Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tra gli operai in fabbrica: «Non andiamo via da qui neanche con le bombe»

Viaggio nel presidio permanente dello stabilimen­to di via Argine: avevamo una lucina di speranza

- Di Paolo Picone

C’erano già quasi tutti, ieri mattina alle 10 nello stabilimen­to Whirlpool di Napoli in via Argine, i 420 lavoratori. Insieme ad attendere l’esito, peraltro già alla vigilia piuttosto segnato, del vertice a Palazzo Chigi tra il premier Conte, il Ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli ed i manager della multinazio­nale americana. Un’attesa sulla quale poggiavano le ultime speranze delle tute blu che dal 31 maggio scorso a turno non hanno mai più lasciato il presidio della fabbrica.

«Da qui non ce ne andiamo neanche con le bombe», hanno ribadito anche ieri i lavoratori. Erano da poco passate le 10 e 15 quando sui telefonini delle Rsu e di alcuni sindacalis­ti presenti nello stabilimen­to è apparso il video delle dichiarazi­oni rilasciate dal ministro Patuanelli sul fallimento dell’incontro con i dirigenti di Whirlpool. E nonostante tutto, c’era ancora chi fino a ieri mattina tra le tute blu ci sperava ancora in un ripensamen­to dell’azienda alla cessione della fabbrica alla società svizzera Prs.

«Avevamo una lucina ancora accesa – racconta Antonio – anche se da questa gente non c’è da attendersi nulla di buono visto come si sono comportati negli ultimi mesi. Pensavamo che Conte e Patuanelli potessero convincerl­i a ricercare per questa fabbrica un piano B, un’alternativ­a ad un piano industrial­e di reindustri­alizzazion­e che a tutti è sembrato davvero un pacco, inconsiste­nte dalla testa ai piedi».

E già, le parole del presidente di Prs, Rudolphe Schmid, rilasciate al Corriere del Mezzogiorn­o in esclusiva da Lugano quasi un mese fa, sono difficili da dimenticar­e. «Da quel video – dice Vincenzo – si evince in modo chiaro che si tratta di una società non credibile e che non può affatto gestire un piano industrial­e di reindustri­alizzazion­e. Sono fumosi e non ci fidiamo». Comunque sia, una volta arrivata la «doccia fredda» dalla Capitale con la conferma che Whirlpool non ne vuole proprio sapere più dello stabilimen­to di Napoli è esplosa la rabbia operaia. In pochi minuti, la maggior parte dei lavoratori si è ritrovata in strada, davanti ai cancelli, pronti a dar battaglia e a dar sfogo a tutta la tensione accumulata in questi mesi e mai del tutto manifestat­a in attesa che si trovasse una soluzione positiva alla vertenza. Contempora­neamente i sindacati appena appresa la notizia hanno dichiarato lo sciopero a oltranza nel sito di Napoli ed un’astensione ieri in tutto il gruppo di due ore.

«Sono ore drammatich­e – ha subito spiegato la Fim Cisl l’azienda sta mostrando un’irresponsa­bilità senza precedenti. Una bomba sociale pronta a esplodere e di cui Whirlpool è l’unica responsabi­le». Mentre Antonio Accurso numero uno della Uilm Campania (che si è catapultat­o da una riunione immediatam­ente nello stabilimen­to anche per tentare di tenere calmi gli animi) sottolinea­va «che i lavoratori - sono stati i più responsabi­li in questa vicenda. Non si può accettare la rottura degli accordi siglati, senza rispetto delle istituzion­i». «Sarebbe il caso – ha spiegato Accurso - di indagare la presenza di profili di illegittim­ità e di illegalità nell’operazione di cessione dell’azienda. Ognuno si assuma le sue responsabi­lità».

In centinaia hanno quindi improvvisa­to un corteo e si sono diretti, così come già fatto nelle settimane scorse, verso la rampa di accesso all’autostrada A3. Qui si sono vissuti momenti di tensione altissima. La polizia ha tentato in un primo momento di impedire ai lavoratori di invadere l’autostrada, ma il blocco è stato forzato ed i manifestan­ti sono riusciti ad accedere bloccando il traffico. Per fortuna proprio l’intervento e la presenza delle forze dell’ordine ha evitato poi che qualche automobili­sta ed un camionista, arrabbiati per essere stati bloccati, entrassero in contatto con le tute blu. Dopo un’ora il sit-in autostrada­le è terminato ed i lavoratori hanno fatto ritorno nello stabilimen­to. E proprio mentre si svolgeva l’assemblea insieme ai sindacati per decidere le prossime mosse è arrivata la seconda doccia fredda della giornata, cioè la nota ufficiale di Whirlpool nella quale comunicava la cessazione della produzione a Napoli a partire dal prossimo 1° novembre. Qualcuno tra i lavoratori è esploso in lacrime, altri gridavano. Ed è stato deciso il presidio permanente, cioè l’occupazion­e

Pensavamo che Conte e Patuanelli potessero convincerl­i a ricercare per questa fabbrica un piano B, una seria alternativ­a

Sarebbe ora il caso di indagare sulla illegittim­ità e sulla illegalità dell’operazione di cessione dell’azienda

Non si può permettere a una multinazio­nale americana di fare attività predatoria sulla nostra pelle

Il corteo

La polizia ha tentato di fermare la manifestaz­ione Forzato il blocco

della fabbrica. «Da qui – hanno spiegato le Rsu – non entrerà e non uscirà più niente. Ne merci, ne pezzi». «A questo punto – dicono alcune lavoratric­i – il Governo deve intervenir­e unilateral­mente. Non si può permettere ad una multinazio­nale americana di venire in Italia e fare attività predatoria sulla nostra pelle. Ci aspettiamo non una difesa a parole e con inutili tavoli, ma i fatti. Ora non ci resta altro».

 ??  ??
 ??  ?? In fabbrica
I lavoratori dello stabilimen­to sono in presidio permanente in via Argine Una forma di protesta per provare a sbloccare una situazione ormai compromess­a
In fabbrica I lavoratori dello stabilimen­to sono in presidio permanente in via Argine Una forma di protesta per provare a sbloccare una situazione ormai compromess­a

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy