Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tra gli operai in fabbrica: «Non andiamo via da qui neanche con le bombe»
Viaggio nel presidio permanente dello stabilimento di via Argine: avevamo una lucina di speranza
C’erano già quasi tutti, ieri mattina alle 10 nello stabilimento Whirlpool di Napoli in via Argine, i 420 lavoratori. Insieme ad attendere l’esito, peraltro già alla vigilia piuttosto segnato, del vertice a Palazzo Chigi tra il premier Conte, il Ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli ed i manager della multinazionale americana. Un’attesa sulla quale poggiavano le ultime speranze delle tute blu che dal 31 maggio scorso a turno non hanno mai più lasciato il presidio della fabbrica.
«Da qui non ce ne andiamo neanche con le bombe», hanno ribadito anche ieri i lavoratori. Erano da poco passate le 10 e 15 quando sui telefonini delle Rsu e di alcuni sindacalisti presenti nello stabilimento è apparso il video delle dichiarazioni rilasciate dal ministro Patuanelli sul fallimento dell’incontro con i dirigenti di Whirlpool. E nonostante tutto, c’era ancora chi fino a ieri mattina tra le tute blu ci sperava ancora in un ripensamento dell’azienda alla cessione della fabbrica alla società svizzera Prs.
«Avevamo una lucina ancora accesa – racconta Antonio – anche se da questa gente non c’è da attendersi nulla di buono visto come si sono comportati negli ultimi mesi. Pensavamo che Conte e Patuanelli potessero convincerli a ricercare per questa fabbrica un piano B, un’alternativa ad un piano industriale di reindustrializzazione che a tutti è sembrato davvero un pacco, inconsistente dalla testa ai piedi».
E già, le parole del presidente di Prs, Rudolphe Schmid, rilasciate al Corriere del Mezzogiorno in esclusiva da Lugano quasi un mese fa, sono difficili da dimenticare. «Da quel video – dice Vincenzo – si evince in modo chiaro che si tratta di una società non credibile e che non può affatto gestire un piano industriale di reindustrializzazione. Sono fumosi e non ci fidiamo». Comunque sia, una volta arrivata la «doccia fredda» dalla Capitale con la conferma che Whirlpool non ne vuole proprio sapere più dello stabilimento di Napoli è esplosa la rabbia operaia. In pochi minuti, la maggior parte dei lavoratori si è ritrovata in strada, davanti ai cancelli, pronti a dar battaglia e a dar sfogo a tutta la tensione accumulata in questi mesi e mai del tutto manifestata in attesa che si trovasse una soluzione positiva alla vertenza. Contemporaneamente i sindacati appena appresa la notizia hanno dichiarato lo sciopero a oltranza nel sito di Napoli ed un’astensione ieri in tutto il gruppo di due ore.
«Sono ore drammatiche – ha subito spiegato la Fim Cisl l’azienda sta mostrando un’irresponsabilità senza precedenti. Una bomba sociale pronta a esplodere e di cui Whirlpool è l’unica responsabile». Mentre Antonio Accurso numero uno della Uilm Campania (che si è catapultato da una riunione immediatamente nello stabilimento anche per tentare di tenere calmi gli animi) sottolineava «che i lavoratori - sono stati i più responsabili in questa vicenda. Non si può accettare la rottura degli accordi siglati, senza rispetto delle istituzioni». «Sarebbe il caso – ha spiegato Accurso - di indagare la presenza di profili di illegittimità e di illegalità nell’operazione di cessione dell’azienda. Ognuno si assuma le sue responsabilità».
In centinaia hanno quindi improvvisato un corteo e si sono diretti, così come già fatto nelle settimane scorse, verso la rampa di accesso all’autostrada A3. Qui si sono vissuti momenti di tensione altissima. La polizia ha tentato in un primo momento di impedire ai lavoratori di invadere l’autostrada, ma il blocco è stato forzato ed i manifestanti sono riusciti ad accedere bloccando il traffico. Per fortuna proprio l’intervento e la presenza delle forze dell’ordine ha evitato poi che qualche automobilista ed un camionista, arrabbiati per essere stati bloccati, entrassero in contatto con le tute blu. Dopo un’ora il sit-in autostradale è terminato ed i lavoratori hanno fatto ritorno nello stabilimento. E proprio mentre si svolgeva l’assemblea insieme ai sindacati per decidere le prossime mosse è arrivata la seconda doccia fredda della giornata, cioè la nota ufficiale di Whirlpool nella quale comunicava la cessazione della produzione a Napoli a partire dal prossimo 1° novembre. Qualcuno tra i lavoratori è esploso in lacrime, altri gridavano. Ed è stato deciso il presidio permanente, cioè l’occupazione
Pensavamo che Conte e Patuanelli potessero convincerli a ricercare per questa fabbrica un piano B, una seria alternativa
Sarebbe ora il caso di indagare sulla illegittimità e sulla illegalità dell’operazione di cessione dell’azienda
Non si può permettere a una multinazionale americana di fare attività predatoria sulla nostra pelle
Il corteo
La polizia ha tentato di fermare la manifestazione Forzato il blocco
della fabbrica. «Da qui – hanno spiegato le Rsu – non entrerà e non uscirà più niente. Ne merci, ne pezzi». «A questo punto – dicono alcune lavoratrici – il Governo deve intervenire unilateralmente. Non si può permettere ad una multinazionale americana di venire in Italia e fare attività predatoria sulla nostra pelle. Ci aspettiamo non una difesa a parole e con inutili tavoli, ma i fatti. Ora non ci resta altro».