Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Allarme dell’Anticorruzione Tangenti, regione sul podio
L’addio di Cantone: battaglia dimenticata dal governo
Èaddio. Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, ha confermato ieri le sue dimissioni nel corso della conferenza di presentazione dell’ultimo dossier sugli affari illeciti in Italia nell’ultimo triennio. E lo ha fatto sbattendo la porta: «La parola corruzione nell’ultimo periodo è quasi scomparsa dall’agenda del Paese. Sembra che quasi nessuno se ne occupi». Dal fumo delle polemiche emerge però un dato che non fa dormire sonni tranquilli in Campania: la regione si è collocata infatti al terzo posto di una classifica dai tratti inquietanti.
È addio. Raffaele Cantone,
NAPOLI presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, ha confermato ieri le sue dimissioni nel corso della conferenza di presentazione dell’ultimo dossier sugli affari illeciti in Italia nell’ultimo triennio. E lo ha fatto sbattendo la porta: «La parola corruzione nell’ultimo periodo è quasi scomparsa dall’agenda del Paese. Sembra che quasi nessuno se ne occupi». Dal fumo delle polemiche emerge però un dato che non fa dormire sonni tranquilli in Campania: la regione si è collocata infatti al terzo posto di una classifica dai tratti inquietanti.
Podio nero
Secondo il dossier la corruzione in Italia si mimetizza sempre meglio. Sembra che le tangenti in denaro stiano pian piano cedendo il passo alle concessioni di posti di lavoro e alle consulenze fittizie come merce di scambio, reati per cui ogni settimana vengono eseguiti arresti sul territorio nazionale (152 casi nel periodo 2016-2019). «Anche se non se ne parla, non vuole dire che la corruzione sia diminuita o scomparsa», tuona Cantone, e i numeri gli danno ragione. Quasi la metà dei 152 casi di corruzione si registrano in sole tre regioni, Sicilia, Lazio e Campania (rispettivamente 28, 22 e 20), il 46 per cento. La Campania sale quindi sul gradino più basso di questo podio illegale: quasi un caso ogni otto si è verificato nei suoi confini (il 13,2 per cento, 20 episodi nei tre anni considerati). Fa peggio della Puglia e della Calabria, doppia una Lombardia (11 casi, il 7,2 per cento) che, nonostante l’allarme sia tutt’altro che rientrato, sembra ormai essersi messa alle spalle la zavorra di Mani Pulite. «Da questo rapporto emergono dati in chiaro scuro, noi tutto sommato scopriamo l’acqua calda. Anche se dobbiamo riconoscere che sono imparagonabili rispetto all’era della mazzette di Tangentopoli», ha provocato Cantone.
Dai soldi ai traslochi
È solo con la prevenzione che si può cercare di evitare a monte non solo che si verifichino questi tipi di reato, ma soprattutto che possano continuare a mutare forma e protrarsi negli anni. La fotografia dell’Anac restituisce un’immagine singolare di come la corruzione possa adattarsi ai tempi: anche se il denaro continua a rappresentare il principale strumento per gli accordi illeciti (46 per cento), il posto di lavoro per coniugi e familiari prende sempre più quota, soprattutto al Sud (nel 13 per cento dei casi). Si ricorre alla mazzetta spesso per importi esigui (da 50 euro a 3 mila), a volte imposta come percentuale fissa sul valore degli appalti. Altri scambi riguardano l’assegnazione di prestazioni professionali, preferibilmente sotto forma di consulenze (quasi un caso ogni dieci). Ma un accordo su cinque viene raggiunto mettendo sul tavolo i benefit più insoliti: benzina, buoni pasti, pagamento di escort, pernottamenti, ristrutturazioni edilizie, persino traslochi, riparazioni e servizi di pulizia. I settori più a rischio sono quelli dei lavori pubblici, dei rifiuti e della sanità: sono stati 207 i pubblici ufficiali indagati per corruzione, di cui 43 i politici arrestati. I Comuni rappresentano gli enti maggiormente a rischio: quasi la metà dei casi hanno avuto luogo proprio nei municipi, poi nelle società partecipate (16 per cento) e nelle aziende sanitarie (11 per cento).
Addio annunciato
«È giusto dare un segnale, il tema della corruzione è scomparso dai riflettori», ha dichiarato l’ormai ex presidente di Anac. «Sono oggettivamente preoccupato, l’ho già fatto presente nelle sedi delle apposite commissioni. Va bene inasprire le pene, ma non è con le manette che si vince l’evasione, così come per la corruzione». Nessun ripensamento quindi rispetto a quanto già annunciato dallo steso Cantone, in anticipo sulla scadenza del suo mandato prevista per il marzo 2020: «Dalla prossima settimana rientro in magistratura», confermando il suo ritorno nell’Ufficio del massimario della Cassazione. La delusione si legge nel volto del ex capo di un’authority nata con forti aspettative, andate poi scemando col passare del tempo. Il mondo politico che nel 2014 l’aveva celebrata con grande enfasi sembra essere finito per metterla in un angolo, e con lei anche Cantone. Rischiando però di dimenticare che la scalata al podio della corruzione va combattuta supportando con decisione ogni mezzo che la contrasti.
Sono preoccupato, l’ho già fatto presente nelle sedi delle apposite commissioni. Va bene inasprire le pene, ma non è con le manette che si vince l’evasione
Il futuro
«Nessun ripensamento dalla prossima settimana torno in magistratura»