Millecinquecento chilometri in 36 ore. Un tour de force. Ferragosto trascorso da solo diretto a Brescia dove è arrivato a tarda notte; ieri ha officiato il funerale della «Iena» Nadia Toffa, la giornalista morta di cancro di cui era diventato amico ed estimatore.
Don Maurizio Patriciello ha l’aria provata: «Ho fatto una cosa molto difficile perché a Nadia ero legatissimo — dice ora — ma lo meritava. Verso di lei abbiamo tutti un debito di riconoscenza. Ci ha aiutati a portare all’attenzione degli italiani il dramma della Terra dei fuochi. Era una guerriera».
Lui non ci ha pensato due volte, quando Massimiliano, un collega di Nadia, nei giorni scorsi gli ha telefonato spiegandogli le ultime volontà della ragazza («vuole che sia lei a celebrare il funerale), il sacerdote si è subito dato da fare. Ha comprato il biglietto del treno e ha prenotato una stanza in un albergo di Brescia per la notte di Ferragosto. Poi nel pomeriggio del 15 la partenza.
È andato da solo, non perché non si fossero offerti di accompagnarlo i tanti amici e volontari delle associazioni, ma perché aveva bisogno di meditare, di guardarsi dentro.
Completo nero, camicia blu, un piccolo trolley contenente un cambio di biancheria, ma soprattutto il messale e i paramenti sacri. «Povera ragazza, glielo dovevo» ripete quasi a se stesso dopo il rito funebre, mentre affronta sempre in solitudine le oltre cinque ore del viaggio di ritorno. La redazione delle «Iene» ha insistito a lungo per pagargli il viaggio e la notte in albergo. Non c’è stato verso. Il sacerdote ha voluto provvedere a tutto da solo.
«Era il minimo per la giornalista coraggiosa che è stata Nadia, una professionista dalla parte dei deboli, che ha fatto conoscere a tutti il dramma delle tante Terre dei fuochi, abbiamo tutti un debito di riconoscenza verso di lei, è stata capace di unire Nord e Sud». Ma la verità è che da sette anni tra il rigoroso sacerdote e la scoppiettante giornalista era nato un rapporto prima di stima, poi di autentica amicizia. «È vero, con Nadia ero in contatto spessissimo – rivela – in particolare ci scambiavamo messaggi e notizie sui social. Mi trasmetteva una forza enorme perché sembrava di avere sempre una guerriera accanto, una donna che non sopportava le ingiustizie e gli abusi dei potenti a danno della salute e dell’ambiente. Era cocciuta, perseverante, tosta, una vera iena; ma in fondo anche fragile come una colomba». Il parroco di Caivano le è stata sempre accanto, sia pure a distanza, anche nei giorni difficilissimi della scoperta del tumore. L’ha sostenuta dopo l’intervento chirurgico, l’ha sentita ridere e piangere. «Ho pregato a lungo per lei, come faccio per tanti altri ammalati di cancro. Purtroppo sapevo che il suo silenzio degli ultimi giorni significava la cosa peggiore…».
L’ultimo contatto tra i due risale al 30 luglio scorso. «Ero a Roma a pregare accanto alla statua della Madonna, le inviai un whatsapp per incoraggiarla ma mi accorsi che non era nemmeno riuscito a leggerlo». Don Patriciello ricorda ancora: «Uno degli ultimi video che Nadia ha postato su Instagram è stato quello che le avevo realizzato e inviato io, pregandola di aiutarmi ad amplificare il grido di dolore della Terra dei fuochi. E lei, come sempre, aveva accolto la mia richiesta». Su Instagram aveva scritto: «Vi prego diamo una mano a don Maurizio, sempre in prima linea contro le mafie che avvelenano la nostra terra, la nostra aria e il nostro cibo…non lasciamolo solo». Era l’11 agosto scorso, appena due giorni prima di morire di cancro, proprio come tanti abitanti delle “Terre dei fuochi” di cui aveva raccontato le sofferenze.
Ma adesso sono le mamme della provincia di Napoli, quelle che hanno perso i figli per tumori, a raccogliere la sfida di Nadia. Dice Marzia Caccioppoli, presidente dell’associazione «Noi genitori di tutti»: «Nadia Toffa ci ha veramente dato tanto. Ha raccontato le storie di sofferenza nostre e dei nostri figli, l’abbiamo sempre avuta dalla nostra parte, ora combatteremo contro gli inquinatori anche in suo nome». Marzia ricorda con un brivido quando la «Iena» biondina veniva sui luoghi degli sversamenti tossici: «Chissà — riflette — se non si sia ammalata proprio qui dalle nostre parti».
Intanto don Maurizio vuol far tesoro dello spirito guerriero della giornalista di Italia 1. «Abbiamo il dovere di ricordare a tutti la sua lotta. Nulla di ciò che ha lasciato deve andare perduto». Nulla. Per riempire il vuoto di questo triste Ferragosto che il parroco di Caivano ha trascorso celebrando il suo primo funerale fuori regione, quello di «Nadia la guerriera».
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Ammirazione
Eravamo in contatto di continuo attraverso i social, ho pregato per lei e l’ho seguita in questi anni. Le dobbiamo molto perché ci ha dato il coraggio e la forza per continuare a denunciare