Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Addio a Carlo Croccolo Fu (anche) la voce di Totò

Si è spento a 92 anni, ha lavorato con i grandi. Ebbe anche il coraggio di dire no a Federico Fellini

- Di Antonio Fiore

A un incauto intervista­tore che una volta osò chiedergli in che cosa avrebbe voluto sintetizza­re la sua lunghissim­a vita, lui senza esitazioni rispose: «In una pernacchia». Carlo Croccolo, spirito allegro, se ne è andato ieri a 92 anni suonati, ma soprattutt­o recitati, vissuti e pienamente goduti.

Cento film e passa (diretto da Blasetti, De Sica, Mattoli, Citti, Rosi, Loy, Magni e al fianco di Rascel, Mastroiann­i, Sordi, Tognazzi, Loren, Pampanini, Ingrid Bergman...), voce italiana di Oliver Hardy (e talvolta pure di Stan Laurel), recordman mondiale di numero di personaggi doppiati in un solo film (non meno di 15 in Operazione San Gennaro), teatro con nomi come Eduardo e Strehler, Garinei & Giovannini, indimentic­ato Luigino «Bellezza mia» in Miseria e nobiltà, una carriera proseguita con successo anche in anni recentissi­mi nelle fiction tv. E per dieci volte preziosa spalla di Totò (ma lui preferiva dire all’inglese supporting actor: «È più dignitoso»), oltre che unico al mondo a poterlo doppiare (sapeva riprodurne alla perfezione il tono e la cadenza, operazione necessaria per la malattia agli occhi che impediva al Principe della risata di leggere il labiale nei campi lunghi onde doppiarsi da solo): una volta il produttore de I due maresciall­i gli chiese di doppiare nella stessa scena, oltre a Totò, anche De Sica; lui lo fece benissimo, solo che in una battuta desichiana gli scappò un «Capurro!» in pure stile de Curtis: «E i critici, come al solito intelligen­tissimi, scrissero che De Sica era stato davvero straordina­rio in quella scena in cui a sorpresa imita la voce di Totò».

Spirito allegro, ma anche burlone e ribelle: a Fellini che lo veniva a cercare per offrirgli un ruolo ne Lo sceicco bianco, al suo cameriere Giovanni faceva puntualmen­te ripetere che il signore non era in casa ma in aereo (Croccolo all’epoca stava prendendo il brevetto di pilota), così alla quarta volta Federico sbottò: «Dica al signore che avrà pure preso l’aereo, ma ha perso il treno» («Finì che quella bellissima parte, lo sposino, andò a mio cugino Leopoldo Trieste. Però Fellini lo fece truccare “alla Croccolo...”»). Strafotten­te pilota, e un sacco di altre cose: si laureò in Medicina ma poi cambiò strada per dissidi scientific­i con il suo professore («Tanto poi quello il malato muore lo stesso, allora è meglio se prima di morire si fa ’na risata. Ero molto medico come attore, molto attore come medico»), fu cameriere in Canada e amico a Hollywood di Marilyn Monroe (anzi ben più di un amico, lasciava intendere lui, senza che nessuno potesse ormai smentirlo...). Ma la verità è che la vera musa di Croccolo è sempre stata la curiosità: «Sono curioso di tutto, ho vissuto attento a tutto, ho provato tutto, e tutto mi è piaciuto». Compreso il com

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Carlo Croccolo, al computer, lui patito di elettronic­a
Attore Carlo Croccolo, al computer, lui patito di elettronic­a

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