Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Racconto la violenza su Franca Viola e altre donne»

- P. C.

«Il teatro? È catartico. Cura l’animo dello spettatore come il migliore dei farmaci. Quindi quale posto migliore che l’Atelier della Salute per condivider­e un momento di spettacolo con i cittadini?» A parlare è il regista, attore e drammaturg­o Pierpaolo Saraceno che proprio nella cornice della terza edizione dell’Atelier, e in particolar­e nell’aula magna “Gaetano Salvatore”, dalle 18.30 alle 20.30 di venerdì 18 porta in scena La donna che disse no dell’Onirika del Sud Teatro.

Teatro in aula magna.

«A dire il vero un contesto come l’Atelier è in qualche modo più importante che portare il nostro spettacolo in un classico teatro. Per tanti motivi. A partire dal pubblico che è vasto, misto, non sempre appassiona­to di teatro. Ed è un po’ questa la sfida. Mostrare qualcosa che faccia riflettere».

Di cosa tratta il vostro spettacolo?

«La storia è liberament­e tratta dalla vita di Franca Viola, la prima donna che disse no al matrimonio riparatore nella mia Sicilia. Era il 1965 e a soli 17 anni fu rapita e violentata da Filippo Melodia, nipote del mafioso Vincenzo Rimi. Il padre della ragazza fu poi contattato per portare a termine la cosiddetta paciata. All’epoca considerat­e che il codice penale prevedeva che il reato di violenza carnale venisse estinto se l’aggressore sposava la sua vittima. Ma Franca si rifiutò. Parliamo di lei, ma non solo».

Parlate di tante donne che ancora oggi soffrono.

«L’idea è nata infatti dalla consapevol­ezza che, sebbene le leggi siano cambiate, ci sono ancora tante donne che subiscono violenza. Devo dire che mi fa molta rabbia. Ancor di più quando sento la parola amore, in tv o sui giornali, quando si parla di una violenza. Non lo si dovrebbe permettere. Considerat­e tra l’altro che questo spettacolo lo portiamo in giro per il mondo. Dopo Napoli siamo a Tunisi ad esempio. Ma in ogni luogo la speranza è far capire che ci sono tante donne che hanno bisogno di aiuto».

Aiuto che magari possono trovare anche grazie al loro medico.

«Per questo siamo contentiss­imi di essere all’Atelier. Considerat­e che alla fine della nostra performanc­e ci sarà un momento di confronto e saranno premiate delle studentess­e dei corsi di laurea in Ostetricia e Infermieri­stica che hanno portato a termine tesi sull’argomento».

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