Corriere del Mezzogiorno (Campania)
D’Amato (Csm): risolveremo i vuoti d’organico
NAPOLI Alle recenti elezioni suppletive per il Csm è stato il più votato: 1.460 preferenze, un risultato tutt’altro che scontato per un candidato di Magistratura indipendente dopo il caso Palamara. Antonio D’Amato, originario di Torre del Greco, fino a qualche giorno fa procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere, è entrato già nel vivo del suo nuovo incarico: è componente della I, della IV e dell’VIII commissione, di cui è anche vicepresidente, che si occupano, rispettivamente, dell’incompatibilità, delle valutazioni di professionalità e della magistratura onoraria.
Dottor D’Amato, la sua elezione è stata un successo inatteso. Ora la attende un compito impegnativo.
«Sono ancora incredulo del lusinghiero risultato raggiunto, risultato senz’altro inaspettato. Le analisi le lascio ad altri, certo il voto mi carica di grandi responsabilità. Il mio impegno, come ho detto nel corso degli incontri con i colleghi di tutto il territorio nazionale, è quello di mettere a disposizione dei magistrati tutti e dell’organo di autogoverno la mia variegata e trentennale esperienza professionale».
C’era attesa per il completamento del Consiglio anche perché alcune figure di vertilo ce degli uffici giudiziari mancano da tempo: a Napoli è il caso di tre procuratori aggiunti e del presidente del Tribunale.
«Indubbiamente l’intero distretto di Corte d’Appello di Napoli merita attenzione da parte del Csm; non c’è solo il caso dei tre aggiunti e del presidente del Tribunale di Napoli: penso per esempio alla Procura di Torre Annunziata e ai vertici degli uffici giudiziari di Salerno e di Nocera. Bisogna adeguare le piante organiche di tutti gli uffici giudiziari della Campania alle effettive esigenze derivanti dall’enorme domanda di giustizia».
Di recente, soprattutto nel settore penale, si è caricata la giustizia di sempre maggiori competenze. Ciò si ripercuote sugli organici?
«Senz’altro. L’ultima legge sul codice rosso, entrata in vigore il 9 agosto, ne è testimonianza eloquente. Se il legislatore vuole ampliare i compiti dei magistrati deve anche dotarli di risorse adeguate. Il codice rosso ha una indubbia valenza preventiva: i tempi di intervento devono essere dunque rapidissimi, ma senza lasciare arretrato alle spalle in processi importanti, come quelli di mafia e di droga. È un’occasione per rivedere le piante organiche. Oggi è in servizio un gip ogni tre pm, probabilmente ne servirebbero di più».
C’è il rischio che cresca l’attenzione sulle indagini preliminari senza che si raggiunga l’effetto più importante, queldi celebrare rapidamente i processi?
«Certamente la certezza di impunità fa venire meno l’efficacia preventiva generale della sanzione penale, con tutti gli effetti in materia di legalità».
Quale può essere la soluzione?
«C’è da lavorare non solo sul versante della repressione, ma soprattutto su quello della prevenzione, investendo risorse sulle istituzioni, per esempio le scuole. Un esercito di imputati è il fallimento di una comunità».
Lei ha lavorato a Napoli in diversi momenti storici, occupandosi sia di reati contro la pubblica amministrazione sia di crimine organizzato. Pensa che con il tempo le dinamiche criminali siano mutate?
«C’è sempre stata nel distretto una differenza strutturale tra le organizzazioni camorristiche di Napoli rispetto a quelle della provincia e del Casertano, queste ultime più solide, le prime caratterizzate da fenomeni di aggregazione e riaggregazione per effetto di sfaldamenti continui».
Che cosa le accomuna?
«Il reimpiego dei capitali di provenienza illecita: tutte le organizzazioni operano in maniera silente per non dare nell’occhio. Dai processi emerge che i vertici delle organizzazioni hanno schermato, reso invisibili i patrimoni. Questo è il cambio di passo delle organizzazioni mafiose e questa è la sfida degli uffici inquirenti del terzo millennio. Perciò è importante investire nella legalità, ma anche nell’attività investigativa con uomini e mezzi. In questo il Csm può, in sede di confronto con il ministero della giustizia, segnalare le carenze da colmare».
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Le emergenze Non è in attesa solo Napoli ma anche Torre Annunziata, Salerno e Nocera